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Gli amori proibiti dal Cremlino: il sesso cancellato dai libri

Libri censurati. Temi scabrosi. Storie definite immorali. La mannaia della Russia sull'editoria che non deve parlare di cose scomode.
Libri censurati. Temi scabrosi. Storie definite immorali. La mannaia della Russia sull'editoria che non deve parlare di cose scomode.

'Una estate col fazzoletto da pionieri', di Elena Malisova e Katerina Silvanova, è stato il libro più letto in Russia nei primi mesi del 2022. Probabilmente sarebbe ancora in cima alla classifica se la sua vendita non fosse stata proibita in forza della legge varata il 5 dicembre scorso, e che vieta di parlare in modo positivo di omosessualità e altri temi legati al mondo LGBTQ+. Il libro narra infatti di un amore adolescenziale tra due ragazzi, nell'estate del 1986 quando c'era ancora l'Unione sovietica.

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Un caso letterario - La storia si svolge in Ucraina in un campo estivo dell'Organizzazione dei pionieri, un movimento giovanile russo ispirato agli scout, e il fazzoletto a cui fa riferimento il titolo, e che è raffigurato anche nella copertina del libro, è proprio quello di colore rosso che veniva indossato dai giovani pionieri. È proprio durante questa vacanza che il sedicenne Yury si innamora, ricambiato, del diciannovenne Volodya, capo squadra e studente universitario. I ragazzi si amano in maniera platonica, consapevoli di rischiare cinque anni di carcere se venissero scoperti, e seppur a malincuore, dopo aver seppellito una scatola contenente gli oggetti più significativi del periodo trascorso insieme, sono costretti a separarsi. Il romanzo termina con Yury che, vent'anni dopo, recupera questa preziosa capsula del tempo e decide di ritrovare Volodya che non ha mai dimenticato. Il libro è divenuto, in breve tempo, tra le letture più consigliate su BookTok, la subcommunity di TikTok in cui si parla di libri e letteratura, ed in soli sei mesi ne sono state vendute più di 200 mila copie, diventando subito un caso nazionale e non solo. Visto il successo di pubblico, le due autrici hanno deciso di proporlo alla casa editrice moscovita Popcorn Books, specializzata in 'young adult', ossia libri destinati ad un pubblico di età compresa tra l'adolescenza e la prima maturità, che lo ha pubblicato nel 2021. Nonostante non sia la prima volta che un romanzo di successo in Russia affronti il tema dell'omosessualità - basti pensare al fantasy Heaven Official's Blessing, della scrittrice cinese Mao Xiang Tong - "Una estate col fazzoletto da pionieri" è il primo scritto in lingua russa.

Il giornalista moralista della tv russa - Se da una parte, il libro ha raccolto un immenso consenso di pubblico, dall'altra ha suscitato lo sdegno di coloro che, conformemente a quanto sostenuto dal Cremlino, ritengono che tratti un tema dannoso per la gioventù russa. Tra i sostenitori di questa tesi, spiccano Dmitry Kiselyov, un giornalista e conduttore filo putiniano, che nel suo programma su Russia1, il principale canale televisivo di stato, ha definito il romanzo come un esempio di “decadenza morale”, accusandolo di promuovere la pedofilia, che in Russia viene spesso associata all'omosessualità, e Zakhar Prilepin, scrittore e politico, che si era scagliato con particolare veemenza sul fatto che la relazione omosessuale avvenisse “con lo sfondo dei simboli nazionali sovietici”. Lo stesso Prilepin si era poi detto pronto a bruciare la sede della casa editrice Popcorn Books, di cui ha storpiato il nome in “porn books”, ossia libri pornografici. Dal 5 dicembre dello scorso anno, come detto, la vendita del libro è stata vietata in Russia, anche se le autrici hanno dichiarato di non volersi arrendere a questo stato di fatto e di essere già impegnate a scrivere il seguito della storia d'amore tra Yury e Volodya.

Reuters

Russia fanalino di coda per i diritti gay - Un tale accanimento non deve sorprendere se si pensa che la Russia, secondo una classifica stilata annualmente da Ilga -Europe, occupa il quarantacinquesimo posto, su quarantanove, per il rispetto dei diritti delle persone LGBTQ+. Fino al 1993 l'essere omosessuale era punito con il carcere e fino al 1999 l'omosessualità era classificata come una malattia mentale. Nel 2013 era stata poi approvata una legge che proibiva la promozione in Russa di “valori sessuali non tradizionali” ai minori di 18 anni ed il cui campo d'azione, grazie all'approvazione, lo scorso anno, di una serie di emendamenti, è stato esteso al divieto di “diniego dei valori della famiglia” e di “promozione di orientamenti sessuali non tradizionali” a persone di tutte le età. Delle leggi così restrittive e condizionanti rischiano di compromettere, ancora di più, la produzione artistica e letteraria dei giovani russi. Come detto da Evgeny Kopyov, rappresentante della Eksmo, una delle più grandi case editrici russe, “se queste regole vengono interpretate in modo estensivo, ciò potrebbe influire su un grande volume di letteratura, anche classica. Tutto dipenderà da come comunicheremo con le autorità di regolamentazione”.

L'ossessione dei russi per il sesso - La mannaia della censura in Russia è calata spesso a proibire la trattazione di temi scomodi, politici e sociali, o riguardanti la sfera sessuale delle persone che sembra essere una vera fissazione della politica russa. La blogger femminista e attivista Liza Lazerson ha denunciato il fatto che, nella versione russa del libro 'Storie della buonanotte per bambine ribelli', di Elena Favilli e Francesca Cavallo, sia stata censurata la storia di Coy Mathis , una bambina trasgender del Colorado, negli Stati Uniti, che ha ottenuto una importantissima vittoria per il movimento LGBTQ+ vedendosi riconosciuto il permesso di utilizzare, a scuola, i bagni destinati al sesso femminile. La casa editrice Bombora, si è giustificata dicendo di aver cancellato la storia proprio a causa del divieto di “diffondere propaganda per le relazioni sessuali non tradizionali” a minori, introdotto nel 2013. Per evitare, quindi, che la censura colpisse tutto il libro, si è preferito sacrificare la storia di Coy Mathis, ledendo però il diritto di tutti i lettori di essere informati su di una vicenda così bella e attuale. Un episodio simile è capitato anche alla scrittrice di fantascienza Victoria Schwab, che sul proprio profilo Twitter, ha denunciato il fatto che la casa editrice Rosman “ha eliminato tutta la trama queer senza permesso” dai suoi romanzi 'Shades of Magic. Anche in questo caso, una portavoce della Rosman aveva dichiarato alla radio di Mosca che gli editori russi “sono spesso costretti a ricorrere a questo tipo di modifica” per non incorrere nella normativa sul divieto di propaganda gay.

Costretti alla clandestinità: il ritorno dei samizdat - Visto il clima sempre più repressivo che si respira in Russia, sono in tanti a paragonare i tempi attuali a quelli, tra la fine degli anni'50 e i primi anni '60, nei quali esplose il fenomeno sociale e culturale dei samizdat, che significa 'edito in proprio'. Il filo conduttore tra questi due periodi storici sarebbe proprio la necessità di far conoscere delle produzioni giornalistiche e letterarie costrette alla clandestinità dalla censura governativa. In passato, i samizdat divennero uno dei principali metodi di comunicazione del dissenso sovietico e riguardavano non solo articoli di giornali e romanzi ma qualsiasi documento, dai saggi filosofici ai versi di poesia fino ai testi religiosi, che subiva la censura del regime comunista. Mentre ai giorni nostri, può bastare il tam-tam sui social network per salvare libri e romanzi sgraditi, all'epoca dei samizdat la questione era resa complicata dal fatto che qualsiasi macchina da scrivere in Unione Sovietica fosse dotata di minuscoli segni di riconoscimento che permettevano, agli agenti del KGB, di riconoscere da quale dispositivo era stato scritto o stampato un testo colpito dalla censura. Era quindi necessario importare di contrabbando delle macchina da scrivere dai vicini Paesi socialisti, come la Germania dell'Est, per poter scrivere i samizdat, convertendo i caratteri cirillici in quelli latini. Libri quali 'Il dottor Zivago' di Boris Pasternak o 'Il maestro e Margherita' di Bulgakov sono giunti a noi proprio grazie al coraggio di chi ha sfidato il regime in nome della cultura, finendo spesso i suoi giorni negli ospedali psichiatrici o nei lager, se non uccisi o espulsi dal proprio Paese. “Un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l'arma. Castriamo la mente dell'uomo”. Lo diceva, quasi in maniera profetica, Ray Bradbury nel suo romanzo Fahrenheit 451, in cui si narra di una società in cui leggere è reato. In ogni epoca, il ritorno ai regimi nazionalisti e autoritari significa il sacrificio della cultura, della libertà di pensiero e di espressione artistica in forza di una visione imposta dal Governo. E' accaduto in passato e in molti Paesi, come visto, accade tutt'ora.


Appendice 1

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Reuters