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GERMANIA"Mi vergogno di quello che ho fatto"

07.08.15 - 12:30
Il pensionato di 58 anni fermato dalla polizia mentre faceva il saluto nazista spiega la sua versione. E i suoi amici lo difendono in una ex Germania est che soffre
"Mi vergogno di quello che ho fatto"
Il pensionato di 58 anni fermato dalla polizia mentre faceva il saluto nazista spiega la sua versione. E i suoi amici lo difendono in una ex Germania est che soffre

BERLINO - "Sì, era un saluto nazista". A parlare è Andreas M., il 58enne di Freital che, venerdì scorso, al passaggio di un corteo a favore dell'accoglienza dei richiedenti asilo nella sua città, è stato fermato da un poliziotto mentre, con il braccio teso, salutava a modo suo i manifestanti.

Stadio proibito fino al 2020 a un tifoso del Dortmund per aver urlato "Sieg Heil" - La foto ha fatto il giro del mondo e sulla Bild Zeitung, il quotidiano più venduto d'Europa, il poliziotto in tenuta antisommossa è stato definito un eroe. In Germania non si scherza. Il saluto nazista è proibito dalla legge. Andreas M. è stato denunciato e rischia una multa o addirittura la detenzione fino a tre anni. Per capire quanto siano severi i tedeschi basta ricordare il caso di un tifoso del Dortmund che, nel febbraio del 2014, prima dell'inizio della partita tra Amburgo e la squadra giallo-nera, ha urlato "Sieg Heil", approfittando del silenzio durante il minuto di raccoglimento dedicato a Hermann Rieger, massaggiatore dell'Amburgo che era deceduto qualche giorno prima. Ebbene, il 33enne, ubriaco (1,7 per mille) è stato subito prelevato dagli steward presenti e denunciato. La società del Borussia Dortmund lo ha diffidato e non potrà più entrare allo stadio fino al 2020.

"Ti mancano soltanto i baffetti alla Hitler" - Nella "Jux", bettola di Freital, cittadina di 40mila abitanti della Svizzera sassone, che Andreas M. frequenta regolarmente, si fa dell'ironia. Come scrive la "Die Welt" nella sua versione online, sul muro del bar sono state appese le foto della scena del poliziotto che abbassa il braccio al pensionato. Un frequentatore fa la battuta: "ti mancano soltanto i baffetti alla Hitler". Quando il giornalista ha chiesto ai presenti cosa ne pensavano dell'episodio, tutti hanno difeso Andreas, ritenendolo una vittima. Raccontano che M. ha iniziato a bere qualche tempo fa perché gli antidolorifici non facevano più effetto. Andreas M. ha problemi alla schiena dovuti al suo passato da muratore e, ai tempi della DDR, da minatore in una miniera di uranio. Figlio di una operaia di fabbrica e di un conducente di autobus, nel 2009 è stato prepensionato a causa delle sue condizioni di salute, che non gli permettavano più di lavorare. Operato all'anca una volta, due volte alla schiena: "E la prossima operazione è alla spina dorsale", aggiunge Andreas M. "Una vita passata dai medici", racconta l'ex minatore, tormentato dai dolori. "E poi arriva tutto in una volta, è per questo che ho perso la ragione venerdì", cerca di giustificarsi. In quel giorno aveva bevuto tre birre e un paio di grappini.

"Anche a Freital tante famiglie e disoccupati" - Anche Heiko Hauptmann, l'esercente della Jux, difende il suo cliente abituale e si schiera apertamente contro l'accoglienza dei richiedenti asilo. Secondo lui la maggior parte di essi sono dei "villani", ma allo stesso tempo ritiene ovvio aiutare le famiglie e i bambini che arrivano dalle zone di guerra. Hauptmann, però, ricorda che "anche a Freital ci sono tante famiglie con bambini e molti disoccupati" e che "tanti giovani sono a spasso". "Dovrebbero prima aiutare loro, i giovani, e creare posti di apprendistato. In questo modo avremmo personale qualificato e non avremmo il bisogno di andare a prendere chicchesia da fuori". E come tanti nella ex DDR, ricorda come la sua regione e tutta la ex Germania Est stia soffrendo economicamente dopo il crollo del muro. A Freital il tasso di disoccupazione è oltre la media nazionale, ci sono numerosi beneficiari dell'assistenza pubblica e dopo il crollo del muro di Berlino si è assistito, come in tutta la ex Germania est, a un crollo dell'occupazione. Un sentimento condiviso da molti cittadini di Freital e della ex Germania Est. Il reporter fa un giro in città e l'atmosfera che si respira è quella dell'ostilità nei confronti dello stato della Repubblica Federale. Una pensionata parla di una Germania che li "munge come una mucca" e racconta di avere lavorato per 38 anni in una fabbrica di porcellana e di essere stata lasciata a casa, senza la possibilità di riqualificarsi. E, tornando ad Andreas M., la Die Welt racconta che l'ex muratore prende 730 euro di pensione al mese e gliene restano 350 per campare. E si dice contrario ad un arrivo massiccio di richiedenti asilo "perché nella sua città ci sono già molti che vivono soltanto grazie all'aiuto sociale e che hanno bisogno di un alloggio". Ma alla fine dice: "Mi vergogno per quello che ho fatto".

"Siamo riusciti a mandare via i russi" - In questa ex Germania est, in cui quasi una persona su due vive di aiuto sociale o di pensione,  ci sono battute che fanno capire quanto sia lungo il percorso di unificazione: "Siamo riusciti a mandare via i russi. Il problema è che oggi sono arrivati i Wessis, (i tedeschi dell'ovest) e sarà difficile mandare via anche loro". Oppure: "Siamo riusciti ad abbattere la DDR, riusciremo ad affondare anche la Repubblica Federale".

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