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CANTONE"Non mi piace quella Svizzera che..."

07.10.15 - 20:02
Intervista a Mixaris Bianchera-Perez Concepcion, candidata al Consiglio nazionale per il Partito Socialista
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"Non mi piace quella Svizzera che..."
Intervista a Mixaris Bianchera-Perez Concepcion, candidata al Consiglio nazionale per il Partito Socialista

LUGANO - Oggi è la volta di Mixaris Bianchera-Perez Concepcion, candidata al Consiglio nazionale per il Partito Socialista Ticinese. Pochi giorni fa, il 2 ottobre, ha compiuto 40 anni. Nata a Cuba, vive in Ticino da 20 anni e più precisamente a Balerna, dove suo figlio Marco di 11 anni va a scuola. Vicina alle istanze e alle problematiche della classe operaia, si batte per salari dignitosi e per opportunità di lavoro per i giovani e la parità salariale tra uomo e donna.

Lavoro: nel Mendrisiotto c'è una percentuale di frontalieri che supera il 50%. Neppure in Lussemburgo vi è una situazione del genere. Il liberismo abbinato al pragmatismo e all'utilitarismo tipicamente elvetici non rischiano di essere controproducenti per il nostro Cantone?

"Il nostro Cantone, oggi si ritrova a fare i conti con il risultato di una politica che non ha tenuto conto della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici ticinesi e residenti. Il problema è la politica liberista che ha permesso ad aziende, che nulla hanno a che vedere con il nostro territorio, di insediarsi qui, favorendo il dumping salariale e la sostituzione di lavoratori residenti con lavoratori frontalieri. Dare la colpa ai frontalieri non risolve il problema, bensì occorre attuare delle regole che possano riparare i danni causati dalla mancanza di responsabilità individuale degli imprenditori". 

Si dice che l'economia ticinese sia diventata più ricca dall'entrata in vigore degli accordi bilaterali. Questa ricchezza come è stata distribuita? I ticinesi sono più ricchi di prima?
"Gli accordi bilaterali hanno portato in generale più ricchezza, che però non è stata ridistribuita equamente, quindi la maggior parte dei ticinesi oggi non sono più ricchi, anzi sempre più in difficoltà".

Franco forte. Nonostante l'allarme lanciato dal settore industriale, dal turismo e dalla vendita al dettaglio, gli studi di ricerca parlano di economia svizzera che tiene e cresce. Tanto rumore per nulla?
"Tanto rumore, per ancora una volta avere la scusa perfetta per penalizzare lavoratori e lavoratrici. Certamente ci sono settori come la vendita al dettaglio e il turismo che sono stati particolarmente penalizzati da questa situazione. Per quanto riguarda il turismo occorre investire maggiormente sulla qualità delle strutture e dell'accoglienza".

Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno messo in discussione la politica del Consiglio federale in materia di migrazione. Come se ne esce?
"Partendo dal presupposto che la volontà del popolo va rispettata e della difficoltà di mettere in pratica quanto proposto, difficilmente se ne uscirà se non con la consapevolezza che le misure di accompagnamento agli accordi bilaterali devono essere notevolmente rinforzate e ampliate. Inoltre dobbiamo lavorare duramente affinché il mercato del lavoro in Ticino possa offrire garanzie contrattuali e salariali a beneficio dei ticinesi e dei residenti".

I premi della cassa malati aumentano ancora. Fino a quando reggerà questo sistema?
"Evidentemente questo sistema non funziona, perché ammalarsi oggi in Svizzera è diventato un lusso per pochi. La cassa malati unica e pubblica sarebbe un'alternativa valida. Per ridurre i Premi cassa malati occorre andare alla fonte della questione, diminuire i costi della salute. Si deve pianificare l'offerta delle prestazioni sanitarie, perché è dimostrato che la concorrenza all'interno del sistema sanitario genera più costi. Inoltre si deve abbassare ulteriormente il costo dei medicamenti e limitare il sovra consumo di prestazioni sanitarie".

La Svizzera è risparmiata dal grande flusso di migranti in cerca di rifugio e prospettive di vita migliori. Ritiene necessario potenziare i controlli ai confini?
"Ritengo che si debba andare verso una politica che tenga conto dei valori universali dell'Uomo, che non dimentichi la tradizione umanitaria del nostro Paese, un Paese che deve costruire il suo futuro consapevole di quanto sta succedendo. La cultura dell'accoglienza deve essere rafforzata attraverso un piano di controllo ai confini, che tenga conto che oggi non siamo dinnanzi ad una emergenza se paragonati ad altri paesi. Ritengo però che, se in futuro dovessimo trovarci di fronte ad una situazione di vera e propria emergenza, in quel caso dovremo valutare quale strategia sia la più adatta".

La politica energetica è abbastanza o troppo coraggiosa?
"La politica energetica è fondamentale sia per l'economia svizzera, sia per quanto riguarda la sicurezza del Paese. Occorre dare una svolta energetica che garantisca di non dover dipendere in modo eccessivo dall'estero per l'approvvigionamento energetico. Le energie rinnovabili devono essere sostenute in modo più marcato".

Finanziamenti ai partiti poco trasparenti, rappresentanti del popolo al servizio delle lobby dei potenti dell'economia. Come rispondere a queste accuse?
"Purtroppo questa è anche la Svizzera, la Svizzera che non mi piace che fa l'interesse di pochi e non di tutti. Per trasparenza vi dico invece che, ad oggi oltre alle diverse spese di viaggio che ho dovuto sostenere per muovermi in Ticino per incontrare la popolazione, la mia campagna personale è a costo zero".

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