Filippo Lombardi, presidente dell'Ambrì, è intervenuto in merito all’allontanamento dell’head coach: «Si era spenta la fiamma, ora dobbiamo pensare a salvare il posto in LNA»
AMBRÌ - È durata poco più di un anno e tre mesi la permanenza di Hans Kossmann sulla panchina dell’Ambrì: annunciato come nuovo head coach il 25 ottobre 2015, il 54enne canadese è stato sollevato dal suo incarico questa mattina. Non certo un fulmine a ciel sereno, visti i risultati ottenuti fin qui in stagione dalla sua squadra e l’atteggiamento mostrato da Duca e compagni specie nelle ultime uscite.
«Non rimprovero qualcosa di preciso ad Hans, visto che ha sempre cercato di dare il massimo e di far rendere la squadra al meglio - ha esordito il presidente Lombardi - ma è innegabile che il suo messaggio non passava più e con l’avvicinamento dei playout...».
La paura di rischiare seriamente il posto in LNA e la mancata reazione dei giocatori vi hanno quindi spinti a prendere questa dura decisione?
«La paura non è mai una buona consigliera, perché ti annebbia le idee sia in pista che fuori dal ghiaccio. Abbiamo analizzato la situazione e siamo giunti a questa conclusione difficile; come spesso accade paga sempre l’allenatore, ma gli stessi giocatori devono capire che non possono giocare per 20’ o 40’, ma per tutta la partita, e che i match si possono anche vincere di 1 gol, invece che perderli di una sola lunghezza».
Che la stagione stava prendendo una brutta piega lo si era capito già qualche mese fa e avete provato a metterci una toppa…
«Due mesi fa abbiamo analizzato la situazione, ma eravamo sicuri che ci fossero le condizioni ideali per andare avanti. Avevamo adottato qualche piccolo cambiamento (arrocco tra Scandella e Tsygurov, ndr) e la squadra aveva ritrovato il piacere di giocare, così come i tifosi avevano potuto vedere. Poi purtroppo la fiamma si è spenta e nelle ultime partite lo si è visto chiaramente».
Come detto, spesso è l’head coach a pagare le colpe di tutti, ma Kossmann non è di sicuro l’unico artefice di questa stagione negativa…
«Assolutamente no, infatti ho chiesto a tutti di farsi un esame di coscienza. Io stesso me lo farò, ma tutto lo staff tecnico, dirigenziale e i giocatori devono guardarsi allo specchio e capire cosa non è andato fin qui. Poi ognuno dovrà trarre le proprie conclusioni: a fine anno faremo tutti assieme un’analisi dura e schietta, visto che tutti siamo in discussione».
L’obiettivo che vi siete posti con questo cambio in panchina è quello di salvare il posto in LNA?
«Chiaramente quello rappresenta la base, con tutte le nostre forze dovremo raggiungere quest’obiettivo. Eravamo partiti con altre idee e non era un’illusione puntare in alto, puntare ai playoff: la rosa è tale da potersela giocare per restare nei piani alti. Non ci siamo riusciti per colpe nostre, colpe di tutti, e non dobbiamo e non possiamo invocare scusanti come gli infortuni o lo scarso rendimento - o non costante - di alcuni giocatori chiave».
Lo Zagabria, in crisi economica, a breve dovrebbe liberare diversi giocatori e l’head coach, Gordie Dwyer. Solo allora potrete comunicare il nuovo allenatore?
«Sono diverse le opzioni in ballo per ricoprire quella carica. Aspettiamo e vediamo: non voglio fare nomi prima di aver firmato il contratto».