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Un enigma che dura da 40 anni: Emanuela e il bisogno di verità

Aveva appena 15 anni quando sparì in Vaticano. Ora la Santa sede ha deciso di riaprire il caso. Tutti i misteri su Emanuela Orlandi.
Aveva appena 15 anni quando sparì in Vaticano. Ora la Santa sede ha deciso di riaprire il caso. Tutti i misteri su Emanuela Orlandi.

ReutersPietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina vaticana, scomparve nel nulla il 22 giugno del 1983. Da allora, per quarant'anni, ci si è chiesti che fine avesse fatto quella ragazza dai lunghi capelli castani e la fascetta in fronte, la cui foto segnaletica ci è diventata così familiare. Si è parlato di intrighi internazionali, di collusione del Vaticano, del coinvolgimento della tristemente nota Banda della Magliana ma, nonostante le svariate ipotesi e la lotta dei familiari per conoscere la verità, non si è mai venuti a capo del cosiddetto 'mistero Orlandi'. Il nuovo anno, però, ha portato una rilevante novità, ossia l'apertura di un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere da parte del Promotore di giustizia della Santa Sede. Per la prima volta in assoluto le autorità ecclesiastiche, con il supporto della Gendarmeria, tenteranno di risolvere il caso Orlandi prendendo in considerazione i faldoni delle precedenti inchieste della Procura di Roma, chiamando a testimoniare persone informate sui fatti ed esaminando delle scottanti chat, risalenti al 2013-2014, il cui contenuto è indicato nella denuncia presentata dal fratello Pietro e che farebbero intuire che le alte sfere del Vaticano fossero a conoscenza di quanto accaduto alla ragazza. L'ultima inchiesta sul caso, risale al 2015 quando il Gip, per mancanza di prove consistenti, ottenne l'archiviazione dell'indagine sulla sparizione della Orlandi e della coetanea Mirella Gregori, avviata nel 2006, che vedeva tra gli indagati l'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, dove fino al 2012 era stato sepolto De Pedis, esponente di spicco della Banda della Magliana e possibile mandante del sequestro.

 


Capitolo 1

Un'adolescente qualsiasi


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Emanuela Orlandi era nata e cresciuta all'ombra della Cupola di San Pietro, figlia di Ercole, commesso della Prefettura della Casa pontificia, e di Maria Pezzano, penultima di cinque fratelli. Una vita da adolescente qualsiasi, con la scuola la mattina e le lezioni pomeridiane di musica presso l'Accademia di Musica 'Tommaso Ludovico da Victoria', in piazza Sant'Apollinare, vicino a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica italiana.

Un lavoro di volantinaggio - Il 22 giugno 1983, proprio all'uscita dall'Accademia, Emanuela telefonò alla sorella maggiore Federica per raccontarle di essere stata avvicinata da un uomo che le aveva proposto un lavoro di volantinaggio per la Avon Cosmetics, poi risultata estranea alla vicenda, durante una sfilata di moda delle Sorelle Fontana, per poi recarsi alla fermata dell'autobus in compagnia di due compagne di corso. È qui che la ragazza venne vista l'ultima volta prima di scomparire nel nulla.

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La denuncia e le strane telefonate - I genitori, allertati dal mancato rientro della figlia, decisero di avvertire immediatamente le autorità, denunciandone la scomparsa presso il Commissariato 'Trevi' di piazza del Collegio Romano. La denuncia venne poi formalizzata, il giorno seguente, presso l'Ispettorato di pubblica sicurezza 'Vaticano'. Nell'immediatezza della scomparsa, la famiglia Orlandi ricevette una serie di strane telefonate prima da parte di un sedicente 'Pierluigi' e poi da parte di un certo 'Mario', i quali riferirono di aver incontrato una ragazza simile ad Emanuela, che però si faceva chiamare 'Barbara', che sarebbe stata astigmatica ed in possesso di un flauto proprio come la Orlandi.  Altri dettagli riferiti dagli interlocutori, però, risultarono talmente imprecisi, come l'altezza della Orlandi indicata come “molto alta” mentre, in realtà era appena un metro e sessanta, che la famiglia perse fiducia nelle telefonate che, anni dopo, venne suggerito potessero essere partite da un uomo vicino alla Banda della Magliana.

Avvistamenti vari - Nei giorni successivi alla scomparsa, inoltre, sia un agente di Polizia di Stato che un vigile urbano in servizio davanti al Senato, riferirono di aver notato una ragazza somigliante ad Emanuela in compagnia di un uomo dell'età apparente di circa quarant'anni, vestito elegantemente e leggermente stempiato che “aveva con sé una valigetta e guidava una BMW Touring di colore verde”. Anche in questo caso, pur essendo stato coinvolto un agente del Sisde, si arrivò solo ad appurare che l'auto era stata portata a riparare da una signora bionda che, rintracciata anni dopo, rifiutò di collaborare con gli investigatori.

L'appello di Papa Giovanni Paolo II e un misterioso codice - Della scomparsa di Emanuela Orlandi si è detto tutto ed il contrario di tutto, e tra una infinità di ipotesi sono pochi gli elementi certi e comprovati che fino ad ora sono emersi. Tra questi vi è sicuramente il fatto che Emanuela sia stata rapita. Undici giorni dopo la sua scomparsa, infatti, Papa Giovanni Paolo II fece un accorato appello pronunciando nome e cognome della quindicenne e appellandosi “a chi ha responsabilità in questo caso”. Il coinvolgimento del Santo Padre nella vicenda fece pensare ai più che il caso Orlandi fosse da ricondurre ad un possibile sequestro avente il fine di ricattare le alte sfere ecclesiastiche. In tal senso, si potrebbero interpretare il codice riservato, numero 158, concesso ai rapitori per contattare il Segretario di Stato Agostino Casaroli, e i messaggi in codice che si celavano dietro la proposta di lavoro fatta ad Emanuela dal misterioso interlocutore. Come appurato in seguito, infatti, non vi era in programma nessuna sfilata ed il compenso proposto, 375 mila lire, era esorbitante per l'epoca. Si pensa quindi che i termini della finta proposta di lavoro fossero dei messaggi cifrati indirizzati a qualcuno di importante all'interno delle stanza vaticane, così come il codice '158' che decrittato potrebbe essere '5-81', ossia il mese e l'anno dell'attentato contro il Papa in Piazza San Pietro.

AFPMehmet Ali Agca

Entra in scena l'attentatore turco Mehmet Ali Ağca - La scomparsa di Emanuela Orlandi è avvenuta a distanza di poco più di un anno dall'attentato al papa, e questo grave avvenimento e la vicinanza tra i due episodi hanno fatto ravvisare un collegamento tra i due eventi. L'ipotesi più accreditata sarebbe quella di uno scambio tra la Orlandi e l'attentatore turco Mehmet Ali Ağca, esponente del movimento nazionalista turco dei Lupi grigi. Una persona sconosciuta dal forte accento anglofono, conosciuta come 'l'Americano', avrebbe proposto uno scambio tra i due. In una recente lettera inviata proprio da Ağca a Pietro Orlandi, viene detto che «i rapimenti di Emanuela e Gregori furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti dal Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era una sceneggiatura orchestrata da pochi alti prelati operanti all'interno dei servizi segreti» e continua dicendo che «Wojtyla voleva che io accusassi i servizi segreti bulgari e il KGB sovietico». Il premio per tale collaborazione sarebbe stata la liberazione dopo appena due anni di carcere con la grazia concessa dal Presidente Sandro Pertini che però «non era manovrabile».

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La pista di uno scambio di persone - Un altra pista che venne perseguita dagli investigatori prendeva le mosse da un possibile scambio di persona: al posto di Emanuela Orlandi si sarebbe dovuta rapire Raffaella Gugel, figlia di Angelo, assistente personale di Giovani Paolo II e stretto collaboratore di monsignor Marcinkus, all'epoca presidente dello Ior, la banca vaticana. Il rapimento avrebbe avuto lo scopo di ricattare il Vaticano su manovre finanziarie poco chiare, come eventuali collusione con la mafia ed i partiti politici.

La Banda della Magliana - Si è già accennato, poi, del possibile coinvolgimento della Banda della Magliana, una pista investigativa molto battuta dagli inquirenti ma che di fatto, negli anni, non ha portato ad alcuna risposta certa. Il rapimento di Emanuela sarebbe stato orchestrato per risolvere una grave questione che vedeva coinvolto un alto prelato vaticano. La ricompensa per questa operazione, sarebbe stata la possibilità data ad Enrico De Pedis, noto Renatino, capo della banda, di essere seppellito proprio a Sant'Apollinare. Anche questo legame, nonostante le testimonianze dell'ex amante di De Pedis Sabina Minardi, non venne mai provato in maniera certa e, dopo anni di indagini, si decise di archiviare anche questo caso.

Il fotografo mitomane - La scomparsa di Emanuela Orlandi venne accostata spesso anche alla sparizione di altre due ragazze, Mirella Gregori, scomparsa il 7 maggio dello stesso 1983, e Katty Skerl, scomparsa il 21 gennaio del 1984 e trovata strangolata, a Grottaferrata, il giorno seguente. Un presunto collegamento tra le diverse sparizioni, venne avvallato anche dalle dichiarazioni di Marco Accetti, un fotografo romano legato agli ambienti dell'estrema destra italiana, che, negli anni, ha rilasciato diverse dichiarazioni sulla vicenda, arrivando anche ad autodenunciare un proprio coinvolgimento nel sequestro Orlandi ed a consegnare, nel 2013, un flauto identico a quello appartenuto alla ragazza. La mancanza di sufficienti tracce di Dna, però, portarono, anche in questo caso all'archiviazione del caso.

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La sparizione di altre ragazze - All'epoca, le sparizioni di giovani donne erano un fenomeno allarmante. Nell'arco di un anno e mezzo dalla sparizione di Emanuela Orlandi, nella sola Roma e dintorni, scomparvero oltre 300 giovani. Si pensò quindi che anche la quindicenne potesse essere finita nel giro della 'tratta delle bianche', ossia di giovani donne condotte in Paesi stranieri per farle sposare forzatamente o prostituire, o vittima di un maniaco isolato o di una vera e propria organizzazione di pedofili che reclutava ragazzine con la promessa di guadagni facili. Le tante piste investigative, come detto, non hanno portato, fino ad ora, a dare risposte certe alle tante domande che la famiglia Orlandi si pone da quarant'anni. Tutte le speranze sono ora riposte nell'attività del Promotore di Giustizia della Santa Sede: se le stanze vaticane rivelassero i propri segreti non pochi misteri italiani potrebbero essere finalmente svelati.


Appendice 1

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