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LUGANOLa rabbia e il rancore: "Se non la eliminavo, sarei morto io"

22.11.10 - 14:29
Marco Siciliano sarebbe stato esasperato dalla moglie. "Era diventata un problema"
Ticinonline Manuel Meleleo
La rabbia e il rancore: "Se non la eliminavo, sarei morto io"
Marco Siciliano sarebbe stato esasperato dalla moglie. "Era diventata un problema"

LUGANO - Prosegue senza interruzioni il processo a Marco Siciliano. Il 4 aprile l'imputato viene convocato in Polizia come testimone dei fatti. La procuratrice generale aggiunta Rosa Item legge qualche stralcio del verbale.

Ricostruzione - Siciliano è davanti agli inquirenti, sono le 8.55. La sera del 25 marzo, dichiara Siciliano, verso le 20 ha messo il bambino a dormire, come d'abitudine. L'unica eccezione alla routine quotidiana è l'acquisto della tisana calmante. Quella sera Siciliano aveva intenzione di ribadirle la decisione di separarsi. Nel primo racconto fornito da Siciliano i due avevano pianto, si erano addiritura abbracciati, ma c'era tensione tra di loro e Beatrice era agitata. Poi Siciliano racconta di essere stato a Bellinzona, di avere pianto in continuazione e di essere distrutto.

L'abbraccio - A proposito dell'abbraccio, oggi Siciliano dice che l'abbraccio non c'è mai stato, ma che era frutto di un'immagine passata per la sua testa. Un falso ricordo che si inserisce in un contesto che contiene tutta una serie di immagini che poi si sono rivelate false. Alle 16, dopo i risultati dell'esame sull'arcata dentaria, Siciliano passa da testimone ad indiziato. Gli inquirenti lo interrogano, e il 32enne ammette di aver ucciso la moglie, ma non si ricorda come, e nega di sapere che la moglie era incinta.

Non ricorda - Il Giar ordina una visita medico-psichiatrica su Siciliano. La quale stabilisce che l'imputato ha vissuto una vita parallela rispetto a quella che ha realmente vissuto. Siciliano non si ricorda degli sms che ha scritto durante la settimana successiva al delito, e nemmeno dove ha gettato il cadavere. L'uomo si ricorda solo il tonfo del cadavere, e la sua grande rabbia per il fatto  che la moglie non avrebbe piu consentito di vedere il figlio. Siciliano ammette invece di aver preso tutti in giro. Il Giar, alla luce dei fatti, mantiene l'arresto.

Rabbia - I ricordi riaffiorano pian piano. Il 5 aprile Siciliano si ricorda del tombino di Paradiso dove ha gettato la carta Sim, ma continua a non menzionare il sonnifero. Emerge invece la rabbia e la frustrazione che Siciliano ha accumulato verso la moglie, da lui giudicata rigida, risparmiatrice, e che gli aveva tolto la voglia di vivere. Una situazione del tipo: "Se non la eliminavo, sarei morto io". Esce fuori un rancore che si è accumulato a strati, per anni. "Non era un problema economico, ma una decisione dettata dal fatto che non ce la facevo piu a sopportare quella situazione. mia moglie era diventata un problema, doveva essere eliminata".
 
Rancore - E' il perito Calanchini che fa notare che nelle parole di Siciliano, nei verbali successivi, emerge un grande rancore. L'arrivo di P., l'amante, aveva fatto ritornare la voglia di vivere a Siciliano, che viveva come un'ossessione il desiderio della moglie di avere il secondo figlio, la cura ormonale, i rapporti sessuali programmati e a comando. Siciliano nei verbali ribadisce: "Non è possibile che Bea non ci arrivi. L'unico modo che avevo per risolvere la situazione è quella di ucciderla". La confessione decisiva, quella che ha portato il Ministero pubblico a formulare l'accusa letta in aula, è datata 29 aprile. In quell'interrogatorio Siciliano dichiara che Beatrice, e il bambino che aveva in grembo, gli erano d'intralcio.

Red

Foto Ticinonline Manuel Meleleo

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