Lo dice una ricerca condotta fra i 60 Paesi con il PIL più alto al mondo
BERNA - Trentaquattresimo posto: è la posizione (gradino più basso in Europa) che occupa la Svizzera nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di equilibrio vita-lavoro.
Meglio della Confederazione fanno la Thailandia, Corea del Sud, Algeria, Argentina, Romania, Ungheria, Arabia Saudita, Polonia e Colombia, mentre sul podio delle nazioni che assicurano un rapporto armonioso tra la vita professionale e quella privata ci sono Francia (terzo posto), Spagna (al secondo) e la Nuova Zelanda, quest'ultima risultata la più virtuosa e dove ansia da lavoro e stress cronico occupazionale (il "famigerato" burnout) stanno alla larga dai lavoratori.
La ricerca - condotta da Remote, piattaforma dedicata a tematiche che riguardano il capitale umano su scala globale - ha preso in esame i 60 Paesi con il Prodotto interno lordo (PIL) più alto: ebbene, il Paese di Guglielmo Tell quanto a standard di qualità in fatto di conciliabilità tra vita privata e lavoro è confinata nelle posizioni più basse della graduatoria.
I parametri utilizzati dalla piattaforma per giungere a queste conclusioni sono stati i giorni totali di congedo retribuito, compresi i giorni festivi, l'indennità minima di malattia prevista dalla legge (percentuale o salario dell'importo forfettario), il congedo di maternità previsto dalla legge (numero di settimane retribuite), il tasso di pagamento del congedo di maternità obbligatorio (percentuale del salario), salario minimo, stato dell'assistenza sanitaria, ore medie lavorate a settimana, l'indice di felicità generale.
«Recenti statistiche mostrano che più di tre quarti dei dipendenti hanno sofferto di burnout nel loro ruolo attuale - scrivono i responsabili della piattaforma - il che evidenzia che, sebbene si sia fatta molta strada nel creare un sano equilibrio tra il nostro io personale e quello professionale, c'è ancora del lavoro da fare in molte parti del mondo. L'atteggiamento dovrebbe essere prima la vita, poi il lavoro».
Vista la posizione di classifica, anche nella Confederazione il lavoro da fare non manca: è in buona compagnia però, visto che al 54esimo posto ci sono gli Stati Uniti, «considerati una delle nazioni meno favorevoli ai lavoratori al mondo, soprattutto a causa della mancanza di ferie annuali e di indennità di malattia previste per legge e dell'assenza di un sistema sanitario universale».
I lavoratori dei Paesi antipodi sono i più pagati, con Australia e Nuova Zelanda in cima alla lista per quanto riguarda il salario minimo. I dipendenti di Messico, Malesia e Nigeria sono invece i più oberati di lavoro, con una media di oltre 40 ore settimanali (compresi i lavoratori a tempo pieno e a tempo parziale).