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Vite spezzate da madri assassine

Perchè una mamma uccide il proprio figlio? È la domanda più diffusa dopo il delitto di Voghera, dove Elisa ha ucciso il figlio di un anno
Perchè una mamma uccide il proprio figlio? È la domanda più diffusa dopo il delitto di Voghera, dove Elisa ha ucciso il figlio di un anno

“Ho ucciso mio figlio” ha detto Elisa, quarantaquattrenne di Voghera, in Italia, ai Carabinieri entrati nel suo appartamento per constatare la morte del figlio di appena un anno. Non è la prima e non sarà l'ultima madre, Elisa, a commettere un figlicidio. Uccidere il proprio figlio è quanto migliaia di madri fanno, spinte dalla disperazione, dalla rabbia, dalla voglia di scappare dai propri problemi, anche se si preferisce non parlarne. Ci si chiede come sia possibile che una madre possa essere, allo stesso tempo, dispensatrice di vita e morte insieme, genitrice ed assassina al contempo.  Spesso, nella ricostruzione di queste tragiche vicende fatte dai mezzi di comunicazione si scomoda la parola depressione, senza però avere le competenze mediche necessarie per approfondire tali profondi risvolti psicologici. Se è vero che, nella maggior parte dei casi, sia proprio il disagio psicologico, conseguente alla messa al mondo di un figlio, a spingere queste madri all'omicidio, in alcuni casi subentrano altre componenti quali il desiderio di riappropriarsi della propria libertà, eliminando ciò che si ritiene essere l'ostacolo alla realizzazione di questo desiderio, o la sete di vendetta nei confronti del proprio partner. Allora, similmente a Medea che, nella tragedia scritta da Euripide, uccise i propri figli davanti al marito Giasone, reo di voler prendere una nuova moglie, si uccidono i propri figli per vedere soffrire colui che ci infligge un grande dolore. 

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Cinque tipi di figlicidi - Secondo lo psichiatra Philip Resnick, uno dei più importanti studiosi della materia, ci sono cinque tipi di figlicidi che variano a seconda delle motivazioni che spingono il genitore a commettere il delitto. Si può decidere di uccidere il proprio figlio perché ammalato, o lo si presume tale, e lo si vuole salvare da future sofferenze, oppure perché il bambino non è mai stato desiderato. In questi casi, solitamente, si tratta di bambini appena nati che vengono materialmente uccisi e gettati via, magari nella spazzatura o occultati da qualche parte magari, come è capitato, sotto il divano letto della propria abitazione. Nel caso della 'sindrome di Medea', il figlio viene ucciso come ripicca per il partner che si è allontanato dalla madre o si è rifatto una nuova famiglia. Infine, per Resnick, vi è il figlicidio che dipende da una componente psicotica, che avviene quando la madre è in preda ad un raptus, oppure per morte accidentale. Come spiegato dalla psicologa forense Francesca De Rinaldis al quotidiano italiano Il Giornale, vi sono donne che a causa di un disagio psico-patologico commettono un figlicidio «per inviare un messaggio forte all'esterno o perché considerano la presenza del bimbo come un impedimento alla realizzazione di sé(...)ma ci sono donne che agiscono con lucidità. Premeditano e organizzano l'atto e sono completamente coscienti di quello che fanno quando lo fanno».

La sconvolgente pazzia di Danielle - Nei diversi casi di cronaca che riguardano madri che uccidono i figli, si ritrova un mondo variegato di disperazione e malvagità che lascia basiti. Nell'ottobre del 2021, una donna di trentacinque anni, Danielle Dauphinais è stata arrestata con l'accusa di aver ucciso il figlio di cinque anni Elijah Lewis di cui ha anche occultato il cadavere. La donna viveva, con il compagno Joseph Stapf ed altri cinque figli, a Merrimarck, nel New Hampshire, negli Stati Uniti. Il corpo del bambino venne rinvenuto nei boschi di Abington, nel Massachusetts, a soli settanta miglia da Merrimarck, e riportava diverse lesioni sul cuoio capelluto ed al viso, una forte intossicazione da fentanyl, oltre a malnutrizione ed ulcere. La cosa più agghiacciante di tutta la vicenda è che, pochi mesi prima dell'omicidio, la donna, parlando con un'amica, aveva paragonato il figlio a Ted Bundy, un famoso serial killer statunitense, augurandosi che se ne andasse per sempre. Secondo quanto riportato dai giornali locali, la donna avrebbe scritto all'amica di “sentire dentro di lei di non potersi fidare di suo figli Elijah perchè urinava sulla sua biancheria e giocava con le proprie feci” aggiungendo “voglio che se ne vada. Non ce la faccio più”. Secondo l'assistente procuratore generale Bethany Durand, Elijah aveva subito per diverso tempo vari tipi di torture e percosse prima di morire per mano di sua madre Danielle e del suo compagno, considerato colpevole di non aver messo in salvo il bambino lasciando che la madre lo torturasse ed uccidesse. Il Dipartimento per l'infanzia di Merrimarck aveva già allertato le autorità locali, denunciando il fatto che il bambino apparisse denutrito ed abbandonato a sé stesso, ma è probabile che le autorità di polizia non abbiano dato la sufficiente importanza a tali richieste di aiuto.

 

New Hampshire Dept. of Justice

I fratellini uccisi nella vasca del bagno - Il 12 Luglio scorso, a Wargnies-le-Grand, nel nord della Francia, una donna di trentacinque anni ha confessato alla polizia di aver ucciso i propri figli Ocèane e Gabriel, di 5 e 10 anni annegandoli nella vasca da bagno, dopo averli storditi con dei farmaci. L'omicidio è stato giustificato con il fatto che la donna non voleva condividere con l'ex coniuge l'affidamento della figlia più piccola.

La mamma che uccise otto suoi neonati - Nel luglio del 2018, Dominique Cottrez, una donna francese di cinquantacinque anni, ottenne la libertà anticipata dopo aver subito una condanna a nove anni per l'omicidio di otto dei suoi neonati. La storia della Cottrez è stata definita da Le Parisien come il più grave infanticidio della storia della Francia. Nel 2010, a Villers-au-Tetre, una cittadina dell'Alta Francia, durante alcuni lavori di scavo in un giardino erano stati ritrovati i corpi di due neonati: interrogata su quanto accaduto, Dominique Cottrez, aveva immediatamente confessato di essere lei la madre dei bambini morti, sepolti proprio nel giardino della casa dove abitava il padre. Poco dopo la donna confessò di aver ucciso altri sei bambini in fasce, tra il 1999 ed il 2007, e di averli nascosti nel garage di casa sua. Gli omicidi sarebbero stati perpetrati perché la donna temeva fossero frutto della relazione incestuosa intrecciata con il proprio padre. La Cottrez era stata abusata dal genitore fin dalla più tenera età, ma aveva continuato la relazione anche dopo il proprio matrimonio e la nascita di due figlie avute dal marito. L'autopsia stabilì che i neonati erano tutti figli del marito ma la donna fu ritenuta non pienamente capace di intendere e condannata a soli nove anni di carcere.

Dominique Cottrez

Christiane che sconvolge l'intera Germania - La storia di figlicidio che ha sconvolto la Germania ha invece come protagonista Christiane K. che a Solingen, il 3 settembre del 2020, sedò, strangolò ed annegò cinque suoi figli, di età compresa tra gli uno e gli otto anni, per poi tentare il suicidio lanciandosi sotto un convoglio alla stazione di Dusseldorf. Il corpo senza vita dei piccoli vennero trovati nei loro lettini dalla polizia, mentre un sesto figlio di undici anni si salvò dalla furia omicida della madre perché si trovava a casa della nonna. La donna si difese sostenendo che un estraneo avesse ucciso i suoi figli dopo averla legata ad una sedia, mentre la sentenza di condanna parla di una giovane, vittima di abusi nell'infanzia, “che avrebbe agito spinta da un misto di rabbia, disperazione e voglia di vendetta” dopo aver ricevuto una foto che immortalava l'ex compagno con la nuova fidanzata.

Cogne, riflettori puntati su Anna Maria Franzoni - Il 30 gennaio del 2002 l'Italia venne sconvolta dalla notizia del sanguinoso assassinio di Samuele Lorenzi, di appena tre anni, che abitava a Cogne, in Valle d'Aosta insieme ai genitori ed al fratello maggiore Davide. La madre, Anna Maria Franzoni, alle 8.28 del mattino aveva allertato i soccorsi dicendo che il figlio piccolo “vomitava sangue” nel proprio letto. La dottoressa di famiglia, Ada Satragni, parlò di un aneurisma cerebrale che “gli aveva sfondato il cranio” ma la realtà era che il bambino era stato colpito diciassette volte con un oggetto contundente, probabilmente un mestolo di rame o altro oggetto composto da questo materiale, riportando delle ferite mortali alla testa. Del delitto venne accusata la madre, condannata in via definitiva nel 2008 dalla Prima sezione penale della Corte suprema di Cassazione. Nella sentenza della Corte d'Appello si parla di “un delitto efferato di una madre, Anna Maria Franzoni, in uno stato di conflitto interiore”, una sorta di “scontro tra testardaggini” tra madre e figlio che “non voleva stare buono nel lettone”.

Da allora, di bambini uccisi dalle proprie madri ce ne sono stati molti, troppi, da Loris Stival, strangolato nel 2014 probabilmente con alcune fascette di plastica o la piccola Vittoria di otto mesi che, il giorno della Festa della Mamma, nel maggio del 2002, è stata messa dentro la lavatrice dalla madre Loretta che è rimasta a fissare inebetita l'oblò fino all'arrivo del marito e della figlia maggiore che l'avevano lasciata sola in casa per poco tempo. Vite spezzate da madri assassine, per malattia o per volontà, che nessuno è riuscito a fermare per tempo.

 

ImagoCogne (Aosta), la casa doveva viveva Anna Maria Franzoni

 


Appendice 1

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New Hampshire Dept. of Justice

Dominique Cottrez

ImagoCogne (Aosta), la casa doveva viveva Anna Maria Franzoni