A determinare il no all’iniziativa promossa dai Verdi è stato il timore di una dipendenza dall’estero
BERNA - Il 33% di chi ha votato contro l’abbandono pianificato dell’energia nucleare lo ha fatto per paura di dover acquistare l’energia elettrica necessaria dai paesi vicini che la producono nelle centrali a carbone o nucleari. Questo è quanto emerge dal sondaggio Tamedia che analizza le motivazioni di voto degli svizzeri che questo weekend si sono recati alle urne. Gli altri motivi che hanno spinto ad affossare l’iniziativa sono il timore di un ammanco energetico (16%) e la convinzione che porre una data di scadenza al nucleare sia sbagliato (16%).
Le donne più verdi - Le donne si sono mostrate più favorevoli all’iniziativa rispetto agli uomini. Entrambi i generi, però, hanno bocciato l’iniziativa: con il 51% dei voti le donne e con il 57% gli uomini. Inattesa la composizione anagrafica del voto: giovani e anziani si sono schierati per il no. Il 54% dei 18-34enni e il 60% degli over 65. Più moderate le altre generazioni. In particolare tra i 35-49enni è scaturito un pareggio.
In campagna piace l’atomo - Una netta bocciatura dell’iniziativa è quella che emerge dai risultati nelle campagne. Il 59% degli abitanti di questi comuni ha detto no. Negli agglomerati la percentuale scende al 56%. Mentre è in città che si trovano i fautori dell’addio all’atomo: il 56% dei cittadini ha votato sì.
Non grazie alla Leuthard - Solo il 20% dei contrari ha dichiarato di essersi fatto convincere da Doris Leuthard o dal Consiglio federale in generale. Un altro quinto della popolazione dice di essere stato convinto dall’Udc. Ma a muovere le masse, ben il 45%, sono stati altri attori non specificati, ma che non appartengono alla politica o alle associazioni economiche.
Non lasceremo l’atomo - E il futuro? Solo una minoranza degli intervistati ritiene che la Svizzera uscirà dal nucleare entro 20 anni. Il 58%, invece, ritiene che ciò sia poco probabile. Questo, però, non vuol dire che si costruiranno nuove centrali. Solo il 9% del campione ritiene che ciò sia auspicabile in ogni caso, mentre il 25% lo accetterebbe solo in caso di un netto passo avanti tecnologico. Il 59%, però, non lo auspica.
Fallimento dei sondaggi? - Questa votazione non è stata positiva per il sondaggio Tamedia che non è riuscito a prevedere il drastico calo di favorevoli nelle ultime settimane. Secondo l’analisi dei politologi Fabio Wasserfallen e Lucas Leeman «sono stati gli elettori di centro ad aver propeso molto chiaramente per il no» durante le ultime due settimane prima del voto. Gli elettori Ppd, che nell’ultima tornata di sondaggi erano al 53% per il sì, sono calati al 38%. I votanti Pbd, al 55% due settimane fa, hanno approvato l’iniziativa solo nel 31% dei casi. Un passo falso che permetterà ai politologi di meglio calibrare i fattori di ponderazione in vista dei prossimi appuntamenti elettorali.
Sondaggi online - Da circa 30 votazioni Leeman e Wasserfallen curano i sondaggi elettorali online per le testate del gruppo Tamedia. Una nuova modalità di rilevamento che sta dando risultati positivi. Nel 60% di questi 30 appuntamenti elettorali, i risultati del sondaggio Tamedia si sono rivelati più vicini all’esito elettorale rispetto a quelli dell’istituto GfS, il quale si occupa storicamente dei sondaggi per la Ssr e utilizza la modalità di contatto telefonico.
Com’è fatto - A questa tornata del sondaggio Tamedia hanno preso parte 12’329 persone provenienti da tutta la Svizzera tra il 25 e il 27 novembre. I politologi Lucas Leeman e Fabio Wasserfallen hanno ponderato i dati in base alle variabili demografiche, geografiche e politiche. Il margine di errore è di 2,2 punti percentuali. Più informazioni su tamedia.ch/umfragen.