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Processo d'appello, il giudice: "La moglie di Arno Garatti è coinvolta nell'uccisione del marito". Condannato anche Mario Paiva (16 mesi), assolto Kenny Fila
LOCARNO - Ergastolo per Mitra Djordjevic, sedici mesi a Mario Paiva, assoluzione per Kenny Fila. Sono le condanne emesse in mattinata a Locarno nell'ambito del processo di appello per il delitto di Daro. La sentenza, pronunciata dal giudice Giovanna Roggero Will, ribalta in parte il verdetto dello scorso agosto.
Decisiva per la condanna della moglie di Arno Garatti sia la testimonianza del figlio D.D., autore materiale del delitto, sia i numerosi dettagli indicanti un suo coinvolgimento trapelati dall'inchiesta. Dalle bugie sul traffico di telefonate tra lei e il figlio quando la donna si trovava in Serbia, alla sua mancata partenza al momento in cui ha saputo che il marito era stato ucciso.
"Mitra Djordjevic era coinvolta sin dall'inizio nell'uccisione del marito. Ne siamo convinti", sostiene Giovanna Roggero Will. E aggiunge: "Nonostante le contraddizioni e l'incostanza, D.D. ha detto la verità quando ha chiamato in causa la madre. D.D. non aveva seri moventi per uccidere il patrigno di sua spontanea volontà. La sola, tra tutte le persone coinvolte, ad avere un movente era Mitra. La donna detestava il marito e vedeva con la curatela amministrativa la prospettiva di non potere più approfittare della situazione. Dalla morte di Arno, Mitra avrebbe avuto comunque alcuni vantaggi finanziari. Mitra ha istigato il figlio a fomentare altri a uccidere Arno. Irrilevante è il fatto che il figlio ha agito per conto proprio".
