La guerra non solo ha dato nuova vita ai vecchi rifugi, ma ha fatto crescere la richiesta di costruirne di nuovi... ricchi di ogni comodità
Spirano venti di guerra e le persone hanno paura. I conflitti sanguinosi e cruenti che vengono combattuti in Paesi non lontani dal nostro, o la crisi ambientale in corso, riportano a galla delle paure sopite da tempo, e che ora si riaffacciano con prepotenza nei pensieri della maggior parte delle persone. Dopo la fine della Guerra Fredda, nei Paesi occidentali è iniziato un lungo periodo di pace che si è creduto, erroneamente, senza fine. Questo bene prezioso, però, non è stato custodito e ora, anche in Europa si parla di corsa agli armamenti, kit di sopravvivenza e bunker privati nei quali rifugiarsi in caso di pericolo imminente per la propria incolumità.
Come riportato dalla Bbc, in Norvegia, dove si stima ci siano circa tremila strutture sotterranee risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, si è deciso di riattivare due dei bunker più grandi del Paese: quelli della stazione aerea di Bardufoss e della base navale di Olasvern, utilizzati per dare riparo a uomini e mezzi e poi dismessi diversi anni fa. Anche la marina svedese è tornata alla sua base navale sottomarina a Muskö, a circa quaranta chilometri da Stoccolma, mentre la Svizzera e la Finlandia possono vantare anch'esse una vasta rete di rifugi sotterranei idonei a ospitare decine di migliaia di persone.
Non solo bunker militari
Se il ripristino dell'operatività di bunker militari non sorprende più di tanto, vista la vicinanza di alcuni di questi Paesi con la Russia, appare invece più interessante l'aumento delle richieste di costruire un proprio bunker da parte di privati cittadini. Secondo il New York Post, il mercato relativo ai rifugi antiatomici, in genere delle strutture in acciaio dotate di sistemi di filtraggio dell'aria, si stima, sulla base di un rapporto della società di consulenze Blue Weave, possa passare dai 137 milioni di dollari del 2023 ai 175 milioni di dollari nel 2030.
Secondo Ron Hubbard, Ceo di Atlas Survival Shelters, una società texana leader nel settore della costruzione di bunker privati, «c'è stato un picco di clienti. Dopo l'invasione dell'Ucraina, il mio telefono ha squillato ogni trenta secondi (...) i miei clienti sono preoccupati per la guerra nucleare, gli attacchi biologici o qualsiasi tipo di attacco chimico». Anche lo scoppio della pandemia da Covid-19 e la guerra a Gaza ha contribuito a questo incremento di tale domanda. Questi bunker privati hanno un costo base di 20.000 dollari ma possono arrivare a cifre milionarie per coloro che, anche in tempo di guerra, non vogliono rinunciare a una vita agiata e a tutti i comfort.
Cinema, spa, piscina... i bunker di lusso
I bunker di fascia più alta, sono concepiti come delle vere e proprie case nelle quali le persone possono vivere comodamente anche per diversi anni, e possono essere dotati di piscina, centro benessere e cinema, oltre che a una enorme riserva d'acqua e una produzione di piante fuori suolo. Che anche i ricchi della Terra si siano rivolti al mercato dei rifugi sotterranei non è certo un mistero dato che, di recente, lo stesso Reid Hoffman, fondatore di Linkedin, ha confessato al New Yorker che «almeno il 50% delle persone più ricche della Silicon Valley ha una 'assicurazione apocalisse'», ossia un bunker sotterraneo o un piano di emergenza in caso di disastro. Nel dicembre del 2023, Wired aveva dato la notizia che Mark Zuckerberg, Ceo di Meta, aveva acquistato una tenuta di oltre 5'500 metri quadrati sull'isola hawaiana di Kauai, per costruirvi un enorme complesso di edifici del valore di oltre 400 milioni di dollari, oltre a un «massiccio bunker sotterraneo».
Anni prima anche il cofondatore di PayPal Peter Thiel aveva acquistato una proprietà di 477 acri a South Island in Nuova Zelanda, con l'intenzione di costruirvi il proprio bunker privato. Il progetto, che prevedeva la costruzione di una lussuosa tenuta con vista sul lago Wānaka che comprendeva anche un rifugio parzialmente nascosto sul fianco della collina, venne poi interrotto anni dopo per mancanza dei permessi necessari per potervi dar corso. Esiste invece l'Oppidum, a pochi chilometri da Praga, nella Repubblica Ceca, considerato il più grande rifugio sotterraneo per una singola unità familiare.
Costruito negli anni Ottanta, a seguito di un progetto top-secret tra Urss e Cecoslovacchia, è stato completato nel 1995 e restaurato di recente. Comprende diversi edifici in superficie, e una parte interrata, di oltre settemila metri quadrati, facilmente raggiungibile in caso di bisogno attraverso dei corridoi segreti che collegano i diversi edifici con il bunker sottostante. Tale complesso comprende anche un eliporto privato, una sala cinema, una spa e una palestra all'avanguardia, una sala giochi e una vasca idromassaggio oltre che un giardino sotterraneo e un enorme caveau «per i tuoi beni più preziosi». Come riferito dal Daily Mail la sua rete di sicurezza sembra degna di un film di spionaggio, con tecnologia per il riconoscimento delle impronte digitali, dell'iride e un sistema di videosorveglianza di ultima generazione.
E chi li costruisce?
L'azienda statunitense Vivos è specializzata nella costruzione di rifugi sotterranei di lusso, e da anni cura diversi progetti «dalla Germania all'Asia, con spazio disponibile per oltre diecimila persone», come si trova scritto sul sito. Tra i suoi progetti più importanti vi è Vivos xPoint, che mira a convertire in bunker la base militare di Black Hills, nel South Dakota, di cui ha acquisito la proprietà dalla città di Edgemont. Il moderno rifugio, che conta 575 bunker militari in cemento armato, ha una grandezza pari a tre quarti dell'isola di Manhattan ed è definito «la più grande comunità di rifugi di sopravvivenza sulla Terra, con bunker per più di cinquemila sopravvissuti». Ogni rifugio può ospitare dalle dieci alle ventiquattro persone, per un periodo di tempo prolungato, in maniera totalmente autonoma e senza alcun contatto con l'esterno. I bunker sono personalizzabili a seconda delle richieste del cliente con palestra, lavanderia, una master suite, oltre che a un generatore di corrente e un sistema per il filtraggio dell'aria.
In Europa, l'azienda americana sta lavorando a Vivos Europa One, restaurando una vecchia struttura di stoccaggio di munizioni all'epoca della Guerra Fredda che si trova ai piedi di una non meglio precisata montagna tedesca. Tale complesso sotterraneo vanta 23'000 metri quadrati di superficie, suddivisi in diverse aree abitative protette e a prova di esplosione nucleare. Oltre 4'000 metri quadrati sono riservati a uffici, appartamenti e magazzini in superficie, collegati da più di 5 chilometri di tunnel. Ogni famiglia avrà a disposizione più di 232 metri quadrati di superficie privata, al costo di due milioni di euro, personalizzabili, anche in questo caso, a seconda delle possibilità economiche del cliente con la costruzione di piscine, teatri, camere da letto e bagni di lusso.
Vi sono anche delle piccole suite semi-private di 9 metri quadrati di superficie al costo di 35.000 euro a persona, per un massimo di quattro persone. Per chi, invece, non vuole rifugiarsi sottoterra in caso di disastro nucleare o ambientale, c'è la Safe House, fuori Varsavia, in Polonia, una sorta di fortezza a due piani, senza porte e finestre progettata più di dieci anni fa dall'architetto Robert Konieczny. Tale costruzione si chiude intorno a un nucleo centrale sicuro con un ponte levatoio, una persiana che scende a coprire l'intera facciata ed enormi pannelli a muro che chiudono tutte le finestre. Il ponte levatoio, inoltre, conduce sul tetto di una costruzione adiacente che ospita una piscina.
Soluzione o placebo?
Un bunker di lusso sembra la risposta ideale alla paura di una guerra nucleare o a una devastante emergenza sanitaria, ma non tutti gli esperti si dicono concordi su questo punto. Molto spesso, infatti, ci si focalizza sul tema della mera sopravvivenza all'evento catastrofico senza considerare, poi, se sia effettivamente possibile vivere in condizioni tante estreme per un periodo molto prolungato di tempo. Come detto dall'immobiliarista californiano James Tyler Drew «in tempi di stress estremo, come quelli dopo una esplosione nucleare, le persone diventano disperate e cibo e acqua diventano impossibili da trovare per la maggior parte delle persone impreparate a tale tipo di eventi».
Il bunker, secondo questo modo di affrontare il problema, darebbe alle persone solo un falso senso di sicurezza, distraendole dall'attivarsi per risolvere quei problemi che potrebbero innescare eventi del genere, come la cura per l'ambiente o la lotta per il disarmo nucleare. L'attivista Alicia Sander.Zakre ha infatti sottolineato, durante una intervista ad Associated Press, che «i bunker non sono uno strumento per sopravvivere a una guerra nucleare, ma uno strumento per consentire alla popolazione di sopportare psicologicamente la possibilità di dover affrontare una guerra nucleare». Una sorta di effetto placebo per pochi eletti che, nei bunker di lusso, vedono la soluzione ai tempi di crisi odierni.