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CANTONE«È un mostro. Mi sento morto dentro sapendo che non è punibile»

02.05.24 - 12:25
Parla il fratello dell'autore del delitto di Avegno, che racconta le sofferenze passate dalla notte dei fatti.
Tipress
«È un mostro. Mi sento morto dentro sapendo che non è punibile»
Parla il fratello dell'autore del delitto di Avegno, che racconta le sofferenze passate dalla notte dei fatti.

LUGANO - «Questo è mio fratello. Un mostro che ha brutalmente ucciso nostra madre». Sono parole intrise di sofferenza quelle pronunciate stamattina alle Assise criminali dal fratello del 23enne che l'11 aprile 2022 accoltellò sua madre mentre dormiva. Il giovane ha preso la parola in quanto accusatore privato.

«Aveva paura di lui» - «Quando ero bambino mio fratello picchiava me e anche mia mamma», racconta. «Questo è andato avanti per anni. Sono certo che mamma faceva ogni cosa che gli chiedesse perché aveva paura di lui».

Il fratello, che in seguito al delitto ha dato fuoco al rustico di Avegno, riferisce poi che dalla morte della madre fa «incubi continui» e che ha più volte tentato il suicidio. «Sono vivo per miracolo e mi sento morto dentro sapendo che mio fratello non è punibile. Chiedo quindi giustizia per mamma, se per lo Stato non è punibile allora chi lo è?».

«Conseguenze terribili» - A prendere la parola è quindi il suo rappresentante legale, l'avvocato Stefano Genetelli. «L'agire dell'imputato ha avuto delle conseguenze terribili per il mio assistito». Genetelli chiede quindi che la riparazione per quanto da lui sofferto sia la più alta possibile, e pari almeno a 100mila franchi.

La procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis, dal canto suo, si limita a chiedere alla Corte l'approvazione dell'istanza di misura stilata, e quindi di una pena da scontare sotto forma di trattamento stazionario in una struttura chiusa specializzata.

«Non era in grado di capire quello stava facendo» - Della stessa lunghezza d'onda l'avvocato della difesa, Maria Galliani. «La perizia psichiatrica ha stabilito che il disturbo psicotico dell'imputato l'ha indotto a un raptus. Il perito ha anche sottolineato che, se non trattato debitamente con una seria presa a carico psichiatrica, questo disturbo potrebbe diventare cronico».

Per Galliani il 23enne non va inoltre ritenuto colpevole di assassinio, perché «se una persona non è in grado di capire quello che sta facendo come fa a essere senza scrupoli?». Inoltre «prima dei fatti non aveva mai dato segno di voler mettere in atto dei reati violenti nei confronti della madre». L'avvocato osserva infine che l'imputato è molto giovane e che il suo rischio di recidiva è stato giudicato «lieve», «a condizione che venga sottoposto ad adeguate cure psichiatriche e psicoterapiche».

La sentenza verrà comunicata questo pomeriggio alle 15.

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