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LUGANO"Il primo giorno di mia madre in casa anziani? Accanto a una donna in punto di morte"

08.02.12 - 08:25
Istituti di cura strapieni in Ticino: ecco cosa può accadere a causa della scarsità di posti
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"Il primo giorno di mia madre in casa anziani? Accanto a una donna in punto di morte"
Istituti di cura strapieni in Ticino: ecco cosa può accadere a causa della scarsità di posti

LUGANO – I medici le avevano consigliato di andare in casa anziani e lei, seppur a malincuore, aveva accettato. L’80enne luganese si è così ritrovata in un’accogliente cameretta, condivisa con una persona agonizzante, morente, in fin di vita nel vero senso del termine. È accaduto il mese scorso in un ospizio della regione. E ora Marta (il vero nome è noto alla redazione), la figlia dell’anziana, si sfoga: “Mia madre aveva bisogno di essere tranquillizzata, era il suo primo giorno in quella struttura. L’hanno piazzata in una stanza in cui c’era una donna che sarebbe morta di lì a poche ore, completamente intubata. È stato un vero shock”.

Tempi di attesa - Il primo giorno in casa anziani accanto a un futuro cadavere. Può capitare se si considera come in Ticino gli ospizi siano ormai da tempo strapieni. La percentuale di occupazione è del 98%, i tempi di attesa per ottenere un posto possono arrivare fino a 9 mesi. “Entro il 2020 serviranno almeno un migliaio di posti in più, rispetto agli attuali 4.000”, sottolinea Giorgio Borradori, responsabile del settore anziani a livello cantonale. Secondo Borradori il problema spazi si nota soprattutto a ridosso delle aree urbane. “Nel Bellinzonese, nel Locarnese e nel Luganese. È meno presente nelle valli”. E di fatto è proprio un problema di spazi ad avere causato uno spiacevole disguido a Marta e a sua madre. “Altre stanze libere a quanto pare non ce n’erano”.
 
Ore disperate - La mamma di Marta entra nell’istituto in mattinata. Già dal primo pomeriggio in camera si assiste a un via vai di persone. Sono i parenti della donna agonizzante evidentemente allarmati dai medici sulle sempre più precarie condizioni della paziente. “Sono stati proprio i parenti a spiegarmi come stavano in realtà le cose, sono stati loro a darmi la conferma che quella donna si trovava ormai in fin di vita. Gli infermieri continuavano a negare. È incredibile: gli stessi parenti della povera donna si chiedevano come mai mia madre fosse stata piazzata lì, visto il contesto”.  

Fuga dall’ospizio - Passano le ore e la situazione peggiora sempre di più. A un certo punto Marta si decide. “Ho preso mia madre e ce ne siamo tornate a casa nostra. Non c’era via d’uscita. All’alba del giorno dopo la donna agonizzante è morta. Con tutto il rispetto per la povera signora, mi chiedo che notte avrebbe passato mia madre se fosse rimasta lì. E mi chiedo con quale criterio vengono assegnate le camere ai pazienti. Oggi mia madre vive con me, preferisco fare qualche sacrificio piuttosto che lasciarla in mano a certa gente”.

P.M.

 

 

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