Ancora elevato il tasso di tossine nell'acqua del rubinetto, e arrivano due iniziative. La Ssige: «Si agisca in modo mirato piuttosto», i contadini: «Noi non esageriamo mai»
BERNA - Si chiamano cloridazone e metolacloro e, anche se non ce ne accorgiamo, può capitare che ce li beviamo con l'acqua del rubinetto. Come riportato dalla Nzz am Sonntag ancora una volta in Svizzera le acque potabili sono contaminate sopra i livelli di tolleranza (0,1 microgrammi per litro) dai pesticidi utilizzati dalle coltivazioni intensive.
Due iniziative - «Sono risultati che non sorprendono nessuno, l'acqua in Svizzera è tutt'altro che eccellente e non è un caso che, ancora una volta, le tossine superino la soglia stabilita», spiega Franzisca Herren del comitato promotore dell'iniziativa popolare “Acqua potabile pulita e cibo sano”. La richiesta del testo è semplice e diretta: qualsiasi agricoltore che utilizzi pesticidi sui suoi campi o somministri antibiotici ai suoi animali deve essere privato dei sussidi. Ma non è colpa dei contadini: «Fanno come è stato insegnato loro, come sempre si è fatto, ci sono alternative ma la Confederazione non fa nulla per incentivarle». Per un futuro sano in Svizzera, sempre secondo lei, bisogna andare «oltre il Bio, ancora troppo lasso» e aderire alle direttive Demeter e all'agricoltura biodinamica.
Per preservare terra a falde anche il gruppo Future 3.0 ha lanciato un'iniziativa simile :“Per una Svizzera senza pesticidi sintetici”, che mira a mettere al bando i pesticidi sintetici in Svizzera: «Vogliamo un radicale cambio di paradigma», spiega l'iniziativista Laurent Berset.
«La nostra acqua è eccellente» - Ma la nostra acqua è davvero messa così male? «No, è ottima assolutamente sicura da bere», ribadisce il portavoce della Società svizzera dell'industria del gas e delle acque (Ssige) Paul Sicher, «oggi il 70% dell'acqua potabile è distribuita in modo naturale e senza trattamenti complessi», ribadisce. Ma per i pesticidi ci sono rischi? «Non si può negare che questa cosa può avere ripercussioni sulla salute a medio-lungo termine, senza dubbio questi risultati sono un campanello d'allarme. Per risolvere la situazione non penso che iniziative come queste possano davvero aiutare, è necessario intervenire in maniera mirata proteggendo le aree idrograficamente più sensibili».
La parola ai contadini - Secondo Markus Ritter dell'Unione svizzera dei contadini parlare di un uso eccessivo di pesticidi da parte dei contadini svizzeri è scorretto: «Li usiamo quando dobbiamo per proteggere il raccolto, senza rischiamo di perderci il 20 o il 40%. Lo stesso vale per gli antibiotici, se li usiamo è perché gli animali ne hanno bisogno perché sono malati o soffrono».
E riguardo alle iniziative? «Sono radicali e rischiano di avere un impatto devastante sulla nostra agricoltura, non ci sarebbe quasi più nulla di svizzero da comprare e si rischia di dover importare molto». Importante puntualizzare, anche chi lavora la terra ha a cuore l'ambiente: «Certo che sì, seguiamo le direttive della Confederazione, è importante ricordare che sono sostanze costose non vengono mai usate in maniera scriteriata. Preferiamo sempre soluzioni naturali come la selezione e/o l'utilizzo di insetti predatori di parassiti».