Gli altri partiti ticinesi sulla scelta del PLR per la corsa al Consiglio federale
BELLINZONA - Sarà dunque Ignazio Cassis il solo candidato ticinese che il prossimo 20 settembre correrà per il Consiglio federale. Lo ha annunciato poco fa il PLR ticinese, spiegando di aver optato per una candidatura unica in modo da evitare la dispersione di forze.
Cosa ne pensano i presidenti delle sezioni ticinesi degli altri partiti?
«È un peccato che la scelta sia caduta su un solo candidato e che nella proposta non ci sia il consigliere di Stato Christian Vitta». È questo il commento a caldo di Fiorenzo Dadò, presidente del PPD ticinese, che comunque ricorda: «Naturalmente la decisione spetta al Partito liberale radicale». La scelta del candidato unico, che si tratta appunto di Ignazio Cassis, viene inoltre vista come «una strategia perdente». In particolare trattandosi, come in questo caso, di un candidato in parte contestato e che potrebbe dunque «essere visto negativamente dagli altri». Per Dadò sarebbe dunque stata opportuna una doppia candidatura, «tenendo inoltre in considerazione Christian Vitta, che è anche vicepresidente del PLR svizzero».
Il presidente del PS Igor Righini commenta la scelta del “candidato unico” fatta dal PLR. «Il partito ha deciso di adottare una linea dura che va comunque rispettata». Per Righini i giochi si fanno oltre San Gottardo. «Bisogna vedere come questa proposta verrà recepita alle Camere». Soprattutto perché le richieste provenienti da Oltralpe erano altre. «Si chiedeva di aprire un ventaglio di scelte puntando su una candidatura femminile». Cassis, secondo il presidente del PS, non farebbe l’unanimità a Berna. «La Sinistra e i moderati di centro puntano molto su una politica sociale. Cassis potrebbe venir visto come un rappresentante di certe forme di potere».
Anche il coordinatore della Lega Attilio Bignasca si dice scettico sulla scelta di puntare su un solo candidato per conquistare una poltrona a Palazzo federale. «Avevamo il 50% di chance che ora si sono ridotte al 25%». Per Bignasca, Cassis non è il candidato ideale per vari fattori. «La Sinistra non lo voterà perché rappresenta le casse malati. Mentre molti rappresentanti UDC non gli hanno perdonato il ruolo giocato nell’esclusione di Christoph Blocher dal Governo». Bignasca, fosse stato nel PLR ticinese, si sarebbe mosso in un’altra maniera. «Io avrei puntato su un ticket a tre nomi (Cassis, Vitta e Dell’Ambrogio) e avrei lasciato scegliere il comitato cantonale». Il coordinatore spiega infine che i vertici della Lega non imporranno nulla ai propri due consiglieri nazionali. «Pantani e Quadri decideranno secondo coscienza dopo aver ascoltato le audizioni di tutti i candidati».
Sul candidato unico l’UDC la vede invece come il PLR: «Questa scelta è sicuramente una mossa giusta, così da non perdere voti per strada» ci dice il presidente Piero Marchesi. «Il candidato può poi piacere o meno, ma questo spetterà all’Assemblea federale deciderlo. Tanto dipenderà dalle audizioni che Cassis dovrà sostenere, per dimostrarsi capace di trovare il consenso. E in questo senso da parte nostra, come UDC, ci saranno sul tavolo diversi temi molto importanti, penso in particolare alle questioni relative all’Unione Europea e alla sovranità svizzera».