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BRISSAGOBrissago terra di pompelmi: “Li regalo ma sono troppi”

23.12.14 - 06:08
C’è chi in giardino ha un bel melo e chi si ritrova una gigantesca pianta di pompelmo...
Brissago terra di pompelmi: “Li regalo ma sono troppi”
C’è chi in giardino ha un bel melo e chi si ritrova una gigantesca pianta di pompelmo...

BRISSAGO - Ormai da un ventennio la signora Monica Marcacci Rossi è alle prese con una mastodontica eredità in agrumi. Il giardino certo è il suo ma non si trova esattamente davanti a casa, giusto un po’ più sotto, quanto basta perché possa passare inosservato. “Un giorno stavo camminando con una signora verso il bocciodromo –  mi racconta – e notando la pianta le ho chiesto: ma di chi è quel pompelmo? Il tuo mi ha risposto…”

Che bella scoperta! Di quelle che svelano presto l’altra faccia della medaglia: “Ogni anno produce tonnellate di pompelmi, li diamo ai vicini, ai mercatini, alla clinica Hildebrand, ma non finiscono mai. Doveva vedere quelli dell’anno scorso erano grandi come la mia testa, peccato che non erano così buoni. Questi sono più gustosi anche se io non li mangio.”

Davanti a una tale quantità di frutti il primo pensiero di molti sarebbe: fantastico! La meraviglia, tuttavia, svanisce in fretta quando quel succoso dono della natura lo si deve accudire: “Marmellate, confetture, gelatine, dessert, spremute… ci puoi fare davvero di tutto – spiega infatti con un sorriso la figlia Veronica – ma alla fine non ne puoi più. Senza contare che quando piove quelli a terra cominciano a marcire… è un lavoro starci dietro!”

Un impegno che la famiglia ha in un certo senso ereditato acquistando il terreno nel 1995 da chi a sua volta l’aveva comperato al Leoncavallo.

Per capire come ci sia finita la pianta in quel giardino bisognerebbe infatti chiederlo al celebre artista “sarebbe senza dubbio la parte più curiosa” mi dice Guido Maspoli. Il direttore del Parco botanico delle Isole di Brissago non è infatti stupito dalla presenza del pompelmo: “Dal momento che godiamo di un clima subtropicale grazie alla presenza dei laghi, un po’ tutti gli agrumi possono crescere da noi”.

Volendo che cosa potremmo piantare?

"Subtropicale significa inverni piuttosto miti, con temperature che scendono al massimo un grado sotto lo zero. Quindi automaticamente si possono piantare una vasta gamma di alberi da frutto e non: l’avocado riesce, anche se è delicato, il cappero, la camelia del tè, il pepe rosa, la palma del Cile, la feijoa… Sulle isole stiamo provando anche il pistacchio che sembra resistere…"

Avremo i pistacchi di Brissago?

"Per intanto non abbiamo avuto ancora produzione, però la pianta vegeta per cui pensiamo di riuscirci.

Altri tentativi in corso?

"Stiamo provando ma fa un po’ fatica con il noce di macadam, vegeta ma è proprio al limite. Poi c’è l’Argania spinosa, è una pianta della costa atlantica del Marocco dal quale si ricava il pregiatissimo olio d’Argan. Per il momento non ha ancora fruttificato ma anche in questo caso ci stiamo provando".

Mi sembra di capire che non è tanto la crescita quanto la fruttificazione il problema?

"I biologi dicono che se una pianta riesce a riprodursi quindi prima a fruttificare vuol dire che è nel punto giusto. Chiaro che tutte queste piante crescono in un clima  subtropicale e noi qui siamo proprio al limite. Questo significa che ce la fanno a fruttificare negli anni buoni e in quelli meno buoni vegetano e basta".

Fatta eccezione per quella di Monica: "Ogni anno è la stessa storia – sbuffa la signora – tonnellate di pompelmi. Ne vuole?" "Sì beh, non so…". Impossibile schivarla: sono partita con il baule dell’auto pieno!

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