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SPONSOREDIn overdose informativa

10.11.17 - 15:33
Dobbiamo ringraziare Internet: spesso si raccolgono così tante informazioni che non sappiamo più deciderci. Utile, certo, ma... il troppo stroppia
Illustrazione: Marcel Reich
In overdose informativa
Dobbiamo ringraziare Internet: spesso si raccolgono così tante informazioni che non sappiamo più deciderci. Utile, certo, ma... il troppo stroppia

Nell’era pre-Internet, come si faceva a comprare un televisore nuovo? Difficile immaginare che si andasse in un negozio specializzato, lasciandosi consigliare e poi decidendo sul posto in base alle informazioni fornite dal rivenditore. Oggi non solo esistono tanti dispositivi da non permettere una visione d’insieme, bensì un numero ancora superiore di supporti all’acquisto. Un portale di raffronto qui, un blog lì, per non parlare delle valutazioni dei clienti su ogni canale.

Non c’è da meravigliarsi che possa passare la voglia. Dopo giornate trascorse a cliccare in rete, leggere pareri e confrontare i fatti, si sono accumulate tante informazioni che non ci si riesce proprio a decidere. OLED o LED, Curved o forse meglio uno schermo piatto? Tutti sembrano sapere la cosa giusta. Ai poveri clienti nel mirabolante mondo nuovo della tecnologia inizia ad andare in pappa il cervello.

Persi nell’eccesso
La raccolta esagerata del maggior numero di informazioni possibili è comprensibile. Proprio perché oggi i consigli sono accessibili a iosa in modo rapido e semplice, vogliamo approfittarne. Diamo per scontato che i fatti nuovi abbiano più valore di quelli esistenti. In fin dei conti vogliamo una base quanto più ampia possibile per la nostra decisione.

La spinta ad avere sempre più informazioni tuttavia sfocia nell’eccesso. Non siamo più in grado di elaborare i fatti e ci sentiamo persi nella marea di dati. «Information bias», così chiamano i ricercatori del comportamento l’errore sistematico che induce a raccogliere fatti sempre nuovi senza più usare correttamente quelli dati.

Confusi con metodo
Ne siamo tutti vittime. Nell’era dell’informazione, la questione non è tanto come arrivare ai fatti, bensì come filtrarli. E-mail, siti web, blog, feed, Twitter, Facebook... tutto passa, niente arriva. Già negli anni ’90, lo statunitense Neil Postman, critico contro i media, scriveva che il nostro «sistema immunitario contro le informazioni» non funziona più. Rudolf Augstein, l’ormai deceduto fondatore dello Spiegel, si esprimeva così: «Cresce il numero di chi non è più informato a causa dell’eccesso di informazioni».

Come accade per ogni sviluppo, c’è chi se ne approfitta. Quando i giuristi caricano casi semplici con dossier sempre più estesi, non è nient’altro che una manovra di disinformazione. Il mal di testa può venire anche discutendo col consulente bancario. Perlomeno in quel caso la persona vuole essere d’aiuto, anche se di solito in maniera non del tutto disinteressata. E quando politici e giudici convocano consigli e richiedono nuove perizie, si cela anche lì dietro troppo spesso la paura di prendere una decisione.

Il potere della riduzione
Questi tentativi di fuga sono controproducenti. Quante più informazioni ci schiacciano, tanto più decidiamo in maniera irrazionale. Il ricorso a regole approssimative semplificanti è detto euristica in termini scientifici. Con poco impegno permette di raggiungere un risultato buono, ma non ottimale. Ci si affida all’esperienza, al proprio sentire o alla fiducia.

Nulla di male, di per sé, ma un giudizio basato sui fatti è un’altra cosa. D’altro canto non esiste neppure una ricetta universalmente valida su quante informazioni abbiano senso in un dato frangente. Ciascuno deve sapere quando è in grado di valutare al meglio e quando la testa in fumo non glielo permette più.

La riforma Previdenza per la vecchiaia 2020 recentemente fallita è un buon esempio. Un sondaggio rappresentativo di Axa Investment Managers, condotto dall’istituto gfs-zürich, ha mostrato che l’interesse della popolazione al tema poco prima della votazione era diminuito. Come possibile spiegazione il responsabile adduceva «un eccesso di informazioni che ha portato alla nausea», questa la dichiarazione rilasciata alla testata «AZ».

In particolare sul tema della previdenza, sarebbe importante poter decidere con le informazioni corrette, piuttosto che con un numero esorbitante di esse. La pensione non è un televisore. Non si può semplicemente comprarne una nuova.

Come vi difendete dalle informazioni in eccesso? Quando va bene e quando è troppo?

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Questo contributo è realizzato per conto di Raiffeisen. Si tratta quindi di pubblicità e non fa parte del contenuto redazionale.

 

 

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