Nuovi sviluppi potrebbero portare a una svolta nell'unico caso insoluto di dirottamento dell'aviazione statunitense
Dan Cooper, meglio noto come D.B. Cooper per un mero errore di un giornalista locale (nome ispirato peraltro da un aviatore, protagonista di un fumetto belga degli anni '50), ci appare ritratto con gli occhiali da sole e una distinta aria da uomo d'affari. Di Cooper, in effetti, si hanno solo alcuni identikit in bianco e nero che mostrano il presunto aspetto di colui che, dopo aver dirottato un Boing 727 nel novembre del 1971, e aver ottenuto 200mila dollari a titolo di riscatto, fece perdere le sue tracce lanciandosi dall'aereo con un paracadute.
Una storia che ha dell'incredibile e che merita di essere raccontata. Una storia, però, che non ha mai avuto una conclusione certa, essendosi arenata, fino ad ora, in un mare di ipotesi senza alcun riscontro concreto. È di pochi giorni fa, invece, la notizia che l'Fbi avrebbe riaperto le indagini sul caso dopo il rinvenimento di un paracadute, in un capanno nella Carolina del Nord di proprietà di Chantè e Rick McCoy III, da sempre convinti che il proprio padre, Richard McCoy Junior, fosse proprio il famoso dirottatore.
Dan Gryder, un ex pilota in pensione e youtuber per passione, da vent'anni indaga su questa singolare vicenda ed è stato proprio lui a riferire al Cowboy State Daily del ritrovamento del paracadute nel capanno dei McCoy, e del riavvio delle indagini da parte dell'agenzia federale. L'aspetto interessante della vicenda è che Richard McCoy finì, fin da subito, nella lista dei sospettati per il dirottamento del Boing 727 e il suo nome venne immediatamente sovrapposto a quello di D.B.Cooper. Tra i motivi fondanti di tale sospetto vi era il fatto che McCoy fosse stato un pilota di elicotteri militari, operativo in Vietnam, e quindi in possesso di competenze adeguate per azzardare un simile colpo, ma soprattutto il fatto che l'uomo non fosse nuovo a questo genere di azioni criminose.
Il 7 aprile del 1972, infatti, McCoy, all'epoca trentenne, si imbarcò sul Volo United 855 diretto a Denver, in Colorado, adottando il falso nome di James Johnson. Una volta in volo, dopo aver minacciato il personale in servizio con una bomba a mano e una pistola (risultata scarica) riuscì a ottenere un riscatto di 500mila dollari, per poi sparire nel nulla lanciandosi dalla scaletta posteriore dell'aereo all'altezza di Provo, nello Utah. Le indagini a carico del criminale scattarono immediatamente dopo il compimento del fatto, grazie anche alla testimonianza di un motociclista che disse di aver dato un passaggio a un uomo che indossava la divisa da paracadutista proprio nella zona in cui era avvenuto il lancio. McCoy venne tratto in arresto, anche grazie al confronto delle sue impronte digitali con quelle rinvenute sul velivolo, e condannato a quarantacinque anni di reclusione per il reato di pirateria aerea. Incarcerato presso il Penitenziario Federale di Lewisburg, in Pennsylvania, l'uomo riuscì a evadere il 10 agosto del 1974, grazie alla complicità di altri due detenuti, sfondando il cancello principale del carcere alla guida di un furgone per i rifiuti. Dopo tre mesi di latitanza, McCoy venne ritrovato dagli agenti federali in una abitazione di Virginia Beach e ne scaturì una sparatoria, nella quale il malvivente rimase ucciso.
Nonostante, già all'epoca, si fosse ipotizzato che McCoy fosse l'autore di entrambi i dirottamenti, tale tesi venne scartata (come ricordato sul Post) sia per una mancata coincidenza con l'età anagrafica dimostrata da D.B.Cooper, sia perché molti testimoni collocarono McCoy lontano dal luogo del dirottamento. Venne infatti affermato che si trovava a Las Vegas o nella propria abitazione nello Utah, intento a festeggiare con la famiglia il giorno del Ringraziamento.
Nonostante ciò, a confrontare il modus operandi di McCoy con quello di D.B.Cooper non si può non rimanere colpiti dalle somiglianze tra i due casi. Come detto, analogamente a quanto fatto da McCoy, anche D.B. Cooper si servì di un ordigno esplosivo per farsi consegnare i 200mila dollari di riscatto e, cosa ancora più importante, entrambi i criminali furono in grado di lanciarsi nel vuoto con il paracadute servendosi della scaletta posta nella parte posteriore dell'aereo. Una competenza, questa, per niente scontata, e che costituisce un tratto distintivo unico di entrambe le vicende criminose. Cooper, infatti, nonostante l'aereo dirottato avesse fatto scalo a Seattle per permettere la consegna della somma di denaro richiesta, chiese di decollare nuovamente in direzione di Città del Messico e si lanciò con il paracadute nei dintorni di Portland, in Oregon, dopo appena trenta minuti di volo.
Come detto, a oggi non è mai stata scoperta la vera identità di D.B.Cooper, nonostante le diverse indagini succedutesi nel tempo e il rinnovato interesse per il caso dopo la trasmissione di un documentario su Netflix nel 2022. Nel 1980, un ragazzo che perlustrava le rive del fiume Columbia, presso Tena Bar vicino Portland, riportò alla luce oltre 5000 dollari in banconote da venti dollari che erano state sepolte nella terra. I numeri di serie corrispondevano con quelli in possesso di Cooper come riscatto, ma tale indizio non fu sufficiente per far andare avanti le indagini. Nel 1991, gli agenti federali Bernie Rhodes e Russel. P. Calame pubblicarono un libro intitolato "The Real McCoy" nel quale, dopo anni di indagini, mettevano in evidenza le analogie tra i due casi, tra le quali l'aver ritrovato sull'aereo dirottato da Cooper una spilla della Brigham Young University a Provo nello Utah, (dove McCoy aveva studiato Giurisprudenza) con le sue iniziali incise sul retro.
Un nuovo impulso è stato dato da Gryder che, secondo il Mirror Us, ha avuto modo di conoscere i fratelli McCoy e, dopo aver esaminato da vicino il paracadute ritrovato nel capanno di proprietà della madre, si è detto sicuro della sua autenticità «essendocene uno su un miliardo». L'uomo ha infatti affermato di aver trovato una modifica operata sul paracadute corrispondente a quella presente in quello utilizzato da Cooper nel dirottamento del 1971. Era cosa nota che a D.B. Cooper fossero stati forniti quattro paracaduti, uno dei quali, come scritto dal Sun, «era fittizio e adatto solo per l'addestramento». Erano stati reperiti frettolosamente in un centro di addestramento di paracadutismo locale che li aveva acquistati da un certo Earl Cossey, un esperto del settore. Quello utilizzato da Cooper era, con alta probabilità, un NB6 di nylon di tipo militare. Earl Cossey, negli anni, divenne un consulente dell'Fbi proprio per la vicenda di D.B. Cooper e contribuì alla formulazione dell'ipotesi che l'uomo, al contrario di quanto fino ad allora sostenuto, avendo sbagliato la tipologia di paracadute per «un salto così audace», doveva essere deceduto.
I fratelli McCoy, invece, hanno detto a Gryder di essere a conoscenza della reale identità del padre da sempre, ma di non averne mai parlato perché ciò costituiva un vero e proprio tabù nella propria famiglia. Hanno quindi deciso di rispettare questo silenzio fino alla morte della madre Karen, avvenuta nel 2020. Anche Gryder, dal canto suo, si è sempre detto convinto che il misterioso D.B. Cooper altro non fosse che Richard McCoy e che l'imputazione per il dirottamento del 1971 non sia stata formulata unicamente perché gli agenti del Bureau avevano perquisito la sua abitazione nel 1972 senza un regolare mandato, cosa che avrebbe invalidato le indagini. L'Fbi non si è ancora espressa in merito a quest'ultimo ritrovamento ma secondo Gryder, che ha consegnato personalmente il paracadute ritrovato dai McCoy, si può seriamente ipotizzare che il prossimo passo «sia un confronto tra il Dna di Cooper con quello di McCoy Junior». E chissà che, dopo oltre cinquant'anni, possa essere svelato il mistero che avvolge l'identità dell'autore dell'unico caso di dirottamento irrisolto dell'aviazione statunitense.