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Prima giornata di processo: si fa luce sui reati finanziari commessi dall'uomo che uccise Matteo Diebold
LUGANO - Lucido, elegante e con la sua agendina nera sempre accanto. Hans Peter Maier, alla sbarra a Lugano per l'omicidio di Matteo Diebold, continua a fare luce sul suo passato, sollecitato dal giudice Mauro Ermani. Il 51enne di Villa Luganese accenna ancora alla relazione con un certo Maurino a partire dal 2006, e alla morte in seguito a un ictus di Werner Janzi, il 'famoso' zio, a cui lo stesso Maier era profondamente legato. Poi è chiamato a rispondere sulla lunga serie di reati finanziari da lui commessi. Per l'accusa l'uomo tra il 2004 e il 2009 avrebbe ingannato o tentato di ingannare la Cassa cantonale di disoccupazione, la Cassa di disoccupazione dell'OCST, la Nazionale Assicurazioni e alcune società.
Furto incredibile - Dichiarava di essere senza attività lucrativa, però lavorava e aveva un tenore di vita piuttosto elevato. Maier, molto bravo nell'esprimersi e per nulla intimorito dal pubblico in aula, ha una risposta pronta per ogni domanda del giudice. Anche quando Ermani lo interroga su una presunta truffa all'assicurazione, Maier non si scompone. Era il 2005: un furto clamoroso e insolito, una casa (quella di Villa Luganese) completamente svuotata, nonostante la presenza di un cane rottweiler in giardino. "Qualcosa che ha dell'incredibile", spiega Maier. È solo una delle tante affermazioni pronunciate dall'uomo, reo confesso per il delitto Diebold.
Il dettaglio - Non va dimenticato che Matteo Diebold, un anno prima della sua atroce morte, aveva affidato all'imputato una somma di 200mila franchi. Somma che, per l'accusa, Maier non sarebbe più stato in grado di restituire. Da qui il movente principale per il delitto.
