Rapporti arbitrali roventi e una situazione fuori controllo. Fulvio Biancardi, presidente della Federazione: «Tra gli allievi A, tante teste calde»
LOSONE – «C'è un'inchiesta aperta. Non posso parlare». Si chiude nel silenzio, il 17enne arbitro di Biasca colpito da un pugno sabato al termine della partita di calcio degli allievi A tra Losone e Giubiasco. L'episodio rappresenta solo la punta dell'iceberg di un fenomeno che nelle ultime settimane ha subìto una crescente esasperazione. E alcuni fischietti hanno deciso di prendere posizione. In particolare un arbitro con esperienza ventennale, che ora chiede alla Federazione Ticinese di Calcio (FTC) di essere dispensato dalla direzione di gare in cui sono coinvolti allievi A. «Arbitrare gli allievi A è diventata una cosa da masochisti», sostiene, chiedendo l'anonimato. Ma la situazione è davvero così critica? Fulvio Biancardi, presidente della FTC sembra più che preoccupato.
Presidente, il settore degli allievi A, composto da ragazzi attorno ai 18 anni, è veramente diventato così proibitivo?
Purtroppo è la realtà. Non so spiegarmelo. Non tutti sono così, è giusto ricordarlo. Però ci sono tante teste calde, difficili da tenere a bada. Ragazzi che magari creano problemi anche nella vita di tutti i giorni. Anche l’educazione delle famiglie è peggiorata. Io sui rapporti arbitrali ne vedo di tutti i colori.
Ci fa una radiografia di quanto accaduto nelle ultime due settimane?
Sulla nostra scrivania sono arrivati 25 referti arbitrali legati a casi fuori dalla normalità, che riguardano anche gli adulti. Una dozzina solo inerenti lo scorso weekend. È una cifra alta. Non era mai capitato finora. Abbiamo passato la giornata di lunedì a risolvere “gabole”.
Che spiegazioni dà a questo fenomeno?
Il movimento calcistico è lo specchio del mondo in cui viviamo. Lo dico sempre. Oltre l’80% dei match si svolge senza problemi. Poi però ci sono le mele marce. E a volte le cose scappano di mano. Stiamo entrando nella fase più calda dei campionati, ma questa non deve essere assolutamente una giustificazione.
Il noto allenatore Livio Bordoli, ai microfoni di Radio Fiume Ticino, ha dichiarato che fermare i campionati degli allievi è una misura che non porta a nulla. Cosa replica?
Abbiamo poche armi per difenderci. Facciamo quello che possiamo, sperando di dare un segnale. È anche vero che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.
Un boom di fatti analoghi si era già verificato nel 2014. Allora venne introdotto “l’uomo di fiducia”. Una figura che si occupa di accogliere l’arbitro e di creare un buon clima durante gli incontri. Come sta andando questo progetto?
Non è decollato. La metà dei club non ha più “l’uomo di fiducia”. La Federazione, tramite gli ispettori e i suoi membri, è sempre presente sui campi. E là dove siamo presenti, le cose vanno bene. Il fatto è che non possiamo monitorare 300 partite a settimana. Non possiamo avere tutto sotto controllo.
Abbiamo riferito del caso di Losone. Su altri campi l’aggressione fisica all’arbitro è stata scongiurata solo grazie all’intervento di alcune persone presenti…
Bisogna ammetterlo. La situazione sta degenerando. Si impone una riflessione globale.