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Annalisa Oliveti, infermiera anestesista, gira il mondo per salvare la vita ai bimbi con malformazioni al volto: «C’è chi pensa siano figli del diavolo»
Da otto anni spende praticamente tutte le sue vacanze per seguire la sua missione. Salvare la vita a bambini con malformazioni al volto, in particolare affetti da labbro leporino. È la storia di Annalisa Oliveti, 52 anni, infermiera anestesista all’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio. «Sono l’unica rappresentante ticinese dell’associazione internazionale Operation Smile. Dal 2008 ho girato 15 Paesi. Dall’India del nord alla Giordania. Dal Congo ad Haiti…»
Il marchio del demonio - Prossima tappa, a novembre, il Nicaragua. «Uso le mie ferie per fare la volontaria. Ci sono nazioni in cui i bambini che nascono con una malformazione al volto sono ritenuti figli del demonio. E vengono emarginati o addirittura abbandonati. Il nostro aiuto è fondamentale. Perché in tanti Paesi non ci sono i mezzi medici per fare fronte a queste operazioni».
Abbandonata dai genitori - Annalisa racconta quanto accaduto in una delle sue missioni, due anni fa, in Madagascar. «Lì, tra l’altro, c’è il più alto tasso mondiale di denutrizione di bambini. Un giorno le suore di un orfanotrofio ci portarono una bambina con un labbro deformato. I suoi genitori l’avevano rifiutata a causa del suo handicap. È una vicenda che ancora oggi mi scuote la coscienza».
Un mondo che soffre - È una donna fatalista, Annalisa. Ma anche parecchio serena. «La prima missione ti cambia la vita. Ti rendi conto che la maggior parte del mondo è in sofferenza. E che tu abiti in un Paese fortunato. Se in Svizzera un bambino nasce con una malformazione al volto, viene operato, viene assistito. Altrove non sempre è così. Anzi».
A caccia di volontari - Annalisa, nell’ambito di Operation Smile, svolge lo stesso ruolo che ha a Mendrisio. «Faccio l’anestesista. E sono presente in sala risveglio. I bambini con cui abbiamo a che fare sono spesso molto piccoli. Hanno bisogno di particolare riguardo. Il mio progetto per il futuro è quello di diventare coordinatrice di missione. Operation Smile è attiva dal 1982 e opera in oltre 30 nazioni. Dal 2015 ha aperto anche una sede a Berna. Spero davvero che qualche altro ticinese segua le mie orme. Ne vale la pena».
Operazioni delicate - Alcuni interventi chirurgici sono di una difficoltà estrema. E la 52enne di Mendrisio non lo nasconde. «Ci sono bimbi confrontati con l’apertura completa del palato. La questione, in casi simili, non è solo estetica. Ma anche funzionale. Una persona non può vivere così».
La speranza - Le apparecchiature e il materiale medico sono costosi. «E va detto che Operation Smile, organizzazione non governativa e non confessionale, sta in piedi grazie alla generosità della gente che fa donazioni. Il nostro scopo è anche quello di riuscire a formare chirurghi sul posto. In modo che in futuro questi Paesi siano in grado di andare avanti da soli, seguiti a distanza dalla nostra organizzazione. È un sogno. E io credo nei sogni».
