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SVIZZERA«Dare più soldi ai rifugiati per ridurre la criminalità»

11.05.24 - 19:00
Lo sostiene Dominik Hangartner, professore di analisi politica al Politecnico di Zurigo
Foto TiPress
Fonte TAGES-ANZEIGER
«Dare più soldi ai rifugiati per ridurre la criminalità»
Lo sostiene Dominik Hangartner, professore di analisi politica al Politecnico di Zurigo

ZURIGO - Cento franchi in più e la criminalità scenderebbe del 6%. Il calcolo arriva da uno studio fatto al Politecnico di Zurigo da un professore di analisi politica, Dominik Hangartner, che in un'intervista concessa al TagesAnzeiger ha spiegato come sia arrivato a quelle conclusioni.

«Abbiamo osservato come cambia il tasso di criminalità in un cantone se le persone ammesse temporaneamente ricevono 100 franchi in più - ha detto - e avendo accesso alle statistiche della Polizia cantonale, abbiamo potuto calcolare l'entità di questo effetto per diversi reati. Nel 2012 - ha fatto un esempio - l'assistenza sociale per l'asilo a Zurigo è stata aumentata di 300 franchi. Rispetto ad altri cantoni in cui non c'è stato alcun aumento, abbiamo notato immediatamente una differenza nel tasso di criminalità: nel trimestre successivo, il tasso è diminuito dell'1,5% e poi è rimasto stabile a un livello inferiore. D'altra parte, abbiamo visto anche l'effetto opposto a Lucerna, dove gli aiuti sono stati ridotti di 500 franchi nel 2015. La criminalità è aumentata nel medio termine».

La legge svizzera prevede che ai rifugiati corrispondono prestazioni sociali inferiori a quelle dei cittadini svizzeri: lo studioso ha dichiarato che se «si allineasse l'approccio a quello dei cittadini svizzeri» assisteremmo a una diminuzione dei reati «addirittura del 27%».

Lo studioso rileva poi che aumentare il sostentamento ai rifugiati consentirebbe di diminuire i costi carcerari. «Un pernottamento in carcere costa ai contribuenti circa 390 franchi a persona per notte - ha spiegato al Tages - è quanto un hotel a 5 stelle. Per non parlare - ha aggiunto - di ciò che comporta una fedina penale sporca per l'integrazione nel mercato del lavoro. Se si tiene conto di questi fattori, un aumento dell'assistenza sociale per l'asilo potrebbe coprire i costi»

Se l'obiettivo è ridurre la criminalità fra i rifugiati, allora «aumentare l'assistenza sociale per l'asilo è una misura relativamente efficace dal punto di vista dei costi». E ha potuto sperimentare che come ricercatore attuare una politica che vada in questa direzione «ha un impatto».

Al cronista che ha fatto notare che allora non ci sarebbe alcun incentivo ad andare a lavorare, lo studioso ha risposto che «questo argomento viene ripetuto più volte. Ma non abbiamo trovato quasi nessuna prova a sostegno. Che una persona riceva 700 o 1000 franchi non fa molta differenza rispetto a un salario reale di 4000 franchi in su. La differenza è troppo grande per distruggere l'incentivo».

E proprio sul fronte dell'ingresso del mercato del lavoro, ricorda la sperimentazione di una piattaforma di collocamento "Path2Work" sviluppata insieme ai colleghi dell'Università di Losanna. Come funziona? «L'idea è che le competenze della persona vengano misurate nell'ambito di una valutazione online - ha spiegato - vengono testate diverse dimensioni delle competenze, in modo simile a un numerus clausus. Il test è relativamente noioso e dura circa 90 minuti. Su questa base vengono identificate le professioni più adatte. Chiunque può completare il test da casa».

Attraverso questa piattaforma «si ha accesso a tutte le offerte di lavoro pubblicate in Svizzera e si possono filtrare in base al proprio profilo di competenze, che si spera possa indirizzare la ricerca di lavoro in una direzione promettente. Chi ha montato una dentiera, ad esempio, probabilmente può anche imparare rapidamente a montare un Rolex, il che apre le porte ad altre professioni. Soprattutto se non è realistico per loro intraprendere la professione originaria, cosa che purtroppo accade spesso ai rifugiati».

C'è però il problema dei datori di lavoro che sono disposti ad assumere i rifugiati solo in misura limitata. «Anche qui entriamo in gioco noi - ha affermato -sulla piattaforma vediamo per quale lavoro qualcuno si è candidato. Poi scriviamo ai potenziali datori di lavoro. Inviamo una sorta di guida che mira a rimuovere in anticipo tutti i possibili ostacoli. Sottolineiamo che questo profilo sembra adatto alla posizione. Includiamo anche informazioni sui vari status di rifugiato. Quale ufficio deve registrare l'assunzione di una persona con status S? Quale modulo è necessario? E poi vogliamo abbassare ulteriormente l'ostacolo fornendo informazioni statistiche. Ad esempio, che la stragrande maggioranza dei rifugiati ammessi temporaneamente rimane in Svizzera a lungo termine».

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