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GERMANIAGli svizzeri infiammano il popolo di Pegida

29.09.15 - 11:05
Torna a crescere il movimento contro l'islamizzazione dell'Occidente. Sul palco degli oratori due svizzeri che accusano: "17 richieste di manifestazione pro Pegida in Svizzera, zero autorizzazioni"
Gli svizzeri infiammano il popolo di Pegida
Torna a crescere il movimento contro l'islamizzazione dell'Occidente. Sul palco degli oratori due svizzeri che accusano: "17 richieste di manifestazione pro Pegida in Svizzera, zero autorizzazioni"

DRESDA - "Lügenpresse, Lügenpresse!". Stampa bugiarda. L'hanno urlato a squarciagola i 15.000 (8.000 per alcuni media, molti di più per gli organizzatori) che hanno partecipato lunedì alla manifestazione di Pegida. E poi: "Merkel deve andarsene", "resistenza", "via chi non ama la Germania". Dal palco da cui Lutz Bachmann, il leader del movimento dei patrioti contro l'islamizzazione dell'Occidente ha tenuto il suo discorso, il colpo d'occhio è più che galvanizzante per gli organizzatori delle manifestazioni del lunedì.

Pegida tra poco "festeggia" il suo primo anno di vita. "Noi non siamo contro gli stranieri, noi siamo contro la politica di questa Germania", ci ha confidato una simpatizzante, che preferisce restare anonima.

Chi partecipa a Pegida perde il posto di lavoro - L'anonimato ce lo ha richiesto espressamente perché ha paura di perdere il posto di lavoro. A manifestare per Pegida si rischia grosso. La signora, che abbiamo incontrato nel primo pomeriggio di lunedì, ci invita a seguirla fuori dal suo posto di lavoro ("il mio ufficio è troppo piccolo", ci dice). Insegnanti, dipendenti dello Stato, ma anche diverse altre professioni sono nel mirino: chi simpatizza per Pegida rischia il licenziamento.

Votare SPD o CDU è la stessa cosa - "E questa si chiama democrazia?", si chiede la simpatizzante di Pegida. La cosa buffa è che "ai tempi della DDR si doveva votare un solo partito (la SED). Oggi, invece, si ha la scelta totale di votare cio che si vuole, ma alla fine non cambia niente. Tutti i partiti eseguono i dettami imposti dai potenti dell'economia. Credevamo che con la democrazia avremmo potuto scegliere noi in quale direzione andare. Invece, eccoci qui. Dopo 25 anni ci rendiamo conto che votare Spd o CDU è la stessa cosa". In Sassonia la percentuale di astensioni negli appuntamenti elettorali è altissimo. Nelle ultime amministrative, in alcune aree del Land della Germania orientale, la percentuale dei votanti non ha superato il 30%.

25 anni fa si manifestava per la libertà di stampa, oggi contro la stampa bugiarda -  Un altro punto di contestazione è la feroce critica contro i mass media che, secondo Bachmann e il popolo di Pegida, falsificano i fatti e storpiano la realtà. Mass media tutti al servizio, sempre secondo loro, della politica. E pensare che 25 anni fa, nel capoluogo della Sassonia e in altre città della ex DDR, si gridava "Pressefreiheit", libertà di stampa. Oggi è la stampa ad essere sul banco degli imputati. In una Germania divisa ancora a metà, in una ex DDR dove quasi una persona su due vive grazie alla pensione, all'assistenza (la famigerata Hartz IV) e all'assicurazione disoccupazione, "l'americanizzazione" imposta dalla Repubblica federale tedesca non a tutti piace. "Ci vogliono tutti lobotomizzati. Alla sera tutti davanti alla tele con patatine e birra a guardare il nulla. Ci vogliono cosi i politici", ci spiega ancora la signora incontrata lunedì pomeriggio.

Una guerra tra poveri? - I timori per l'arrivo di un massiccio numero di profughi sono sempre più diffusi. E Pegida tocca le corde di queste paure. Oltre ai problemi di ordine pubblico, si teme una guerra tra poveri. "Qui in Sassonia e in tutta la Germania sono molti i lavoratori che riescono a campare facendo le pulizie, lavorando come cameriere ai piani negli hotel e svolgendo tutta una serie di professioni a basso valore aggiunto.. e sono proprio questi lavoratori ad essere i più esposti a subire la concorrenza che arriva dai nuovi arrivati". "È normale pensare che i richiedenti asilo saranno manodopera da sfruttare a basso costo, in barba ai salari minimi".

Peghidiani svizzeri - Chi dava per spacciato il movimento contro l'islamizzazione dell'Occidente deve ricredersi. Rispetto a settimana scorsa sono aumentati di molto i manifestanti. Un aumento importante del numero di aderenti, provenienti da diverse regioni della Germania, ma anche dall'estero. E lunedì sera vi sono stati due oratori che provenivano dalla Svizzera.

La censura in Svizzera - Ignaz Bearth, presidente del DPS, partito pro-Pegida, che correrà alle elezioni federali del prossimo 18 ottobre in quattro Cantoni e Tobias Steiger, basilese ex Udc, sono saliti sul palco e hanno acceso la piazza che, al motto di "fermare il turismo dei richiedenti asilo" (con tanto di vendita di magliette a 5 euro l'una), ha risposto con scroscianti applausi. Il passaggio che ha sorpreso parecchi manifestanti è quello in cui Bearth ha informato che in Svizzera le 17 richieste di autorizzazione per organizzare una manifestazione di Pegida sono state tutte rifiutate. "Niente Pegida? Non ci credo. Ma la Svizzera non è il paese delle libertà e delle votazioni popolari?", esclama un anziano.

La domanda resta aperta. Sarà vero?

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