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CANTONE"Il nostro bambino? Lo vogliamo su misura"

07.10.14 - 05:58
Ticino bestia nera per tasso di natalità. E i genitori sognano sempre più figli perfetti. Il pediatra Valdo Pezzoli: "Questa società così competitiva ci condiziona"
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"Il nostro bambino? Lo vogliamo su misura"
Ticino bestia nera per tasso di natalità. E i genitori sognano sempre più figli perfetti. Il pediatra Valdo Pezzoli: "Questa società così competitiva ci condiziona"

LUGANO – Il nostro bimbo? Lo vorremmo così, così e ancora così. Mentre in Svizzera il numero di figli per coppia continua vertiginosamente a scendere (dai 2,7 del 1964 all’1,5 del 2013), crescono a dismisura le aspettative che i futuri genitori ripongono nei neonati. Il fenomeno è generalizzato, ma si fa sentire in particolare in Ticino, cantone con il tasso di natalità (1,38) più basso del Paese. “È un problema con cui siamo confrontati da qualche anno – conferma Valdo Pezzoli, pediatria e neonatologo all’ospedale Civico di Lugano –. Il numero di figli è minore. Ma c’è la tendenza a riporre in questi pochi figli sempre più aspettative”.

Dottor Pezzoli, come spiega questa tendenza?
"Forse perché oggi nascono meno bambini, i neonati sono visti come un bene prezioso, un oggetto di desiderio. Si riduce il numero di bambini, ma aumenta quello delle aspettative. Si desidera un bambino su cui potere proiettare aspirazioni che magari non sono state realizzate dai genitori stessi. Ad esempio, si sogna che il bimbo cresca in una società felice, che abbia una scolarizzazione buona. Se questi sono obiettivi del tutto ragionevoli, ci possono essere desideri difficili da realizzare, che mettono genitori e bambini sotto pressione. C’è, addirittura, chi pensa già alla carriera del proprio figlio. Non tutte le famiglie sono così, incontriamo per fortuna anche persone attaccate a un sano principio di realtà. Ma indubbiamente la società competitiva in cui viviamo ci sta condizionando".

In che senso?
"Oggi la selezione sociale parte presto. È precoce. Il mondo della scuola e del lavoro sono sempre più esigenti. E questo in un certo senso sovraccarica i pensieri dei neo genitori. Il pediatra a volte si trova in difficoltà nel farli tornare con i piedi per terra. Ma è un compito molto importante. La vita non è così ideale, le aspettative devono essere realistiche, imparare ad accettare le situazioni aiuta anche il bambino a crescere in modo sano".

È vero che oggi non interessa più sapere in anticipo il sesso del nascituro?
"Ad alcuni interessa ancora. Però, in generale, ci sono altre priorità. I futuri genitori, ad esempio, vogliono quasi sempre sapere se il figlio nascerà sano, oppure se ci sono potenziali problemi di salute".

Ecco, appunto: come si pongono i futuri genitori moderni di fronte alla malattia?
"C’è chi reagisce in maniera responsabile, con dignità e speranza. Ma c’è anche chi soffre in maniera inadeguata. Subentra una sorta di ansia supplementare per il fatto che il bambino non corrisponde all’ideale che ci si era prefigurato".  

Che effetto possono avere sul bambino tutte queste pressioni sociali?
"Il meccanismo può essere pericoloso. Alcuni sognano che il proprio bimbo eccella in molteplici attività. Ma se poi ciò non accade, subentra la delusione. Certe cose i figli le percepiscono. C’è chi cresce con la sensazione di non essere quello che i propri genitori in realtà desideravano. Ed è proprio questo che noi pediatri vogliamo impedire, cercando di fare ragionare quei futuri genitori che non riescono a restare ancorati a un principio di realtà. Notiamo, comunque, sempre più atteggiamenti educativi ambivalenti".

Per esempio?
"Del tipo che se il bambino lascia per terra il pigiama, glielo raccoglie il genitore in modo da non stressarlo. C’è permissivismo. Però, sull’altro fronte, si sovraccaricano i figli di pretese. Riuscire a fare trovare un equilibrio ai neo genitori non è evidente. È una sfida con cui siamo sempre più confrontati".

 

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