Cerca e trova immobili

STATI UNITIFed, no news is good news

22.09.14 - 16:52
Il tanto atteso meeting del FOMC non ha, a nostro parere, prodotto novità di rilievo rispetto
Giorgio Radaelli / BSI Chief Global Strategist
Fed, no news is good news
Il tanto atteso meeting del FOMC non ha, a nostro parere, prodotto novità di rilievo rispetto

Il tanto atteso meeting del FOMC (“policy decision group” della Federal Reserve) non ha, a nostro parere, prodotto novità di rilievo rispetto a quel (poco) che già si conosceva. Infatti, la reazione di mercato è stata moderata, sia pur con tono “costruttivo”. L’influenza benigna di Janet Yellen emerge sempre più chiaramente col passare del tempo dalla sua successione a Ben Bernanke. Una voce, quella di Yellen che, anche per le sue inclinazioni politiche (Democrat piuttosto che Republican), tende a descrivere il doppio mandato della Fed come orientato maggiormente a favore dell’economia reale piuttosto che del controllo sull’inflazione. Come noto, di pericolo inflazionistico negli USA e altrove se ne vede oggi ben poco; dato il vuoto di domanda (output gap ancora negativo) e la moderata pressione dai costi di produzione - lavoro e materie prime.

La riunione del FOMC di settimana scorsa ha sancito due “passi” verso un ridimensionamento della prassi, post-2008, di free money printing. In primis, il meeting ha confermato che ottobre vedrà la fine del recente lasso di QE (Quantitative Easing) fatto tramite acquisti di bond statali. Secondo, è stato chiarito che la “exit strategy” si avvarrà di strumenti (relativamente) innovativi (reverse repos, manovre sul tasso d’interesse pagato sulle riserve bancarie “in eccesso”) che dovrebbero facilitare, secondo la Fed, il riassorbimento dell’abnorme liquidità interbancaria ancora in circolo. Tuttavia, la Fed, su spinta di Janet Yellen, ha mantenuto il dictum “considerable time” - strumentale a segnalare che i tassi d’interesse amministrati non verranno aumentati nel periodo immediatamente successivo la fine del corrente programma di acquisti di Treasuries. Alcuni membri della Fed hanno espresso dissenso circa tale “benevolenza”, ma alla fine il plenum del FOMC ha optato per lo status quo. In tal senso, per i mercati nel breve termine, “no news is good news”…

 

Ulteriori elementi corroborano la visione che la Fed rimane - fine del QE o meno - insolitamente rilassata nella sua tattica monetaria. Innanzi tutto, la Banca Centrale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica sul medio-lungo termine. Secondariamente, il FOMC ha descritto la recente evidenza-dati come “moderate”. Last but not least, Janet Yellen, nella conferenza stampa a seguire, ha enfatizzato come l’inflazione al consumo, il cui ultimo dato ha sorpreso al ribasso, rimanga sotto il livello obiettivo della banca centrale. Rimane poi il fatto che le previsioni sul tasso guida fatte in seno al FOMC rimangono al di sopra di quelle di mercato (implicite nei contratti futures). Quindi, in un certo senso, la Fed non può essere accusata dagli “inflation hawks” di essere “behind the curve” (troppo rilassata con riguardo al controllo dei prezzi).

La più parte dei dirigenti Fed ritiene che il primo rialzo dei tassi ufficiali accadrà nell’arco del 2015. Al riguardo, Ms. Yellen ha chiarito che la locuzione “considerable time” non va letta come “calendar-concept”, ma che in realtà essa sottende il concetto di condizionalità. Cioè, che è necessario un adeguato lasso di tempo perché la Fed possa, sulla base dei dati economici, stabilire se la ripresa del PIL (nominale) è abbastanza robusta da richiedere una normalizzazione nella struttura dei tassi (vista la longevità “formale” di questa ripresa, la curva dei rendimenti rimane ripida). In particolare, Yellen ritiene che, a oggi, troppa gente non sia ancora occupata - riferimento implicito alla bassa “participation rate” piuttosto che al “soddisfacente” tasso di disoccupazione.

 

In conclusione, il messaggio ai mercati delle risky assets rimane “benevolo”. In pratica, la liquidità rimarrà molto abbondante per parecchio tempo, anche all’indomani del primo, eventuale aumento dei tassi d’interesse ufficiali (fra 9-12 mesi?). Le azioni, piuttosto che varie materie prime o gli stessi bond (che stanno direttamente subendo il tapering), continueranno quindi a essere supportate da liquidità ampia e a buon mercato. Come visto di recente, ciò sospinge la borsa tramite il facile finanziamento di “corporate activism” (piani di riacquisto azioni, attività di M&A), oltre che mantenendo un elevato leverage tra gli investitori istituzionali (hedge funds in primis).

Per avere informazioni sempre aggiornate sui mercati finanziari clicca qui per iscriverti alla nostra Newsletter settimanale

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE