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Il presidente colombiano Alvaro Uribe ha sdegnosamente respinto oggi la condizione posta dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) per salvaguardare la vita degli ostaggi - sospendere le operazioni militari in una zona del dipartimento di Caquetà - ed ha ordinato più slancio ai 3000 uomini dell´esercito impegnati nelle ricerche. L´obiettivo chiaro del capo dello Stato colombiano è di coinvolgere il più possibile la comunità internazionale nella lotta alle Farc.
La decisione di Bush di inviare altri 150 militari in Colombia ha avuto un duplice, rilevante, effetto: il superamento del contingente massimo di 400 uomini previsto per questo paese dalla legge e lo sviluppo di un acceso dibattito a Bogotà fra favorevoli e contrari ad una iniziativa che può alzare ulteriormente il livello dello scontro nel paese. Il capo della Casa Bianca ha fatto ricorso a prerogative di emergenza per portare a 411 i "berretti verdi" inviati in Colombia, ma è certo, come ha notato la stampa statunitense, che in questo modo ha creato i presupposti per l´ultimo atto che ancora manca: l´autorizzazione ad operare direttamente negli scontri con le Farc e l´Esercito di liberazione nazionale (Eln).
Per questo potrebbe servire il "Piano Colombia", un progetto varato nel 2000 che ha comportato investimenti statunitensi per 1700 milioni di dollari, il che significa che il paese sudamericano è il terzo, dopo Israele e Egitto, per l´ammontare degli aiuti ricevuti da Washington. Fino all´autunno scorso le forze ed i mezzi militari americani potevano solo intervenire per la lotta al narcotraffico colombiano, ma con una nuova autorizzazione il Congresso ha esteso questa attività anche alla lotta contro la guerriglia.
ATS
