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Noi poveri, ma felici

Hanno deciso di vivere senza soldi, aderendo alla filosofia "moneyless". Vivono una vita frugale, mettendosi al servizio degli altri.
Hanno deciso di vivere senza soldi, aderendo alla filosofia "moneyless". Vivono una vita frugale, mettendosi al servizio degli altri.

Nel 2015 Jo Nemeth decise di licenziarsi, chiudere il proprio conto in banca, donare gli ultimi risparmi alla figlia diciottenne e vivere senza soldi. Una scelta radicale, inusuale, di rottura verso una società considerata troppo consumistica e governata dalla spreco. La sua storia viene raccontata dal Guardian in un suo recente articolo, nel quale si cerca di spiegare cosa ci sia alla base di una decisione simile. “Avevo quarantasei anni, e un compagno che amavo ma ero profondamente infelice - racconta Nemeth - ho provato una crescente disperazione per il sistema economico in cui viviamo e per il danno che stiamo facendo agli altri e al pianeta”. La sua epifania è avvenuta quando i suoi anziani genitori le hanno regalato il libro di Mark Boyle 'Moneyless Man', nel quale viene raccontata l'esperienza di vita dello scrittore ed ideatore della filosofia di vita 'moneyless', rimanendo colpita dalla possibilità di poter vivere nella nostra società senza aderire al suo imperativo consumistico. Da allora Nemeth, che vive a Lismore, nel Nuovo Galles del Sud in Australia, ha bandito l'uso dei soldi e, come dalla stessa raccontato al quotidiano britannico, vive una vita frugale ed essenziale mettendosi al servizio gratuito degli altri e ricevendone in cambio generi alimentari o ospitalità domestica.

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Dare senza aspettarsi nulla - L'idea è quella di applicare quello che la donna chiama 'l'economia del dono', ossia dare agli altri senza aspettarsi niente in cambio: un sistema di scambio “molto diverso dal baratto o dalla compravendita, che implicano un approccio monetario e transazionale, 'io ti do' questo se tu mi dai quello'”. Nemeth, invece, si mette a disposizione degli altri, conoscenti ed amici, coltivando l'orto o svolgendo lavori di assistenza domestica senza chiedere niente in cambio, ma ottenendo, comunque, il necessario per vivere. Alcuni conoscenti le hanno concesso l'uso del proprio giardino per costruirsi un rifugio oppure l'hanno ospitata a casa a fronte della sua offerta di collaborazione nei lavori domestici e di giardinaggio. “Mi sento più sicura di quando guadagnavo - ha affermato Nemeth - perchè nella storia dell'umanità la vera sicurezza è sempre derivata dal vivere in comunità, e ora ho il tempo di costruire questa 'moneta sociale'. Per aiutare le persone, curare gli amici malati o i loro figli, aiutare a curare i giardini. Questo è uno dei gradi vantaggi del vivere senza soldi”.

Il primo è stato Mark Boyle - Il superamento del mondo terreno e la guerra dichiarata alla corruzione dello spirito per colpa dei beni materiali è sempre stata alla base di molte pratiche religiose che nell'ascetismo vedevano la possibilità di distaccarsi dalla realtà per elevare la propria anima. In questo caso, però, a praticare il rifiuto del denaro sono uomini e donne calati nella società moderna che non rifuggono il vivere in comunità, ma vogliono coltivare la propria socialità applicando modi di vivere alternativi al mero consumismo. Colui che, ai giorni nostri, viene indicato come il maggiore ispiratore di questa corrente di pensiero 'moneyless' è il già citato Mark Boyle, uno scrittore irlandese che con il suo libro 'The Moneyless Man, a year of freeeconomic living' ha fatto da apripista a coloro che, come lui, cercavano una via alternativa al vivere consumistico.

GettyMark Boyle

La comunità Freeeconomy - Ispirato dal film Gandhi, nel 2008 Boyle ha dato vita alla comunità Freeeconomy, essendosi reso conto che “il denaro crea una sorta di disconnessione tra noi e le nostre azioni”. Dopo aver tentato di viaggiare in India senza soldi, se non una piccola scorta per le emergenza, Boyle ha infine deciso di tornare in Inghilterra e dar vita al proprio progetto 'money free' per almeno un anno interno, che di fatto sono diventati tre, condividendo tale esperienza sul proprio blog e sui media nazionali ed internazionali, e mostrando la propria routine quotidiana fatta di ricerca di cibo e di modi alternativi per provvedere alla cura della propria persona. Nel 2019, lo scrittore, che collabora con frequenza con il Guardian e continua a vivere in modo frugale, ha raccontato della sua definitiva rinuncia a servirsi degli strumenti tecnologici moderni, dal televisore allo smartphone ed internet, e di essersi reso conto che per tutto ci sono delle “soluzioni vecchie e dimenticate. Ora scrivo lettere a coloro che amo. Invece che ricevere infinite e-mail, messaggi e chiamate, ricevo una o due lettere al giorno e queste per me contano. Ho costruito una vasca idromassaggio e immergermi sotto le stelle con un bicchiere di vino di mora fatto in casa è tanto romantico come sembra”.

Frugano nei cassonetti - Secondo l'attivista, aver rinunciato ai ritmi e alle oppressioni della società moderna, lo ha reso più ricco di tempo e di opportunità, e ha affermato che “la consapevolezza non è più un lusso spirituale, ma una necessità economica. Anche se questo modo di vivere non è il percorso di carriera più redditizio, è un bene per i miei profitti personali: la felicità”. Ispirati dai libri di Boyle, The Moneyless Man e Moneyless Manifesto, hanno preso vita numerose organizzazioni e comunità online nelle quali le persone condividono le proprie esperienze di vita e i preziosi consigli per far fronte ad una esistenza senza soldi. Tra i principali vi sono quelli di rivolgersi alla associazioni di beneficenza per poter reperire gratuitamente capi di abbigliamento e stoviglie, o di iscriversi ai siti online nei quali le persone offrono in maniera disinteressata le proprie vecchie cose. Per procurarsi il cibo, alcune persone non si vergognano a dire che frugano nei cassonetti dove è possibile reperire, complice il dramma dello spreco alimentare, confezioni di cibo integre, ma la maggior parte di loro raccontano di riceverne dai vicini o amici che abbracciano una vita di condivisione. Esistono poi molte comunità locali, sconosciute ai più ma molto attive, che favoriscono lo scambio di beni e servizi da parte delle persone che ne fanno parte, consentendo agli stessi di vivere secondo la filosofia 'moneyless'.

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Rinunciare al denaro per ritrovare se stessi: la storia di Daniel Suelo - Daniel Suelo è una personalità di spicco tra coloro che aderiscono ad una vita senza soldi. D'altra parte, una della sue frasi più citate è quella che recita che “i soldi esistono solo se due o più persone credono che esistano”. Nel 2000, l'uomo ha abbandonato tutti i suoi risparmi in una cabina telefonica, decidendo di vivere una vita non solo senza soldi ma anche senza una dimora fissa, e rifugiandosi nelle grotte dello stato dello Utah, cacciando la selvaggina e cercando del cibo nei cassonetti dell'immondizia, senza ricevere alcun aiuto privato o sussidi governativi. L'uomo ha raccontato nel suo blog di essere stato ispirato, fin da bambino, dal pensiero di Gesù che invitava le persone a rinunciare ai propri beni materiali e a rifiutare il denaro e gli scambi in baratto, e di donare e ricevere liberamente e con amore. In diverse interviste, Suelo ha dichiarato che la filosofia moneyless lo ha aiutato a “ritrovare la propria autenticità” perché “fare qualcosa per qualcuno gratuitamente significa essere reali, mentre se ci si aspetta qualcosa in cambio è come prostituirsi”. Nonostante l'uomo abbia vissuto quasi quindici anni seguendo i principi di Boyle, con il passare del tempo è dovuto scendere a patti con la propria coscienza e, spinto dalla necessità di provvedere ai genitori anziani, è tornato a vivere in una casa, a possedere un documento di identità e a gestire del denaro, anche se in maniera limitata. La volontà di queste persone di vivere senza contare sul denaro è di sicuro una scelta di rottura, in forte controtendenza con la realtà che viviamo ogni giorno. Tuttavia, senza volerne adottare i principi in maniera ortodossa, noi tutti dovremmo rivedere lo stile di vita che ci viene imposto dalla nostra società, governata da una tendenza al consumismo sempre più sfrenato. Il possedere delle cose è divenuto il fine, e non più il mezzo, della maggior parte delle nostre esistenze, e ciò porterà, inevitabilmente, ad una controtendenza, imposta dalle tante crisi, climatiche ed economiche che ci si trova attualmente ad affrontare.


Appendice 1

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