In principio fu la puzza

Perché i fiori producono delle essenze odorose?
La primavera è nell’aria. E il mondo si riempie di odori. È scoppiato l’amore anche tra gli alberi. Le piante producono infatti mille strategie per attirare gli impollinatori: le forme, gli odori e i colori dei fiori servono proprio per segnalare agli impollinatori la presenza di nettare e quindi di polline. I fiori notturni sono spesso profumati e bianchi: avere dei colori di notte non è così utile. Gelsomino, giglio, trombone d’angelo e caprifoglio attirano infatti le falene, farfalle notturne. I fiori diurni invece sono generalmente meno profumati ma in compenso presentano colori più sgargianti.
A loro volta gli insetti, ma anche qualche mammifero e alcuni uccelli, si sono specializzati a localizzare e a raccogliere il nettare e il polline. Questo intreccio tra il fiore e il suo impollinatore ha visto nascere, in milioni di anni di evoluzione, le più fantasiose soluzioni per legare una particolare specie di fiore a una precisa specie di insetto.
Il caso estremo è sicuramente quello dell’Angraecum sesquipedale, un’orchidea descritta per la prima volta da Charles Darwin nel 1862. Il nettare di questo fiore è prodotto in fondo a un calice lungo 30 cm. Ma perché produrre il nettare in un posto così inaccessibile? Non si conosceva nessun insetto capace a infilarsi in quel tubo stretto. Darwin ipotizzò la presenza di un impollinatore con un apparato boccale (la spiritromba) lungo almeno 30 cm, in grado di raggiungere il nettare e impollinare il fiore. Effettivamente questo animale fu trovato. Era la falena Xanthopan morgani.
I fiori impollinati dagli uccelli sono molto colorati, ma spesso poco profumati, perché gli uccelli sono guidati dalla vista e non dall’olfatto. E poi ci sono i fiori puzzolenti. L’idea è semplice: effluvi maleodoranti possono infatti tenere lontani gli erbivori e attirare particolari specie di insetti impollinatori, come i coleotteri o altri insetti ghiotti di funghi marci, carogne o escrementi. La più grande struttura floreale esistente al mondo è quella della pianta Amorphophallus titanum (è presente anche nel parco botanico delle Isole di Brissago): il fiore può misurare fino a 3 m di altezza e pesare fino a 70 kg. Il suo odore è disgustoso, sa di cadavere ed è esattamente quel che serve per attirare i coleotteri impollinatori.
Si pensa che in principio, milioni di anni fa, la primavera sul nostro pianeta fosse nauseabonda; appena sbocciavano i fiori, l’aria si riempiva di odore di escrementi, di cadavere e di marcio. Solo più tardi sono apparse delle piante adatte a essere impollinate da api, falene e farfalle, con fiori brillanti e profumati. E per fortuna oggi è ancora così, e nell’aria c’è quel buon odor di primavera!
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