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TICINOUn incidente e il caos: "Ma non è un problema di organizzazione!"

10.05.12 - 19:11
Dopo l'inferno di ieri, la Polizia Cantonale risponde. Tra paragoni con la Polizia stradale italiana e possibili soluzioni future...
Foto Rescue Media
Un incidente e il caos: "Ma non è un problema di organizzazione!"
Dopo l'inferno di ieri, la Polizia Cantonale risponde. Tra paragoni con la Polizia stradale italiana e possibili soluzioni future...

BELLINZONA - Quattro ore da Lugano a Mendrisio, oltre 17 chilometri di coda e disagi nella città di Lugano in auto e in bus, con distanze ampliate e tempi di percorrenza asfissianti. L’incidente di ieri verificatosi sull’autostrada A2 a Mendrisio ha determinato grossi disagi alla circolazione. Quali le cause? Di certo ha influito anche l'orario, gli interventi di recupero del mezzo pesante coinvolto nell’incidente sono coincisi con il rientro a casa delle migliaia di lavoratori frontalieri e con il rientro dal lavoro dei domiciliati nella città di Lugano.

L’intervento della Polizia Cantonale - Coincidenze, certo.  Ma quanti di questi disagi sono ascrivibili alla macchina dei soccorsi intervenuta ieri. Difficile dirlo. Abbiamo ascoltato Giovanni Capoferri, responsabile del Reparto Mobile del Sottoceneri della Polizia Cantonale. ”Per valutare quello che è accaduto ieri, dobbiamo considerare che abbiamo una rete stradale non più adeguata al numero dei veicoli che circolano. Il traffico è sempre intenso.  Non ci sono inoltre via alternative nel Sottoceneri. Solo l’autostrada e la cantonale. Per quanto riguarda l’incidente di ieri, bisogna considerare che per spostare un autocarro con il carroattrezzi è necessario un arco di tempo che va da un’ora e mezza alle tre ore. Inoltre, per liberare i feriti sono intervenuti i sanitari che, per operare su una rete autostradale, necessitano della massima sicurezza, per cui è stato opportuno chiudere  la corsia Sud-Nord. Anche i pompieri hanno avuto bisogno di tempo per liberare l’auto. Una corsia è stata riaperta quando il luogo dell’ incidente è stato messo in sicurezza, cioè dopo 45 minuti. Sono i tempi minimi per poter gestire un incidente di questo tipo.”

Alla nostra domanda, se per caso i ritardi fossero legati anche all’organizzazione dell’intervento, Capoferri è netto: “Non è un problema di organizzazione”. Gli poniamo il dubbio se è necessario intervenire, come è stato fatto ieri, con  dieci veicoli dei pompieri. “Ma queste sono decisioni prese dai pompieri. Esiste un coordinamento unico, ma ogni ente opera al suo interno, con indipendenza. Io non posso dire al medico o ai pompieri di arrivare con un numero di persone e di mezzi, piuttosto  che un altro. I nostri interventi partono da un principio, quello di salvaguardare prima di tutto la vita delle persone, quindi evitare che i mezzi prendano fuoco e infine evitare i disagi alla circolazione”.

In Italia - Un principio che è quello su cui si basa anche la Polizia stradale italiana. Dal COA (Centro Operativo Autostradale) di Linate Milanese ce lo confermano. “Il primo intervento è rivolto alle persone ferite, quindi ai disagi della circolazione. In questo caso, si valuta l’opportunità di deviare il traffico autostradale, sulle strade secondarie, o di creare le condizioni per liberare la strada”. Ma importanti sono anche le segnalazioni sul traffico che in Italia utilizzano un sistema di segnaletica territorialmente diffuso o un veicolo mobile di segnalazione coordinato dalla Polizia. Raramente e solo in casi eccezionali si interviene però con molti veicoli. Sull’A9 per esempio esiste una sola pattuglia e solo in casi gravi ne viene richiesta una seconda.  “Noi siamo ben supportati inoltre dalle telecamere con cui riusciamo a valutare  l’incidente.” Sui tempi, dal COA e dalla Polizia stradale di Como, non si sbilanciano. “Si va dai 10 minuti alle tre ore al massimo. Dipende tutto dalla tipologia dell’incidente. In ogni caso, è importante far defluire la circolazione per evitare tamponamenti o ulteriori incidenti.”  

Soluzioni possibili - Insomma i disagi esistono, come pure le differenze di intervento tra Polizia ticinese e italiana. Ma non troppi. Dal COA ci dicono che lo scorso anno, con la Polizia Cantonale c’è stato un ottimo confronto sui metodi utilizzati. Del resto che i disagi ci siano stati, ieri, lo sa anche Capoferri. “Mia figlia è partita alle 17:10 da Lugano e ha preso la cantonale, arrivando a Mendrisio alle 21:30.  Di soluzioni ce ne sono poche, purtroppo. Una cosa che si potrebbe fare è quella di aumentare il numero dei comunicati ed estenderli non solo alla Rsi e alle radio ticinesi, ma  anche alle radio italiane. Molti frontalieri non ascoltano la RSI, ma è chiaro che queste sono decisioni che spettano all’USTRA”.

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