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CANTONEMarchio etico alle aziende, toccherà alle associazioni economiche e non allo Stato

25.03.15 - 14:27
Tutti consapevoli dell'importanza dello strumento, ma differenza di vedute su chi dovrà curarne l'applicazione. Respinte le mozioni UDC e PS
Foto Archivio Ti-Press
Marchio etico alle aziende, toccherà alle associazioni economiche e non allo Stato
Tutti consapevoli dell'importanza dello strumento, ma differenza di vedute su chi dovrà curarne l'applicazione. Respinte le mozioni UDC e PS

BELLINZONA - L'ultima seduta del Gran Consiglio per questa legislatura si è aperta oggi pomeriggio con la discussione di due mozioni (una UDC e una PS) entrambe legate alla creazione di un marchio "etico" di "Azienda locale", per premiare chi si dimostra attento all'assunzione di personale residente.

"Diamo una possibilità a cittadini ticinesi di capire quali sono le ditte attente al mercato del lavoro dove tutti viviamo", ha affermato uno degli iniziativisti, il democentrista Marco Chiesa, protagonista di un vivace scambio di battute con la Consigliera di Stato Sadis e con il liberale-radicale Badaracco. Toni talmente accesi da costringere il Presidente del Gran Consiglio Corti ad intervenire. Lo stesso Corti ha avuto un piccolo battibecco con il PLR Rinaldo Gobbi.

I contrari - Il principio è condivisibile, ha concesso il PLR, che si chiede chi debba, in ultima analisi, conferire questo marchio: lo Stato o le associazioni economiche come AITI e Camera di Commercio? "Lo Stato non può assumersi anche questo compito", ha dichiarato Roberto Badaracco. "Il sistema sarebbe costoso e con scarse garanzie di successo". La strada giusta è di sensibilizzare le imprese, "e ci vuole un cambio di mentalità". Il PLR ha appoggiato il rapporto di maggioranza, che chiedeva di respingere entrambe le mozioni.

Sulle stesse posizioni si è schierato il PPD: buon principio, ma devono essere le aziende, e non lo Stato, a valutare 'etica' o meno un'azienda. "Ci sono altri parametri che devono essere valutati oltre alla percentuale di residenti assunti, come la possibilità di impiegare portatori di handicap, e il rispetto di contratti collettivi", ha spiegato Nadia Ghisolfi.

La questione è chiara, secondo la Consigliera di Stato Laura Sadis: "È un classico esempio di possibile autoregolamentazione" che può essere gestito correttamente dalle associazioni economiche, senza l'intervento dello Stato.

Il relatore di maggioranza, il leghista Daniele Caverzasio, ha spiegato perché la gestione non deve essere affidata allo Stato, ma alle associazioni di categoria. "Una buona collaborazione tra il privato e il pubblico è la buona strada da percorrere".

I favorevoli - Il marchio, ha spiegato il mozionante Henrik Bang, "è la diretta conseguenza di episodi che mi sono capitati negli ultimi anni". Lo strumento deve rappresentare "un elemento di trasparenza". Il rapporto di minoranza (sostenuto da PS, Verdi e UDC) vede lo Stato quale ente controllore e applicatore del marchio. Demandare il compito alle associazioni economiche non porterebbe alla sua effettiva creazione.

"Il marchio deve restare facoltativo" precisa Bang: "è un possibile strumento per rendere più trasparente il settore". "Perché un logo fatto in Ticino non dovrebbe poter essere promosso dal Governo?", chiede Claudia Crivelli Barella per il gruppo dei Verdi. "È un po' come raccomandare le pecore al lupo", ha aggiunto Sergio Savoia, in merito all'opportunità di affidare il marchio alle stesse aziende che impiegano personale straniero.

Orlando Del Don, per il Gruppo UDC, ha accusato i contrari alle mozioni "di barcamenarsi con i 'se' e con 'ma'". Per l'UDC "lo Stato non può stare a guardare: è il momento di premiare le aziende virtuose. Si tratta di rispettare un'esigenza sempre più sentita da parte dei consumatori ticinesi". "Voglio un nuovo compito dello Stato: che le aziende virtuose si possano distinguere dalla massa degli approfittatori", ha aggiunto il relatore di minoranza Marco Chiesa.

Il voto - Nel corso delle dichiarazioni di voto sono emersi diversi deputati che hanno espresso la loro contrarietà ad entrambi i rapporti. Il voto (nominale) sul rapporto di maggioranza ha visto 49 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astenuti.

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