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CHIASSO"Assunta in franchi, pagata in euro e licenziata 6 volte in un anno"

05.06.14 - 10:56
Una ex dipendente di un call center di Chiasso racconta la sua odissea, tra buste paga in valuta doppia e fallimenti pilotati.
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"Assunta in franchi, pagata in euro e licenziata 6 volte in un anno"
Una ex dipendente di un call center di Chiasso racconta la sua odissea, tra buste paga in valuta doppia e fallimenti pilotati.

 

CHIASSO «Sono stata licenziata e riassunta sei volte in un anno e mezzo, dalla stessa azienda ma con contratti sempre diversi, e con un tasso di cambio sempre peggiore». Franchi sul contratto, euro in saccoccia: assunta in una valuta e pagata nell’altra. Il caso della Plastex Sa, l’azienda del Luganese condannata martedì a risarcire cinque dipendenti retribuiti “in doppia valuta” (con cambio sfavorevolissimo) ha fatto scuola e non solo in senso giuridico. «È una pratica diffusa, soprattutto nel Mendrisiotto – spiega Dante Peverelli dell’Ocst – e su di essa si innestano le più strane furberie».

Licenziamenti fuffa - La conferma è la storia di Claudia*: telefonista in un call center di Chiasso assieme a altre 40 frontaliere fino a gennaio 2014, quando è stata licenziata «per l’ultima volta». «Mi era capitato già cinque volte in un anno di impiego, ma mai per davvero: venivamo convocate, ci dicevano “vi licenziamo tutte e vi riassumiamo, liquidiamo l’azienda, firmate, è una formalità”». Claudia firmava, firmavano tutte: il giorno dopo tornavano al lavoro, stessa azienda, stesso impiego, contratto diverso. «Cambiava la percentuale di occupazione, il salario in franchi restava il medesimo ma con un nuovo tasso di cambio, sempre sfavorevole». Da 1,52 a 1,47 a 1,46... «Ho perso il conto»... Ogni mese, circa 300 euro in meno del dovuto. «Quando ho detto basta, e assieme a quattro colleghe ho preteso la differenza di 3 600 franchi accumulata in un anno di lavoro, mi hanno dato il benservito». 

Claudia e le sue quattro colleghe "ribelli" sono riuscite, per vie legali, a strappare al datore di lavoro il maltolto, «franco più franco meno». E hanno continuato a lavorare in azienda. O meglio: in una nuova azienda, creata ad hoc appositamente per loro cinque. «I titolari erano gli stessi, il luogo di lavoro pure, ma ci hanno volute isolare anche dal punto di vista societario dalle altre dipendenti. Non potevamo parlarci né vederci. Si temeva il contagio, che spingessimo anche le altre a pretendere quello che spettava loro». Poi la sorpresa: la mini-società delle "telefoniste ribelli" viene messa in liquidazione dopo tre mesi. Licenziate tutte e cinque. Questa volta definitivamente. 

* nome noto alla redazione

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