Il Direttore del DI risponde ai sindaci contrari alle chiusure notturne: «Abbiamo informato la provincia di Como e di Varese, mentre Berna ha informato Roma. La mancanza non è nostra»
BELLINZONA - «Chi lo ha detto che le Autorità italiane non sono state avvisate?». Norman Gobbi, intervistato dai giornalisti di Radio Rai 1, mette in chiaro la questione della chiusura notturna dei valichi minori (uno al confine con la provincia di Varese, due con quella di Como) che tanto sta avendo risonanza a livello nazionale, oltre confine.
Il direttore del Dipartimento Istituzioni, nel corso della trasmissione “Restate Scomodi”, ci tiene soprattutto a precisare un punto, quello sul quale alcuni sindaci italiani (in particolare quello di Cremenaga, Domenico Regazzi), stanno facendo leva, ovvero la mancata comunicazione della decisione di chiudere questi valichi: «Noi abbiamo informato la provincia di Como e di Varese, mentre l'autorità federale ha informato Roma. Se c'è stata una mancanza di informazione quindi non arriva da noi», ha sottolineato Gobbi.
«Li chiuderei tutti» - Il Consigliere di Stato risponde poi a Regazzi, quando questi (sempre in diretta ai microfoni Rai) gli chiede come mai Cremenaga sì e Fornasette (altro piccolo valico del varesotto), o altri valichi minori no. «Fosse per me li chiuderei tutti i valichi minori - sottolinea quasi infastidito -. Ma siamo in una fase di test. Quella decisa a livello federale dopo l’approvazione della mozione Pantani. Il successo o meno di questa fase deciderà come ci comporteremo in futuro».
La genuinità di questo provvedimento, quello della chiusura delle dogane minori, per Gobbi è indiscutibile: «La nostra è una frontiera molto più permeabile ai fenomeni di criminalità transfrontaliera. Astano, lo ricordo, è stato per alcuni anni il luogo con il maggior numero di reati pro-capite, proprio perché a ridosso della frontiera. La fascia oraria scelta, quella notturna, non va contro alla mobilità transfrontaliera. Si vuole piuttosto concentrare le attività di polizia sui valichi principali. Dobbiamo ottimizzare le attività di controllo della polizia perché abbiamo problemi di effettivi. E non solo sul lato svizzero», aggiunge.
«Già collaboriamo. Non vedo il motivo di questa chiusura» - Domenico Regazzi, dal canto suo, chiede maggior collaborazione: «È importante interagire. L’incontro informativo della Regio Insubrica ha fatto riunire sindaci italiani e governanti ticinesi per parlare di questa questione. Il dialogo è fondamentale. In questi anni abbiamo investito parecchio sui sistemi di videosorveglianza. Abbiamo installato videocamere con controllo targhe e tutti i movimenti tra i due stati vengono controllati. Secondo noi le forze dell’ordine, da ambo i lati, collaborano in modo proficuo. Non vedo il motivo di questa chiusura».