Sei dipendenti di un'azienda italiana ingaggiati da Turbomach in un reparto destinato alla chiusura dal quale a maggio erano stati licenziati 88 dipendenti
RIAZZINO - Ha destato qualche interrogativo la decisione della Turbomach di Riazzino di ricorrere all'impiego di un'azienda esterna, formata da cinque dipendenti ungheresi e un italiano, per svolgere mansioni di tipo produttivo nel reparto di assemblaggio.
Una situazione che fa a pugni con il licenziamento di 88 dipendenti avvenuto a maggio a seguito della decisione di chiudere proprio il reparto produttivo a causa delle prospettive di mercato che non assicuravano il mantenimento di una capacità produttiva di tale portata.
Ermes Boraschi, portavoce dell'industria metalmeccanica di Riazzino che dal 2004 è entrata a far parte del gruppo Caterpillar, ha spiegato che la Turbomach ha deciso di ricorrere all'aiuto di personale esterno "a causa di un paio di ordinativi supplementari non previsti". Sulle ragioni di questa decisione, Boraschi ha spiegato che "diversi dipendenti impiegati nel settore nel corso di questi ultimi mesi hanno lasciato la ditta prima del previsto perché hanno trovato un'altra occupazione altrove". Visto quindi il numero di effettivi insufficiente, si è ricorso a queste sei persone, "tutte notificate regolarmente alle autorità cantonali".
Ma perché fare ricorso a una ditta esterna e non attingere dalla manodopera presente sul mercato locale? "L'ingaggio è limitato ad un solo mese ed i dipendenti della ditta esterna conoscono già il prodotto, avendo già in passato collaborato con noi in vari cantieri in 'Europa."
Il reparto produttivo quindi, una volta evasi gli ordinativi, è destinato a chiudere. Sulle ipotesi avanzate che questo settore possa essere delocalizzato in Europa orientale non vi sono conferme. "A mia conoscenza, ad oggi, non è stata presa nessuna decisione a questo riguardo. ", ha concluso Boraschi.