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LUGANOLuce verde degli Stati alla ratifica del trattato sul commercio delle armi

15.09.14 - 16:51
Luce verde degli Stati alla ratifica del trattato sul commercio delle armi

LUGANO - Amnesty International accoglie con favore la chiara decisione del Consiglio degli Stati di autorizzare la ratifica del trattato internazionale sul commercio delle armi. La Svizzera potrà raggiungere i 46 Stati che, ad oggi, hanno già ratificato il documento.

 

«Ci rallegriamo del fatto che per una volta il Parlamento non abbia avuto nulla da ridire. La decisione del Consiglio degli Stati è stata altrettanto netta di quella presa dal Nazionale lo scorso mese di giugno, quando si espresse a favore della ratifica senza alcuna opposizione», ha affermato il giurista della sezione svizzera di Amnesty International Alain Bovard.

 

«Accogliamo con favore la decisione del Consiglio degli Stati, anche se ci sarebbe piaciuto fosse più netta, come quella presa nel mese di giugno dal Consiglio nazionale, che aveva votato per la ratifica senza opposizione», ha affermato il giurista della sezione svizzera di Amnesty International Alain Bovard.

 

Il Consiglio federale deve ora ratificare il trattato che entrerà in vigore probabilmente entro la fine dell'anno, dopo che sarà stato ratificato da 50 Stati.

 

«Con la ratifica di questo trattato, la Svizzera fisserà delle regole minime che devono essere soddisfatte per le esportazioni di armi e di materiale da guerra prodotto in Svizzera, con un’attenzione particolare al rispetto dei diritti umani», ha aggiunto Bovard. «Siamo soddisfatti perché questa decisione della Svizzera proteggerà l’attuale legge da possibili nuovi attacchi provenienti dagli ambienti degli armamenti che la trovano troppo rigida».

 

Il trattato sul commercio delle armi adottato il 2 aprile 2013 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite stabilisce norme minime da rispettare prima di autorizzare il trasferimento internazionale di armi. Un trasferimento di armi dovrebbe essere vietato quando esiste un rischio significativo che possa essere causa di gravi violazioni dei diritti umani, del diritto umanitario internazionale o quando può condurre alla violenza contro donne e ragazze.

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