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CANTONESenso di colpa per sesso a pagamento: così si scatena la fobia

15.11.16 - 07:00
Si avvicina la giornata internazionale per la lotta all’AIDS. «In Svizzera ancora 600 nuovi casi all’anno. Ma c’è tanta confusione» indica Vittorio Degli Antoni, responsabile di Zonaprotetta
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Senso di colpa per sesso a pagamento: così si scatena la fobia
Si avvicina la giornata internazionale per la lotta all’AIDS. «In Svizzera ancora 600 nuovi casi all’anno. Ma c’è tanta confusione» indica Vittorio Degli Antoni, responsabile di Zonaprotetta

Sesso e malattie

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

LUGANO - Quanta confusione, attorno alle malattie sessualmente trasmissibili. A rivelarlo è Vittorio Degli Antoni, coordinatore di Zonaprotetta, a poche settimane dalla giornata internazionale contro l’AIDS, in programma per il primo di dicembre. E nella maggior parte dei casi, sono la paura e l’ignoranza a scatenare fobie senza fine. «Ma soprattutto il senso di colpa – dice Degli Antoni – sempre più di frequente ci capita di rispondere a telefonate in cui una persona ci racconta di avere tradito la partner, magari con sesso a pagamento».

Eppure l’informazione su questi temi oggi è parecchia. Come spiega questa tendenza ad avere rassicurazioni? 
«Prima di tutto, finché il caso non la concerne direttamente, il grado di informazione di una persona resta piuttosto superficiale. Non si va ad approfondire fino al momento in cui non ci si trova confrontati con una situazione concreta. Spesso le persone ci contattano dopo avere corso l’ipotetico rischio. Molte volte ci rendiamo conto che si trovano all’interno di paranoie che esulano dal pericolo concreto vissuto».

Può esplicitare concretamente questo concetto?
«Se un cattolico praticante sposato va di nascosto con un trans, è probabile che in seguito possa avere ansia e angoscia. Certe persone ci chiamano convinte di avere contratto una malattia, ben sapendo che in realtà hanno adottato tutte le protezioni possibili. Subentrano le pressioni morali, etiche. Ci si sente sporchi per avere avuto un rapporto al di fuori della vita di coppia. Solitamente, il fobico, di malattie non ne contrae. Perché è attento. Sono gli altri a preoccupare».

Ad esempio?
«Quelli che invece affrontano queste situazioni con troppa spavalderia. Magari avendo rapporti non protetti con persone che conoscono. E proprio per questo sottovalutando il rischio. Non ci si rende conto che anche un amico potrebbe essere un potenziale portatore di malattie. Anche qui si vede quanto la psiche pesi. L’ignoto fa paura, anche se magari è sicuro. Mentre quello che pensiamo di conoscere ci crea meno timori».

Perché ad alcuni l’AIDS non fa più paura?
«Perché la vedono come una malattia più gestibile. È un problema, perché si rischia di prendere le cose alla leggera. Le nuove generazioni non hanno visto le immagini di come si moriva di AIDS negli anni Novanta. Non c’è più l’emergenza. Tocca a noi fare in modo che non si abbassi la guardia».

In Svizzera il test dell’AIDS è consigliato dopo tre mesi dal rapporto a rischio. In altri Paesi addirittura nove mesi dopo. Queste distinzioni non provocano ancora più confusione?
«Effettivamente sì. Se uno va in internet, in alcuni siti può trovare tutto e il contrario di tutto. E da lì possono svilupparsi grandi ossessioni. Ma è una questione di politica sanitaria. In certe nazioni si preferisce dire che qualsiasi contatto tra mucose causa contagio».

Questo però è terrorismo. Non trova?
«In questo modo da una parte si spaventa un po’ la gente, ma dall’altra si cerca di alzare l’asticella dei rischi potenziali. Il problema è che non si è credibili. E così, non sapendo distinguere i rischi effettivi, le persone si lanciano in situazioni pericolose. In Svizzera preferiamo informare direttamente ed esplicitamente la gente su ogni dettaglio. In modo che uno abbia bene in chiaro cosa può fare e cosa deve evitare».

Quali sono gli aspetti su cui i ticinesi sono più alla ricerca di conforto?
«Sono i rapporti orali a generare i dubbi maggiori. In Svizzera la raccomandazione ufficiale indica di evitare il contatto della bocca con sangue e sperma. Punto. Alcune donne ci chiedono di conseguenza: “Se ho rapporti con un uomo che non eiacula, sono a rischio?” Qui bisogna ricordare che il contagio è legato allo sfregamento prolungato tra due mucose, nei rapporti completi, non in quelli orali. È in questo caso che si causano micro ferite potenzialmente pericolose».

Numericamente qual è la situazione dell’AIDS in Svizzera?
«Stabile da alcuni anni. Abbiamo meno di 600 nuovi casi all’anno, alcune decine in Ticino. Circa il 40% dei contagi riguarda maschi omosessuali. Non rischiando la gravidanza, il preservativo è ovviamente meno indispensabile. Inoltre i contatti tra le mucose, per ovvie ragioni, sono più intensi. Va anche detto che sovente il giovane maschio omosessuale passa più direttamente alla vita sessuale attiva, senza gradualità. Anche grazie alla maggior possibilità di incontri in internet. E senza una fase di “apprendistato” che i giovani eterosessuali possono, invece, vivere apertamente con i loro coetanei».

La gente vi contatta anche per le altre malattie sessualmente trasmissibili?
«Sì, e a tal proposito, contrariamente a quanto accade per l’AIDS, notiamo che alla gente mancano ancora più informazioni. Ad esempio c’è chi è convinto che la sifilide non esista più. Invece c’è e, in alcuni casi, in presenza di “bubboni” che generalmente appaiono nella zona inguinale, può essere trasmessa anche con il preservativo. Anche sulle epatiti generalmente non si è in chiaro. Queste malattie sono generalmente curabili. Ma bisogna sapere che esistono, perciò individuarle tramite test».

Il prossimo primo di dicembre è la giornata internazionale della lotta all’AIDS…
«Proporremo a tutti la possibilità di fare un test gratuito. Andremo anche in alcune scuole, perché è importante che i giovani siano sempre informati. Anche sulle sfumature. In pochi sanno ad esempio che una persona appena contagiata dall’AIDS, e che probabilmente ancora non lo sa, è più contagiosa rispetto a una che ce l’ha da qualche anno, ne è consapevole e si cura. È solo attraverso la conoscenza che si abbattono le paure e si arriva ad avere comportamenti responsabili».

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COMMENTI
 

patrick28 7 anni fa su tio
Senso di colpa ?? Evviva il sesso ! Fatelo con chi volete ma fatelo !

F/A-18 7 anni fa su tio
Risposta a patrick28
Eh beh. Cosa c'è di meglio? Direi che questa volta ci hai azzeccato.

Emu 7 anni fa su tio
Risposta a patrick28
Quello che vale per l'uno, forse non vale per tutti. Voglio dire che se si è single sono pienamente d'accordo, me se una persona è impegnata in una relazione, il senso di colpa esiste, eccome!

F/A-18 7 anni fa su tio
Risposta a Emu
Dipende, ci sono anche le coppie aperte.......appunto, aperte il tutti i sensi.
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