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GERMANIA"Atto vigliacco, ma noi non abbiamo paura"

04.10.15 - 20:10
Atti intimidatori in Germania contro i partiti a favore della politica di accoglienza ai profughi. Abbiamo visitato la sede della Linke di Freital, dove un ordigno esplosivo ha provocato ingenti danni
Nella foto tio.ch Tilo Hellmann e Verena Maiwald
"Atto vigliacco, ma noi non abbiamo paura"
Atti intimidatori in Germania contro i partiti a favore della politica di accoglienza ai profughi. Abbiamo visitato la sede della Linke di Freital, dove un ordigno esplosivo ha provocato ingenti danni

DRESDA - Martedì 29 settembre. Al suo arrivo saluta tutti con strette di mano vigorose e pacche sulle spalle. Ha un sorriso contagioso Verena Meiwald, consigliera regionale della Sassonia del partito "Die Linke", nato dalle ceneri del Partito Socialista Unito dopo la caduta del muro di Berlino. Ad accoglierla, nella stanza vuota della sede di Freital, oltre agli operai impegnati nei lavori di riparazione, è Tilo Hellmann, segretario della sezione della Linke di Freital.

Alle spalle di Hellmann c'è la vetrina mandata in frantumi da un ordigno esplosivo piazzato nella notte tra domenica e lunedì di una settimana fa. "L'esplosione è stata così potente che il boato provocato si è sentito in tutta la città". 

Serie di atti di vandalismo a scopo intimidatorio - L'attacco subito non è l'unico. E' notizia di ieri che la sede della Linke di Freital è stata di nuovo presa di mira, nella notte tra venerdì e sabato, da ignoti, che hanno avuto vita facile nel penetrare all'interno degli uffici attraverso la vetrina rotta, sostituta da un pannello provvisorio. I locali sono stati di nuovo devastati. Non è stato rubato nulla. La polizia ritiene che l'ennesimo episodio registrato sia da attribuire ad un atto a sfondo politico. Sono una sessantina le aggressioni di diverso tipo, e tutte a scopo intimidatorio, registrate negli ultimi giorni in Sassonia. Atti legati al tema richiedenti asilo. Un'escalation che preoccupa le autorità regionali, ma anche quelle federali. L'aggressione a due giornalisti, avvenuta a Dresda durante la manifestazione di Pegida ha fatto scalpore e fa temere un aumento dell'intolleranza. Negli ultimi giorni, oltre a Freital, il partito della Linke ha subito ben 17 attacchi a Hoyerswerda e a Bautzen, cittadine della Sassonia orientale. A dire il vero anche il partito di destra Alternativa per la Germania (Alternative für Deutschland), ha subito una ventina di atti di vandalismo, tra cui uno indirizzato alla sede dell'azienda di proprietà di Frauke Petry, segretaria del partito. A tutto ciò bisogna aggiungere i danni causati da ignoti all'ufficio del vice presidente del Land della Sassonia, il socialdemocratico Martin Dulig e agli uffici di due deputati dei Verdi, tappezzati di adesivi neonazisti.

"Non abbiamo paura" - "Sono gesti compiuti da vigliacchi che non ci devono intimidire", continua Tiilo, che poi corre in aiuto dei suoi compagni per sistemare un divano, una poltrona e un tavolino proprio accanto alla vetrina in frantumi.

"La CDU ha creduto troppo a lungo che il problema riguardasse soltanto Italia e Grecia" - Davanti una tazza di caffè Verena Meiwald e Tilo Hellmann spiegano perché è giusto che la Germania adotti una politica di accoglienza ferma e risoluta, nonostante i malumori, sempre più presenti in ampi strati della popolazione tedesca ed in particolare della Sassonia, parte di un'"altra" Germania che sta manifestando apertamente la sua contrarietà alla politica di asilo fin qui adottata dal governo tedesco. Meiwald punta l'indice contro il partito di Angela Merkel, quella CDU che, a livello regionale, "per mesi ha fatto finta di non accorgersi della necessità di affrontare il fenomeno con impegno e la dovuta serietà prima che scoppiasse la crisi. Abbiamo cercato di convincerli già un anno fa di stanziare più soldi - ha continuato Meiwald - ma prendevano sempre la scusa che i finanziamenti elargiti alla Sassonia li decideva Berlino, che ha sottovalutato troppo a lungo un problema che si pensava fosse soltanto di Grecia e Italia".

"Pegida non rappresenta il popolo" - Ed ecco che, d'improvviso, dalla rotta balcanica, migliaia di persone provenienti dalla Siria, dall'Iraq, ma anche dal Pakistan e dall'Afghanistan hanno cominciato a bussare alle porte della Germania. Come gestire la situazione? Secondo Meiwald e Hellmann il Governo federale e la politica in generale devono mostrarsi risoluti, decisi nell'affrontare l'emergenza. "Sarebbe controproducente se si cominciasse a tentennare e a lasciarsi condizionare dalle proteste o dagli episodi vigliacchi simili a ciò che è capitato a noi", spiega Hellmann. "Con la sua decisione di accogliere i profughi dalla Siria, il governo vuole dimostrare che Pegida, la xenofobia e il rifiuto all'accoglienza non rappresentano che una minoranza del popolo tedesco".

La Germania non è più quella di una volta - Hellmann e Maiwald sono sicuri: nonostante gli attacchi, le intimidazioni e le manifestazioni contro i richiedenti l'asilo, la Germania è cambiata e la maggioranza dei cittadini è a favore di una politica di apertura e accoglienza.

"Nessuna possibilità di dialogo con Pegida" - Eppure si ha la sensazione che l'euforia iniziale, gli applausi alla stazione ad accogliere i primi treni carichi di profughi, hanno lasciato il posto a diffidenza e timori per un fenomeno oggettivamente complicato da gestire. Non bisognerebbe, anche a sinistra, nella Linke, non sottovalutare e dare ascolto a quella parte di popolo che il lunedì sera manifesta con Pegida? Non c'è, in quel movimento, un pezzo di proletariato che chiede protezione perché timoroso di una guerra tra poveri, dell'arrivo di manodopera a buon mercato da sfruttare a prezzi ancora più convenienti? "No, con Pegida non vi è possibilità di dialogo. Anche perché sono loro i primi a non volere nulla a che fare con noi. Come riuscire a dialogare con un Lutz Bachmann (leader di Pegida, ndr) che lunedì ha dichiarato in piazza che in Siria non c'è la guerra civile e che è un'invenzione della stampa? Il movimento esiste ormai da quasi un anno e, negli ultimi tempi si è assistito ad una radicalizzazione che, inizialmente, non c'era. La loro protesta si riduce solamente a un solo punto: via i richiedenti asilo. Nient'altro. Naturalmente noi siamo consapevoli delle preoccupazioni delle persone più deboli. Ma il nostro compito è anche quello di sfatare falsi miti, come per esempio la fine del salario minimo per dare lavoro ai richiedenti l'asilo o il taglio di prestazioni sociali e sanitarie per finanziare i sussidi e gli aiuti ai profughi. Purtroppo in questi ultimi periodi vengono fatte circolare voci che non fanno altro che rendere ancora più carica di tensione la situazione".

Calma e sangue freddo - Come rispondere allora a chi teme un aumento della disoccupazione con il conseguente inasprimento dei conflitti sociali, dello scontro tra religioni, e osserva con forte preoccupazione i disordini che si registrano tra richiedenti asilo all'interno dei centri di accoglienza?
Hellmann ritiene innanzitutto necessario non lasciarsi andare all'isteria e a mantenere calma e sangue freddo. "La Germania ce la può fare. I profughi non tolgono ricchezza e a chi teme l'aumento della disoccupazione io rispondo che con l'arrivo di queste persone, la cui maggioranza è istruita e molti possiedono maturità e laurea, non sono pochi i tedeschi che hanno trovato lavoro come assistenti, aiutanti e nel settore della sicurezza privata. Per quanto riguarda i conflitti all'interno dei centri d'accoglienza essi si risolvono con una migliore ridistribuzione che eviti il più possibile l'assembramento di migliaia di persone sotto un unico tetto". Sui conflitti interreligiosi, Heilmann auspica una migliore conoscenza reciproca che permetta di agire da antidoto a diffidenze e paure che non fanno altro che alimentare i conflitti e creare una ghettizzazione che non aiuta la società a crescere e migliorarsi. Hellmann poi aggiunge un altro punto: "Come si è già osservato in passato, la stragrande maggioranza dei profughi che ha trovato rifugio in Germania, alla fine dei conflitti e al ritorno della pace sono tornati nel proprio paese". Ed è per queste ragioni che, secondo Meiwald e Hellmann, il compito della politica e di tutti coloro che dimostrano buona volontà è di affrontare il problema con decisione e senza tentennamenti.

Affrontare la crisi uniti, nell'interesse della Germania intera - "Il fenomeno c'è, è presente, esiste. Alimentare paure, chiedere l'innalzamento di barriere e la chiusura delle frontiere è inutile e controproducente. Non ci resta ora che dare delle risposte e impegnarci tutti, affinché si riesca a trovare delle soluzioni che impediscano conflitti sociali e a garantire protezione a chi ce la chiede. È nell'interesse di tutti e della Germania intera riuscire a risolvere i problemi legati a questo fenomeno. E ciò lo si fa insieme, non uno contro l'altro e alimentando i conflitti", aggiunge Meiwald.

"I tedeschi dell'Est non devono scordare il loro passato" - A chi ritiene che la maggioranza delle persone che chiede asilo politico in Germania faccia parte dei cosiddetti "immigrati economici" e quindi non dovrebbe essere ritenuta degna di essere ospitata, Hellmann invita i suoi corregionali e tutti i cittadini della ex Germania est a ricordarsi del loro recente passato quando, 25 anni fa, andarono all'ovest abbagliati dal benessere dell'Occidente e speranzosi di potere migliorare il loro benessere materiale. "Il problema va risolto all'origine, ossia alle cause che hanno generato i conflitti in quelle regioni da dove arrivano oggi i richiedenti l'asilo. E l'Europa non è priva di responsabilità", concludono Meiwald ed Hellmann, riprendendo le parole di alcuni giorni fa di Gregor Gysi, una delle figure più conosciute e carismatiche del partito a livello nazionale.

L'incontro si conclude con una calorosa stretta di mano e lo scatto di una fotografia, quella allegata, da cui traspare con evidenza il sorriso di chi guarda al futuro, nonostante tutto, con ottimismo.

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