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BELLINZONA - Le indicazioni che giungono a scadenze più o meno regolari dal Governo italiano targato Mario Monti inerenti il mancato versamento dei ristorni delle imposte alla fonte pagate dai frontalieri in Ticino ed al deciso “no” ad accordi bilaterali in materia fiscale con la Confederazione, non sembrano voler essere un segnale di un un miglioramento dei rapporti con la vicina penisola.
Dal Consiglio regionale della Lombardia è partita infatti la richiesta, direttamente recapitata a Mario Monti, di iniziare un’azione legale nei confronti della Svizzera.
Per Stefano Fraschina (Lega), "con simili presupposti è decisamente difficile credere o immaginare un ammorbidimento a breve-medio termine dei rapporti con le autorità italiane. Giunti a questo punto sembrerebbe che la strategia italiana sia quella di “slacciare” dalle trattative il Consiglio di Stato e dialogare direttamente con Berna".
D'altra parte la mozione approvata in Regione Lombardia denominata “Sblocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri e cooperazione con la Svizzera in materia fiscale” auspica addirittura un risarcimento o ad un’indennità pecuniaria a titolo di riparazione per i danni subiti a causa della violazione della Convenzione di Vienna su diritto dei trattati.
"Allo stato attuale delle cose - prosegue Fraschina -, simili rimostranze, simili richieste e simili chiusure ad ogni possibile ed auspicata apertura al dialogo in materia fiscale, implicano imprescindibilmente che il Consiglio di Stato si mantenga sulle proprie decisioni rafforzando i concetti che hanno portato al blocco del 50% dei ristorni dei frontalieri".
Al Lodevole Consiglio di Stato Fraschina chiede quali conseguenze dirette o indirette potrà avere avere la suddetta mozione, come risponde il Consiglio di Stato alla richiesta di un risarcimento e se non si ritenga auspicabile un ulteriore blocco del 100% del versamento dei ristorni delle imposte alla fonte pagate dai frontalieri inerente il 2011.
