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SVIZZERA / CANTONEDonne manager, anche Laura Sadis nella lista dell'USI

21.04.15 - 15:16
L'Unione svizzera degli imprenditori vuole una maggiore presenza femminile nei consigli di amministrazione
Foto Ti-Press Samuel Golay
Donne manager, anche Laura Sadis nella lista dell'USI
L'Unione svizzera degli imprenditori vuole una maggiore presenza femminile nei consigli di amministrazione

ZURIGO - Più donne nei consigli di amministrazione (Cda): per raggiungere questo obiettivo l'Unione svizzera degli imprenditori (USI) ha stilato un elenco di 400 manager femminili che, secondo l'organizzazione, corrispondono ai requisiti di un mandato di questo tipo.

Duecento di loro siedono già in organi di sorveglianza di grandi aziende: fra loro figura anche Laura Sadis, che nel frattempo però ha dato le dimissioni dalla Banca nazionale svizzera.

La lista è stata preparata con il sostegno di altre associazioni nell'ambito di un progetto comune, spiega l'USI in un comunicato odierno. La domanda sembra sussistere: nell'ottobre 2013 erano state contattate nell'ambito di un sondaggio 150 grandi imprese, il 60% delle quali aveva risposto: di queste l'84% aveva espresso la volontà di aumentare la presenza rosa nei Cda.

Questa quota è cresciuta del 50% dal 2010: stando all'USI gli esperti ritengono che questo dinamico sviluppo proseguirà ancora e probabilmente si accelererà ulteriormente. Nel 2020 il 30% dei posti nei consigli dovrebbe essere occupato da donne.

Secondo l'USI i seri sforzi finora intrapresi dalle aziende su base volontaria nell'ambito di quella che chiamano "diversity" stanno già dando i frutti. I dubbi riguardano tuttalpiù la disponibilità di un numero sufficiente di dirigenti donne con competenze adatte. Ecco quindi l'esigenza della lista pubblicata oggi.

"Squadre miste forniscono prestazioni migliori, anche a livello di Cda", afferma il presidente dell'USI, Valentin Vogt. Le donne si distinguono nella ricerca delle soluzioni e nel loro sostegno collegiale, gli fa eco François E. Clerc, della società di consulenza AdValorem. Mentre per il "cacciatore di teste" Guido Schilling "il vantaggio della diversity nei consigli di amministrazione è indiscusso".

La pubblicazione odierna dell'USI si inserisce in un dibattito più ampio. Nell'ambito della revisione del diritto delle società anonime il Consiglio federale propone di imporre una quota minima pari al 30% per ciascun sesso nei Cda e nelle direzioni delle società quotate in borsa. Se il valore non venisse raggiunto le aziende sarebbero tenute a spiegarne i motivi e ad illustrare le misure pianificate per raggiungere l'obiettivo. L'idea ha sollevato una levata di scudi da parte della destra e delle organizzazioni economiche, che temono inutile ulteriore burocrazia. C'è anche chi si chiede se favorire le donne attraverso quote faccia bene alla causa femminile.

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