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SVIZZERA / ITALIADa ergastolo a 24 anni: pena ridotta per l'omicidio del coinquilino nel 2001

12.05.23 - 20:42
L'imputato, oggi 47enne, è accusato di aver tolto la vita a un 26enne ad Adliswil (ZH) nel settembre 2001. Fu arrestato solo 11 anni dopo
POLIZIA CANTONALE ZURIGO
Da ergastolo a 24 anni: pena ridotta per l'omicidio del coinquilino nel 2001
L'imputato, oggi 47enne, è accusato di aver tolto la vita a un 26enne ad Adliswil (ZH) nel settembre 2001. Fu arrestato solo 11 anni dopo

LECCE - Si è concluso con una riduzione di pena il processo di appello a carico di un 47enne accusato di aver ucciso nel 2001 il coinquilino ad Adliswil, nel canton Zurigo. In primo grado l'uomo era stato condannato all'ergastolo. La sentenza è stata emessa ieri dalla Corte d'assise d'appello di Lecce. L'uomo, residente a Specchia, è stato condannato a 24 anni di reclusione dopo che, come spiegano i media leccesi, i giudici hanno escluso le circostanze aggravanti.

I fatti - Il delitto risale alla notte tra il 16 e il 17 settembre 2001. L'oggi 47enne, che lavorava in una ditta di costruzioni zurighese, è accusato in concorso con un'altra persona non identificata dello strangolamento con una sciarpa dell'uomo con il quale condivideva l'alloggio ad Adliswil, un operaio 26enne originario di Carpignano Salentino. L'imputato avrebbe poi infilato la testa della vittima in una busta di plastica, che gli sarebbe stata fissata alla testa con del nastro adesivo. Infine sarebbe stato appiccato il fuoco al letto sul quale giaceva il 26enne. Il 47enne è poi accusato di essersi appropriato del bancomat del coinquilino e di aver tentato di prelevare 300 franchi a uno sportello automatico (prelievo confermato dalle telecamere di sicurezza dell'istituto). L'aggravante esclusa dall'impianto accusatorio riguarda proprio il furto del bancomat per un presunto debito legato alla droga. 

La cattura anni dopo - Dopo il delitto l'imputato lasciò la Svizzera e fece rientro in Salento. Gli inquirenti elvetici avevano spiccato un ordine di arresto internazionale nel 2009, dopo aver trovato il Dna dell'imputato sulla sciarpa usata per commettere il delitto e in altri punti della stanza. L'uomo è rimasto a lungo latitante e fu fermato casualmente il giorno di Natale del 2012, nell'ambito di un controllo stradale. Il processo di primo grado iniziò nel 2013 e si concluse nel 2020. L'imputato ammise di conoscere la vittima ma negò ogni responsabilità in merito all'omicidio.

Confermato il risarcimento alle parti civili - I giudici leccesi hanno confermato ieri la sentenza di riconoscimento del danno in separata sede e il pagamento di una provvisionale di 50mila euro a ciascuno dei famigliari della vittima, che si sono costituiti parte civile. Gli avvocati dell'imputato avevano chiesto l'assoluzione, sostenendo la mancanza di prove e di un movente valido e ritenendo il processo puramente indiziario. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto una condanna a 27 anni di reclusione. Il delitto sarebbe stato commesso a scopo di rapina.

 

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COMMENTI
 

dan007 1 anno fa su tio
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