Il mio papà è il migliore… oppure no

Come migliorare la paternità ed i suoi risvolti
Esistono uomini che già dalla conferma di gravidanza della propria compagna perdono il lume della ragione pratica e cominciano a gongolare all’idea di diventare papà. E ce ne sono altri che, anche dopo la nascita del proprio bebè, non riescono a raccapezzarsi e a fare qualcosa di utile nella quotidianità di mamma e bambino. Il desiderio di rendersi utili c’è davvero, ma a volte può essere manifestato in modo inconsistente ritrovandosi anche trascurato da una donna che, ormai diventata mamma, ha premure ed attenzioni solo per la propria creatura. Le novità dei primi mesi – tra pianti anche notturni, orari sballati, pannolini, poppate e mal di pancia – scombussolano la coppia e ci vuole tanta pazienza per affrontare stanchezza e frustrazione, soprattutto tornando a casa dopo una giornata di lavoro, accolti dalla fascia oraria di maggior nervosismo del pargolo.
Quando la tensione comincia ad essere palpabile e la resistenza sembra vacillare, è il momento di mettere in campo il chiarimento. I neogenitori devono confrontarsi, illustrando le proprie difficoltà ed i propri punti di vista per cercare una soluzione ed affrontare la situazione in modo costruttivo. Abituare il neopapà a chiedere come possa essere d’aiuto mostrandosi realmente coinvolto ed interessato è il primo passo verso una collaborazione distensiva, utile anche ad eliminare sensi di trascuratezza e solitudine della mamma. E poi: sterilizzare biberon e succhiotti, cambiare i pannolini, fare la spesa, mettere a letto il piccolo. Insomma: una collaborazione reale da ottenere anche con un coinvolgimento graduale, sino ad arrivare all’impegno di occuparsi da solo del bebè per un intero pomeriggio o per una serata, consentendo alla propria compagna di andare dal parrucchiere o di incontrare le amiche. Un aiuto importante per ogni neomamma.
TMT (ti.mamme team)






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