Le edicole d'oltre confine vendono prodotti vietati ai minorenni. «Nessun controllo sui documenti»
CHIASSO / PONTE CHIASSO - «I ticinesi? Certo che vengono». All'edicola Accademia di Ponte Tresa (Italia) non si fanno problemi: «Se hanno almeno 14 anni, noi vendiamo tutto». I baby-pendolari del petardo non si fermano davanti ai divieti: in Ticino la vendita è proibita, ma basta fare la spola oltre confine per procurarsi miniciccioli, raudi, magnum e miccette di ogni genere, da rivendere magari ai compagni di scuola con una piccola “cresta”.
«Comprano e vendono» - A Mendrisio, la direzione delle scuole medie ha scritto una lettera alle famiglie avvisandole del fatto che «all'esterno della scuola gruppi di ragazzi si ritrovano ad esplodere petardi» e che le misure di controllo sono state rafforzate. «Ci è stato comunicato che i petardi vengono venduti dagli stessi ragazzini ai compagni» spiega Maria Bonina, presidente dell'assemblea dei genitori. «È preoccupante».
Da Chiasso a Gravesano - Episodi analoghi si segnalano fuori dalle scuole di Chiasso. «Sentiamo i botti da giorni intorno alle 18-19 di sera» racconta una residente. A Gravesano stessa storia: «Ci siamo rivolti alla polizia per informarci su come agire a seguito di casi recenti» spiega il direttore delle scuole medie Roberto Bottani. I petardi – di piccolo taglio – verrebbero rivenduti con un sovrapprezzo di 1-2 franchi rispetto al prezzo di mercato: è il costo del trasporto.
Gli edicolanti non controllano - Dove si procurano i baby-trafficanti la merce proibita? Alcuni ragazzi fanno da “staffetta” con l'Italia, dove «si procurano i petardi che poi usano e rivendono» racconta un 14enne di Gravesano. «È facilissimo, gli edicolanti italiani non chiedono i documenti» aggiunge un coetaneo chiassese. E dall'edicola Marceca di Ponte Chiasso confermano: «Ci regoliamo a occhio, non possiamo verificare ogni cliente». La legge italiana, del resto, è molto meno restrittiva che in Ticino: «I botti veramente forti, però, da qualche anno sono proibiti anche qui» osserva con rammarico l'edicolante di Ponte Tresa. «Prima i ragazzi svizzeri erano molto più numerosi».