L'Associazione per la difesa del servizio pubblico scrive a Maurizio Canetta e lamenta una scelta che «non corrisponde per nulla ai criteri ai quali deve ispirarsi il servizio pubblico»
BELLINZONA - Non ha mancato di far storcere qualche naso l'ospitata di Antoine Hubert alla puntata de “Il gioco del mondo” del 12 giugno 2016. Anche il comitato dell'Associazione per la difesa del servizio pubblico, dopo essere stato sollecitato da diversi propri aderenti, ha esaminato la trasmissione e criticato non solo la sua presenza, ma anche il modo in cui è stata condotta l'intervista.
«Hubert - si legge infatti in una lettera inviata al direttore RSI, Maurizio Canetta - è stato presentato come un imprenditore di successo, in particolare come padrone di 16 cliniche in Svizzera, di cui due in Ticino. Durante tutta l'emissione questo aspetto è stato messo in evidenza ripetutamente». L'Associazione, ad ogni modo, lamenta la mancata reattività del giornalista alla dichiarazione di Hubert secondo cui l'unico problema nella sua professione è il conflitto di interessi, ossia quando gli ospedali dipendono dal Governo e quando lo stesso Governo prepara la pianificazione. «Una critica esplicita alla politica sanitaria del nostro Cantone, pochi giorni dopo un voto importantissimo sulla politica ospedaliera», sottolinea fermamente l'Associazione per la difesa del servizio pubblico.
«Questa grave affermazione - si prosegue - non è stata commentata dal giornalista il quale, invece, durante l'intera trasmissione, non ha trascurato nulla per elogiare l'invitato: “ha tre elicotteri, vero? Li pilota sempre lei, vero?” E così di seguito: “in gioventù ha avuto qualche difficoltà con la giustizia, ma era una cosa da poco”, ha pure sostanzialmente affermato».
L'Associazione cita quindi il settimanale romando l'Hebdo, che di Hubert aveva parlato in questi termini: «Le sulfureux seigneur del cliniques (Il diabolico signore delle cliniche)», citando i diversi guai giudiziari incontrati dall'imprenditore nel corso degli anni. Il tutto in un dossier lunghissimo che, per l'Associazione, mostra un «imprenditore con pochi scrupoli». «Ci sembra difficile immaginare per quali meriti sia stato invitato a "Il gioco del mondo" o meglio, è lecito dedurre che la trasmissione, sotto il manto dilettevole di un gioco, aveva in realtà il preciso scopo di far apparire in una luce particolarmente favorevole, con corrispondente esposizione mediatica, un personaggio assai controverso e dal chiaro profilo - conclude la lettera a Canetta -. Il tutto favorito anche dal fatto che non vi fosse (era un gioco) un contradditorio. Ciò non corrisponde per nulla ai criteri ai quali deve ispirarsi il servizio pubblico, cui la TSI dovrebbe strettamente attenersi».