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CALCIOI teppisti del calcio infestano subito il primo derby cantonale

31.07.11 - 18:15
Al Lido, alcuni supporter del Lugano vanno all’attacco di quelli del Locarno. Un tifoso locarnese ferito. Dopo due sole giornate, la violenza da stadio riemerge e lo Stato sembra non trovare rimedi
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I teppisti del calcio infestano subito il primo derby cantonale
Al Lido, alcuni supporter del Lugano vanno all’attacco di quelli del Locarno. Un tifoso locarnese ferito. Dopo due sole giornate, la violenza da stadio riemerge e lo Stato sembra non trovare rimedi
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LOCARNO – Non era previsto che al primo derby ticinese della stagione si dovessero già vedere certe scene. Al fischio finale, alcuni teppisti al seguito del Lugano hanno invaso il campo cercando lo scontro con i tifosi delle bianche casacche. Un supporter locarnese è rimasto ferito. Una scena miserabile, scatenata da quattro gatti, ma invece di fare la morale è meglio porsi qualche domanda.

Com’è possibile che una società seria come quella del presidente Renzetti non trovi una soluzione per reprimere la parte violenta della sua tifoseria? Questa emulazione dei peggiori vizi in campo ultrà quale scopo ha? La “intelligence” delle forze dell’ordine cantonali conoscono queste dinamiche di guerriglia? E se sì, come mai si fanno trovare quasi sempre impreparate? Le risposte le dovrebbero dare gli interessati, immediatamente, ma di solito in questi caso il silenzio è la prassi.

C’è un equivoco di fondo, che viene prima dei fatti: classificare questi micro-delinquenti come fenomeni da stadio e non come problema di ordine pubblico. In molte parti del mondo, lo stadio è considerato una specie di zona-franca, dentro la quale si possono perpetrare reati che vanno dal razzismo alla violenza fisica. Anche da noi, nel modesto calcio di Challenge League, si ragiona in questo modo, affidando la sicurezza all’interno degli impianti ai club. La polizia si piazza fuori, come se lì cominciasse il suolo pubblico e lo stadio sia invece una specie di “riserva”.

In fondo, è una sorta di scaricabarile, come se fossero le società di calcio a doversi occupare dei reati che vengono commessi durante le partite all’interno dello stadio. Un reato è reato ovunque, prevenzione, repressione e giudizio toccano allo Stato.

 È come se un rapinatore di una stazione di servizio, mettiamo, fosse lasciato libero di delinquere all’interno della struttura poiché si considera il posto un luogo privato. E che quindi sia la cassiera a dover organizzare la difesa in corso di reato. Non è così. E non è così nemmeno alle partite di calcio.

Alla seconda giornata, dunque, il calcio ticinese è già macchiato. Ne restano 28 alla fine della stagione, durante le quali si giocheranno altri 11 derby cantonali. I responsabili dei club e lo Stato è meglio che comincino subito a risolvere il problema, a trovare soluzioni serie che anticipino le non certo illuminate strategie di guerriglia da stadio. E che le facciano sparire, come si fa con l’erbaccia dell’orto. È sempre troppo tardi ma non è mai troppo presto.

Foto d’apertura: archivio-Tipress
 

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