Questa la ricetta di Avanti con Ticino&Lavoro con il documento "Ripartiamo dal Lavoro: un nuovo Patto Sociale per il Ticino"
BELLINZONA - Lavoro e occupazione, «è necessario favorire i residenti. È proprio il lavoro il problema principale del Cantone». È questa la convinzione che sta alla base di una serie di iniziative presentate da Avanti con Ticino&Lavoro. E in tal senso la precarietà occupazionale, i bassi salari e il problema del frontalierato rappresentano «fattori che incidono negativamente sulla qualità della vita e sull'economia del territorio».
Sono queste le premesse del documento "Ripartiamo dal Lavoro: Un Nuovo Patto Sociale per il Ticino" stilato da Avanti Ticino& Lavoro dove si evidenzia, appunto, l'urgenza di ristabilire equità e sostenibilità nel tessuto economico ticinese. Traducendo, ecco che tali concetti diventano i cardini portanti di una serie di mozioni - ben 14 - per ottenere «riforme strutturate capaci di migliorare le condizioni di lavoro e di creare opportunità lavorative qualificate che possano trattenere i talenti nella regione», scrivono i proponenti.
Tra gli obiettivi: lo sviluppo di un progetto condiviso che porti «alla creazione entro il 2027 di migliaia di posti di lavoro ben retribuiti in Ticino, fornendo opportunità di rientro a chi ha deciso di stabilirsi oltre Gottardo e a quanti termineranno la formazione nei prossimi anni», spiegano Evaristo Roncelli, Amalia Mirante e Giovanni Albertini.
A ciò dovrà far seguito anche il «rilancio dell’impiego dei residenti con la creazione di un indotto che possa combattere le tendenze negative in corso sul mercato del lavoro ticinese che crea distanze sempre maggiori fra i salari ticinesi e quelli svizzeri», scrivono nel documento.
Un ampio progetto che parte dalla constatazione di alcuni elementi a suffragio dei numeri e dalle ricerche. «Innanzitutto l’enorme pressione sul mercato del lavoro esercitata dalla concorrenza delle persone residenti in Lombardia. A causa di un costo della vita minore, di un tasso di cambio favorevole e di una situazione fiscale vantaggiosa, questi potenziali lavoratori possono accettare salari inferiori rispetto alle persone residenti in Ticino», evidenziano. Inoltre è evidente «l’assenza di sedi (centri decisionali) di imprese di grandi dimensioni sul territorio»
Ecco allora tra le proposte quella di una correzione della redistribuzione di risorse attraverso la perequazione intercantonale: «con circa 500 milioni aggiunti, senza contare gli effetti moltiplicativi, potrebbe essere possibile creare almeno 2’500 posti di lavoro in Cantone Ticino». Altro fronte è quello dell’incremento dei posti pubblici o parapubblici federali in Cantone Ticino e l’aumento dei posti privati di aziende con sede in Svizzera «L'amministrazione federale dovrebbe portare 500 posti di lavoro nel Cantone Ticino».
In aggiunta anche la richiesta di istituire un fondo pubblico-privato destinato alla formazione di manodopera qualificata, «una risposta proattiva alla cronica mancanza di profili professionali adeguatamente formati che sta frenando lo sviluppo economico del Ticino».