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Chiedono l'elemosina sui social: l'oscuro lato di TikTok

Passa dai social l'ultima frontiera dello sfruttamento dei più deboli e dei più piccoli. E spesso le piattaforme non fanno nulla.
Passa dai social l'ultima frontiera dello sfruttamento dei più deboli e dei più piccoli. E spesso le piattaforme non fanno nulla.

Il contesto è di estrema povertà, e i bambini che allungano verso la telecamera le mani giunte supplicano per avere un aiuto. Nei video si vedono spoglie capanne di fango, o persone sdraiate per terra che sembrano dormire per poi animarsi e mettersi a ballare al ricevimento di una donazione.

Sono moltissimi i video su TikTok Live in cui le persone richiedono un aiuto economico da coloro che li seguono online. Spesso, oltre agli adulti, le richieste vengono avanzate anche da bambini molto piccoli. Si tratta di regali virtuali che poi possono essere convertiti in denaro, anche se per cifre molto modeste. Che lo stato di bisogno di persone in estrema difficoltà economica possa diventare oggetto di video social sembra quasi impossibile da pensare, eppure è realtà.

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Se l'algoritmo premia l’accattonaggio - Questa situazione è emersa a seguito di un’indagine di The Observer, che ha fatto luce sul triste fenomeno delle richieste di elemosina online. Secondo il periodico britannico, “i flussi live di accattonaggio sono attivamente promossi dall'algoritmo e TikTok trae profitto dai contenuti, percependo tariffe e commissioni fino al 70%”. La piattaforma social sostiene di vietare tale tipo di attività e di avere delle politiche molto rigorose sulle dirette, ma l’inchiesta ha svelato un’altra realtà. L'analisi, condotta da gennaio ad aprile, ha documentato attività di accattonaggio in Paesi come Pakistan, Afghanistan, Siria, Egitto e Kenya. A puntare il dito è anche Oliver de Schutter, relatore ONU per la povertà estrema, che ha definito il fenomeno “uno sviluppo scioccante”.

Il richiamo delle ONG e il silenzio della piattaforma - De Schutter ha parlato apertamente di “predazione digitale”, accusando TikTok di arricchirsi sfruttando la miseria. Ha chiesto l’applicazione immediata delle regole contro lo sfruttamento e una revisione del sistema di commissioni. Anche Save The Children, per voce del suo esperto Jeffrey DeMarco, ha chiesto azioni urgenti per impedire alle piattaforme di trarre profitto diretto o indiretto da simili contenuti. Se è vero che in alcuni casi le donazioni online hanno aiutato concretamente persone in difficoltà, la maggior parte dei video mostra scenari ben più preoccupanti. Quello che emerge è spesso una forma organizzata di accattonaggio, mascherata da solidarietà.

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Tra beneficenza e sfruttamento - L’Observer ha riportato casi positivi, come quello del contadino indonesiano che ha ricevuto una scorta di cibo o dei gemelli siamesi filippini operati grazie alle donazioni. Tuttavia, nella maggioranza dei casi si parla di coercizione fisica e psicologica, con bambini costretti a umiliarsi o a compiere azioni degradanti per ricevere regali digitali. Alcuni account mostrano situazioni inquietanti: bambine e ragazze che dormono su pavimenti freddi, profili con anziani sconosciuti etichettati solo con “gente povera” e emoji tristi. In molti casi i protagonisti dei video cambiano continuamente, alimentando il sospetto di un sistema organizzato. TikTok ha dichiarato di aver preso provvedimenti, ma i numeri raccontano una storia diversa.

Ma TikTok quanto ci guadagna? - Il nodo centrale resta il meccanismo dei regali digitali. TikTok offre oltre cento tipi di doni, da semplici rose a “galassie” virtuali, che gli utenti inviano durante le dirette. I live streamer non ricevono però il valore pieno di questi regali: tra commissioni, spese e trattenute, spesso incassano solo il 30%. TikTok non ha smentito queste cifre, affermando che le percentuali coprono i costi dell’app store e dei fornitori di pagamento. Secondo Marwa Fatafta dell’organizzazione Access Now, la piattaforma è progettata per incentivare proprio questi comportamenti a rischio. Più tempo si resta in diretta, più guadagni genera l’azienda.

Screenshot TikTok

I precedenti, e il sistema degli intermediari - Già nel 2022 la BBC aveva documentato situazioni simili nei campi profughi siriani. In quei casi, famiglie povere venivano dotate di telefoni e connessioni da “intermediari di TikTok” per avviare le dirette. Alcuni di questi soggetti lavoravano per agenzie affiliate all’azienda in Cina e Medio Oriente, inserite nella strategia di crescita del social. In cinque mesi la BBC ha seguito oltre trenta account attivi dai campi profughi, scoprendo che donazioni anche di mille dollari all’ora si traducevano in pochissimi guadagni per i diretti interessati. Un’inchiesta interna ha mostrato come, da una donazione di 106 dollari, ne rimanessero solo 19 dopo tutte le trattenute. Il resto finiva nelle tasche della piattaforma e dei mediatori.

Lo sfruttamento della disperazione - Dietro questi contenuti si nasconde la disperazione di chi ha perso tutto. Le dirette vanno avanti per ore e i bambini passano gran parte del loro tempo davanti alla fotocamera per chiedere regali digitali. È una forma crudele di sfruttamento: anche se condividere storie online può sembrare un modo per cercare aiuto, il guadagno va altrove. TikTok, secondo gli stessi intermediari, spinge gli streamer a restare connessi il più a lungo possibile, perché la visibilità genera entrate.


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