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L'OSPITEUn partito per tutti

01.11.15 - 16:42
Sascha Mauro, Ascona, Vicepresidente GLR Locarnese e Valli
Foto Archivio Ti-Press
Un partito per tutti
Sascha Mauro, Ascona, Vicepresidente GLR Locarnese e Valli

“Fai un lavoro normale? Non sarai un politico”. Questo è il titolo e la conclusione di un articolo apparso sul 20Minuti del 22 settembre scorso. Infatti, basandosi sul profilo professionale dei parlamentari federali, scopriamo che solo un parlamentare su 246 è impiegato nel commercio o nella vendita, mentre sono 50 gli imprenditori o i direttori. Foltissima presenza è quella giuristi, avvocati e notai, benché gli svizzeri che hanno seguito studi in diritto rappresentino meno dell’1% della popolazione.

Questi numeri mi hanno subito fornito uno spunto per riflettere sulla mia situazione quale giovane aderente a un partito cosiddetto “borghese”, ovvero il PLR. Sebbene non sia stata proposta una definizione di “lavoro normale”, ritengo che mi ci avvicino: ho concluso gli studi alla commercio di Locarno e ora sono responsabile a.i. di un ufficio postale, senza lauree o studi accademici. Mi reputo un cittadino ordinario senza un cognome altisonante, per nulla elitario e molto vicino alla quotidianità della maggior parte degli individui (con cui, tra l’altro, interagisco e mi confronto giornalmente).

Finora ho vissuto il PLR attraverso il movimento giovanile e tre sezioni comunali: l’accoglienza è sempre stata calorosa e ho trovato persone che mi hanno incoraggiato e aiutato. Perché quello che conta, per fortuna, è l’impegno e la volontà. La sezione di Ascona può essere da esempio, con un bel lavoro di gruppo riusciamo a portare a casa buoni (se non ottimi) risultati, grazie a persone capaci e preparate con tanta voglia di lavorare per il bene del Comune.

Certo, vivendo le varie stanze del partito, ogni tanto incontro ancora qualche logica politicamente un po’ snob, ma l’esperienza che sto vivendo mi mostra che il PLR è ancora un partito interclassista. Un partito per tutti: questo è il messaggio che deve arrivare non solo alle cittadine e ai cittadini, ma anche a tutti i nostri rappresentanti. A volte dobbiamo essere un po’ più popolari (cogliendo subito le preoccupazioni comuni) e un po’ meno sofisticati. Infatti, una cosa che ci viene rimproverata è che non stiamo abbastanza tra la gente e che gli aperitivi, i saluti e le strette di mano perdono d’intensità una volta chiuse le urne. A torto o a ragione, ecco come ci vede la gente in alcuni Comuni, sebbene poi alla prova dei fatti il nostro lavoro è molto apprezzato: basta guardare il numero di eletti a livello comunale.

Da cittadino normale ecco la mia speranza che è anche il mio impegno liberale-radicale. Essere popolari significa mantenere un radicamento nel territorio e una semplicità nei rapporti sociali, aprendosi a tutte le esperienze di vita. Essere popolari non significa invece cedere agli slogan facili e dando la colpa sempre agli altri. Nel movimento giovanile GLR ho affrontato alcune questioni regionali, scoprendo presto come i problemi sono spesso complessi. È lì che il buon politico si distingue: quando ha il coraggio di raccontare le verità che piacciono o non piacciono. Senza snobbare chi ne sa meno o chi la pensa diversamente. È da inizio settembre che seguo alcuni comizi e ho notato che questa visione sobria e rispettosa della politica è presente. Ed è anche per questo motivo che il 15 novembre voterò con convinzione Fabio Abate.

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