Cerca e trova immobili

LUGANOL'ultima parola a Maier e le urla del compagno di Diebold

17.12.12 - 14:17
Momento di forte emozione che ha paralizzato l'aula. Domani alle 18.00 la sentenza
None
L'ultima parola a Maier e le urla del compagno di Diebold
Momento di forte emozione che ha paralizzato l'aula. Domani alle 18.00 la sentenza

LUGANO - Alle 12.19 è risuonata la campanella del giudice Mauro Ermani, che ha concesso la parola questa volta al procuratore pubblico Capella per una replica.

Il procuratore pubblico Capella - "Ribadisco fondamentalmente che per la pubblica accusa Maier uccise Matteo Diebold per un movente di carattere finanziario - ha detto il procuratore. Si ribadisce la qualifica del reato di assassinio e non mi accontenterò di un omicidio intenzionale. Il giorno della requisitoria non vi ho specificato quale connessione avesse il denaro affidato da Diebold a Maier, ossia che Maier stava cercando di recuperare con la mano destra quello che aveva perso con la mano sinistra. Assunta l'appropriazione indebita, che la difesa non è riuscita a smontare, importanti sono le testimonianze che dicono che Diebold aveva affidato a Maier i 200mila franchi".

"Diebold non avrebbe mollato l'osso" - Il procuratore pubblico cita poi un testimone che ha tratteggiato il carattere di Diebold come uno che non avrebbe mai mollato l'osso del suo denaro, affidato a Maier: "Non avrebbe lasciato perdere nemmeno se dall'altra parte c'era il signor Maier. Se non fosse riuscito, avrebbe denunciato Maier, avrebbe intrapreso tutte le strade per recuperare il denaro".

I complimenti a Steiger - "Per quanto concerne l'arringa difensiva - aggiunge Capella - non posso che rivolgere i miei complimenti all'avvocato Steiger nel rimanere in sella per questi due anni. Non è facile difendere una persona come Hans Peter Maier. Non credo che molti avvocati sarebbero rimasti in sella così a lungo con un cavallo così incontrollabile. Non replico quindi al tono polemico che ha inserito qua e là nel suo intervento. Una cosa va detta, io non ho immolato l'ispettore di polizia sulla cima del Lauberhorn. Ho mia abitudine di assumermi le responsabilità e in dieci anni non ho immolato nessuno, neppure l'ispettore".

La chiarezza delle accuse formulate nei confronti di Maier - "L'omicidio intenzionale è un'opportunità che il nuovo codice prevede, ma non è data per indebolire l'accusa di assassinio. E' una possibilità anche corretta anche perché non vi è nessuno che in quest'aula detiene il Vangelo. Ed è per questo che vengono inserite delle alternative nella formulazione dell'accusa. E questo non vuol dire che l'alternativa indebolisce la formulazione principale" ha aggiunto il procuratore pubblico.

"Maier non è un criminale come gli altri, la Corte ne tenga conto" - Capella spiega che "per capire Hans Peter Maier non possiamo accontentarci di pensare come si fa per un criminale qualunque. Non è un criminale con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Se noi non riusciamo a capire questo, verosimilmente non riusciremo a capire i motivi di certi suoi comportamenti, neppure perché gli è stata trovata la vaselina o perché i colpi inferti alla vittima sono stati cosi numerosi. O ci stacchiamo dal paradigma del ladro, del classico omicida oppure non riuscirete a capire fino in fondo con chi in questi giorni voi avete avuto a che fare" ha detto rivolgendosi alla Corte. 

L'avvocato dell'accusa privata Postizzi -  Dopo Capella, la parola è passata all'avvocato Postizzi, il legale rappresentante dell'accusa privata: "Noto con piacere che ho avuto la nomina del Monsignore - dice riferendosi all'arringa di Steiger. Ho constatato che nell'arringa difensiva del collega è scomparso il Tribunale federale e le sue sentenze" ha detto Postizzi. Postizzi ha quindi elencato nuovamente le sentenze del Tribunale Federale e ha continuato: "Si commette assassinio anche quando si uccide per fastidio, per una scocciatura".

"Maier ha scelto il coltello, è stata pianificazione" - L'avvocato ha ricordato che nell'arringa difensiva non si è citato il ceppo dei coltelli, la vaselina, il profilattico, elementi che escludono a priori il fatto passionale. L'avvocato è convinto dell'assassinio. "Maier ha scelto il coltello e questo significa che vi è stata una pianificazione". L'avvocato ribadisce la sua convinzione: "Non c'è stato rapporto sessuale. Non sono alla ricerca di sapere se otto anni prima c'è stato una relazione o un bacio al Principe Leopoldo". 

La controreplica dell'avvocato difensore Steiger -  Infine, è stato concesso il diritto di replica all'avvocato Steiger. "Per quanto concerne la subordinata (omicidio intenzionale), questa bene o male è l'accusa principale, anche perché sulla dazione di questo denaro (i 200mila franchi) non vi è certezza. Non c'è una richiesta di restituzione dei soldi. Non è stata mai trovata. Né un'email, neppure una telefonata. Possibile che in questo caso il procuratore pubblico non sia riuscito a ritrovare questo elemento?" dice l'avvocato Steiger. "Qui il Tribunale federale non c'entra nulla, qui quello che conta sono le prove" - ha detto Steiger rispondendo all'avvocato Postizzi. "Vediamo di riprendere i testi del Fornari sul reato d'impeto. Se ho capito bene per l'avvocato Postizzi la pianificazione c'è stata nel momento in cui Maier ha avuto la persona di fronte. Diciamolo chiaramente che vedere in faccia una persona e dare tutte quelle coltellate non può essere considerata una pianificazione. Queste 20 coltellate sono dovute all'impeto. Come si spiegherebbe la perizia del dottor Frei che arriva a ipotizzare il 50% di scemata responsabilità? L'omicidio c'è stato, ma parlare di pianificazione, no. La pianificazione è prendere in mano il coltello? In quel momento lì non c'è stata nessuna pianificazione. Le coltellate non sono da considerare una pianificazione".  

Il risotto - "Il risotto ha un significato giuridico importante - dice Steiger rispondendo all'avvocato Postizzi che aveva sottolineato l'inconsistenza a livello giuridico del risotto mangiato in casa della vittima da Diebold e Maier due sere prima del delitto. "Il tiramolla c'è stato. Lo dice anche il perito Calanchini" - ripete l'avvocato Steiger, spiegando la fondatezza della tesi del delitto passionale. 
 
Maier prende la parola - Dopo il suo avvocato, a Maier viene concessa la parola finale che chiude il dibattimento: "Non ho niente da aggiungere. L'avvocato ha spiegato bene quello che avrei dovuto dire in questi mesi. La mia vita è stata intensa e regolare fino al momento della morte di mia moglie. Malgrado tutto non abbiamo la possibilità di difenderci dagli eventi improvvisi della vita. Quello che ho sentito in quest'aula mi ha fatto male, ma ammetto che mi ha fatto anche del bene. E' come se qualcuno ti avesse dato un calcio nel sedere per farti capire i miei sbagli compiuti".

Auschwitz - A questo punto Maier si rivolge all'accusa privata. "Durante questi mesi ho avuto modo di conoscere l'avvocato Postizzi. Lui in aula ha sfruttato il fatto che sono di nascita cittadino tedesco. E lui ha abbinato la mia origine paragonando il fatto del forno lasciato aperto (dopo l'uccisione, Maier ha acceso il forno per cercare di accelerare la cancellazione delle prove) ad Auschwitz e alla tragedia della Shoah. Con questo paragone ho perso la mia stima nei suoi confronti. La mia famiglia ha perso metà dei suoi parenti in guerra. Hanno dovuto combattere. Ho tanti amici ebrei. Questa espressione, mi ha scioccato".

"Non ho imparato a piangere" - "Ho cercato parole per scusarmi, anche con Matteo con il quale io parlo. Non ho imparato a piangere perché mi è stato insegnato cosi. Ma se sei alla Farera e piangi per 23 ore, quando esci in quell'ora che ti è concessa, con il mio carattere ho sempre avuto la voglia di mostrarmi come persona che è li e dev'essere lì. La logica qui non c'entra più, qui c'è solo il dolore. Qualsiasi gesto che potesse essere lontanamente una scusa non esiste. Non ci si puo' scusare per avere ucciso la persona che ho più amato al mondo. Se c'è una parola, se esiste, ditemela. Io mi rendo conto di quello che ho fatto. Pensate alla vittima, a Matteo, non a me".

L'urlo in aula - A quel punto un urlo si leva dalla tribuna riservata al pubblico. Un urlo disperato, che è giunto dal compagno di Diebold, presente per assistere al processo e visibilmente provato: "Non ti permettere di nominare Matteo!". Un urlo improvviso, agghiacciante, che ha paralizzato tutti i presenti in aula. Il compagno di Diebold è stato accompagnato fuori dall'aula in lacrime da un agente. Maier aggiunge soltanto: "Ha ragione".

In quel momento il giudice ha ordinato di fare uscire l'imputato. 

Dopo pochissimi minuti, ristabilita la calma, Maier è stato fatto tornare in aula. "L'ultimo parola la lascio a Marco - dice con la voce rotta dal pianto l'imputato". "Ringrazio la polizia, ha fatto un lavoro onesto e mi ha trattato umanamente. ringrazio l'avvocato e tutti voi onorevoli membri della giuria, il procuratore e l'avvocato Postizzi".

Il giudice ha infine informato che la sentenza avverrà domani alle 18 e ha chiuso il dibattimento.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE