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ITALIAOmicidio Jason, condanna a vita per il padre, 25 anni a madre

18.06.14 - 20:12
L'avvocato difensore della Reginella ha insistito per il riconoscimento dell'infermità mentale totale della donna, e ha accusato i pm di averla sottoposta ad un "interrogatorio tortura"
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Omicidio Jason, condanna a vita per il padre, 25 anni a madre
L'avvocato difensore della Reginella ha insistito per il riconoscimento dell'infermità mentale totale della donna, e ha accusato i pm di averla sottoposta ad un "interrogatorio tortura"

MILANO - Un bambino 'fantasma', venuto al mondo in una famiglia con altri due figli pesantemente maltrattati, ammazzato due mesi dopo la nascita con i poveri resti gettati chissà dove: forse fra i rifiuti, forse composti in una cassettina di legno e sepolti in un luogo senza nome. A tre anni dalla scomparsa del piccolo Jason, la Corte d'Assise di Macerata ha condannato la madre Katia Reginella a 25 anni di reclusione, e il padre adottivo Denny Pruscino all'ergastolo per omicidio e occultamento di cadavere.

Secondo i giudici - il verdetto è arrivato dopo 7 ore e 45 minuti di camera di consiglio - Jason ha trovato la morte per mano dei genitori, anche se Katia, riconosciuta seminferma di mente, ha avuto una pena minore rispetto al carcere a vita chiesto anche per lei dal pubblico ministero (pm) Cinzia Piccioni. Quando il presidente del collegio Claudio Bonifazi ha letto il verdetto Pruscino si è accasciato su una sedia. Katia invece aveva preferito restare in cella.

I fatti risalgono al luglio 2011, il mese in cui dalla casa dei Pruscino a Folignano (Ascoli Piceno) Jason - un bimbo nato da un'altra relazione della madre, e che pochi hanno fatto in tempo a conoscere - scompare nel nulla. La coppia aveva già altri due bambini, vittime di strani 'incidenti domestici' con conseguenti handicap fisici, che inducono il Tribunale dei minori ad affidarli ad altre famiglie, mentre i Servizi sociali sono incaricati di sorvegliare quella famiglia piena di problemi.

Una vigilanza che non basterà a salvare la vita all'ultimo nato. Katia accusa Denny di aver ammazzato Jason "perché piangeva troppo", e di essersi disfatto di quel fardello dopo averlo infilato, "forse ancora vivo", in un sacchetto della spazzatura lanciato da un'auto in corsa nei boschi circostanti. Pruscino nega, poi però confida ai compagni del carcere di Ascoli Piceno di aver scagliato il bimbo contro un divano, in un momento d'ira, e di essersi sbarazzato del corpo d'accordo con la moglie. Jason viene cercato dovunque, perfino in Svizzera, seguendo i fili di piste improbabili, prospettate anche dai nonni. Da ultimo i carabinieri scavano in un campetto vicino al cimitero di Folignano, senza alcun risultato.

L'avvocato Vincenzo di Nanna, difensore della Reginella, ha insistito per il riconoscimento dell'infermità mentale totale della donna, e ha accusato i pm di averla sottoposta ad un "interrogatorio tortura, chiedendole di mimare le mosse del marito con un bambolotto". Sia di Nanna sia i difensori di Pruscino, gli avvocati Felice Franchi e Vittorio D'Angelo, sollecitano l'assoluzione per entrambi i coniugi, a loro volta "vittime di un'infanzia infelice e violenta, di vite borderline".

Alla lettura della sentenza D'Angelo ha annunciato che presenterà appello: "i giudici hanno trascurato ogni elemento a sostegno di una morte accidentale del bimbo in casa". Anche di Nanna si riserva il ricorso. "Mi sembra che in questa vicenda i sentimenti e le emozioni siano prevalsi sulla ragione, il diritto e le prove". "Eccessivo", ad avviso del legale, l'ergastolo comminato a Pruscino, che preclude "ogni speranza di cambiamento ad un uomo ancora giovane". "Incomprensibile" il mancato proscioglimento di Katia Reginella.


 
 
 
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