A livello nazionale 47 strutture su 195 registrano un numero troppo elevato di riammissioni potenzialmente evitabili. In Ticino si tratta di due nosocomi pubblici
LUGANO - Dopo la dimissione da una struttura ospedaliera, di solito si rileva un miglioramento dello stato di salute. Ma non sempre: a volte capita di dover fare i conti con complicazioni, che poi richiedono un nuovo ricovero. Un fenomeno, questo, che nelle strutture svizzere è in aumento. Lo si evince da un recente studio dell’Associazione nazionale per lo sviluppo della qualità in ospedali e cliniche, i cui dati sono stati pubblicati oggi dalla SonntagsZeitung.
E il domenicale parla di una situazione preoccupante, considerando che nel 2016 (si tratta degli ultimi dati disponibili) 47 strutture su 195 presentavano un tasso delle riammissioni potenzialmente evitabili superiore alla norma: praticamente il doppio rispetto all’anno precedente. In Ticino, tenendo in considerazione soltanto i nosocomi dell’Ente ospedaliero cantonale, si tratta di due strutture: Lugano e Faido. Per le altre si osserva invece un valore nella norma.
Nel quadro nazionale, il maggior numero di ospedali con un numero di riammissioni superiore alla norma si rileva nel Canton Berna. Ma secondo il locale direttore del Dipartimento cantonale della sanità, tali dati avrebbero un valore limitato: un determinato numero di riammissioni sarebbe infatti generato da trasferimenti interni al gruppo ospedaliero.
La responsabile dello studio, Regula Heller, si dice sorpresa del risultato. L’aumento delle strutture con più riammissioni del previsto sarebbe da ricondurre, ma soltanto parzialmente, alla tendenza calante della durata media della degenza. Lo studio invita dunque i singoli nosocomi a un’analisi della situazione.