Il consigliere di Stato, messo a dura prova dalla vicenda Argo 1, è stato il ticinese più discusso dell’anno. Oggi racconta dal profilo emotivo i suoi ultimi dodici mesi
BELLINZONA – È stato di certo il personaggio ticinese più discusso del 2017. “Travolto” e messo a dura prova dalla vicenda Argo 1, Paolo Beltraminelli, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, ha vissuto un’annata ad altissima tensione. A pochi giorni da Capodanno, il consigliere di Stato racconta, dal punto di vista emotivo, i suoi ultimi dodici mesi. Con una premessa: «Niente domande specifiche su Argo 1. C’è una Commissione parlamentare d’inchiesta al lavoro».
Beltraminelli, come si sente, pensando a esattamente un anno fa?
«Non mi aspettavo un anno così impegnativo. Partito col botto, con lo scandalo dei permessi. Non riguardava il mio Dipartimento, ma io ero comunque ancora presidente del Governo. E ho dovuto gestire una situazione difficile. Poi è arrivato Argo 1. Con un impatto inimmaginabile per me. In fondo io non ho avuto una parte veramente attiva nella vicenda. Ma è chiaro che, come direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, sono stato chiamato in causa. E mi assumo le responsabilità politiche».
C’è qualcosa che l’ha ferita in particolare nel corso di quest’annata?
«Sono una persona che ha affrontato molte difficoltà nella vita e abituata a lottare e sopportare. Molti mi chiedono come faccia. Penso che il tempo sia il miglior rimedio per guarire le ferite. Mi ha fatto soffrire il fatto di sentirmi così tanto sotto pressione per errori amministrativi spiacevoli, ma subito ammessi pubblicamente. Ancora di più, mi ha fatto soffrire e preoccupare l’eventualità che potesse esserci corruzione nel mio Dipartimento».
È un dubbio con cui convive ancora oggi?
«Sì. In attesa delle verità che emergeranno dall’inchiesta penale non ancora conclusa. Siamo esseri umani e gli errori amministrativi purtroppo succedono, si devono ammettere e bisogna predisporre le misure affinché non si ripetano. Però nessuna tolleranza per la corruzione. Il cittadino deve avere fiducia nelle istituzioni».
Questo 2017 personalmente le ha insegnato qualcosa?
«Che il politico a volte è davvero solo. Ma per fortuna non sono mai mancati l’affetto e il supporto della famiglia e di chi crede in me. Per il politico sono importanti tre cose: la competenza, l’integrità morale e la credibilità. Ecco, penso che la mia credibilità sia stata messa a dura prova. Ma chi mi ha sempre sostenuto, continua a farlo».
C’è un luogo in cui Paolo Beltraminelli riesce a rigenerarsi?
«In questi giorni mi trovo a Ghirone, nel villaggio di Cozzera, nella piccola casa di vacanza dei miei suoceri. Qui mi riposo, facendo sport con mia moglie. Ho la fortuna di avere la salute e il morale malgrado tutto è ancora buono. Forse perché penso sempre positivo».
In una recente intervista su Teleticino l’abbiamo vista commuoversi. Le capita spesso di piangere?
«Sono una persona arrivata alla politica per caso. Malgrado abbia studiato da ingegnere, ho sempre coltivato le amicizie e le relazioni umane, organizzato e animato attività, soprattutto con i giovani. Ogni tanto mi capita di commuovermi, lo ammetto. Faccio fatica a nascondere le mie emozioni. Però ho anche imparato a relativizzare. Ho seguito per tredici anni la malattia di mio papà, morto nel 2001 per sclerosi amiotrofica laterale. Il 2017 è stato un anno molto duro. Ma non è paragonabile al periodo in cui ho visto spegnersi mio padre, giorno dopo giorno. Anche se il ricordo della sua positività mi guida ancora oggi».
Come ha trascorso il Natale?
«Alla sera della vigilia sono stato dai parenti di mia moglie, a Bellinzona. Poi siamo scesi a Pregassona per la messa di mezzanotte. E il 25 ho pranzato a casa mia, con mia mamma e con il resto della famiglia. Con una delle mie tre figlie, in particolare, mi sono occupato degli antipasti, una nostra tradizione natalizia».
E cosa farà a Capodanno?
«Sarò in Engadina, a Maloja, con amici. Io amo la natura».
Lei è sempre attivo anche sui social network. Riesce mai a staccare davvero la spina, e a distanziarsi anche solo per qualche ora dal suo ruolo?
«In un anno come quello che sta per chiudersi è un po’ più difficile. Lo sport mi aiuta. Col cancelliere Arnoldo Coduri vado spesso a correre in pausa pranzo. E con mia moglie, che fa l’oncologa e le sofferenze degli altri le vive tutti i giorni, pratico lo sci di fondo, vado in bicicletta. Senza dimenticare la corsa d’orientamento. Ecco, quando faccio sport non penso alla politica».
Tra poco più di un mese ci sarà il carnevale Rabadan di Bellinzona. Si immagina di essere il soggetto di uno dei carri che sfileranno?
«Non sarebbe la prima volta. Sono sempre pronto all’ironia. Se finisci su un carro, è giusto che tu sia lì. Il carnevale è democrazia e satira. Ci sta».
Il suo collega Manuele Bertoli ha annunciato che si ricandiderà alle prossime elezioni cantonali, nel 2019. Lei ha già pensato a cosa fare?
«La passione c’è. E anche la voglia di fare. Ma non dipende solo da me. Prima di tutto, per potermi rimettere in gioco, necessito della fiducia del mio partito, che finora ha sempre creduto in me. Vedremo. Io spero di non essere ricordato solo per Argo 1. Sarebbe riduttivo e ingiusto. Spero di essere giudicato per tutto quello che ho fatto in questi anni. E penso di avere fatto cose buone».